Ddl intercettazioni, Maccari: 'Il Presidente della Repubblica non promulghi'
Cronaca

Ddl intercettazioni, Maccari: 'Il Presidente della Repubblica non promulghi'

lunedì 14 giugno, 2010

Riceviamo e pubblichiamo

 

“Il testo della legge sulle intercettazioni è in più parti irragionevole e anticostituzionale, chiediamo anche noi al Presidente della Repubblica di non promulgarla!”. A sostenerlo è Franco Maccari, Segretario Generale del COISP – il Sindacato Indipendente di Polizia, intervenendo nuovamente in maniera fortemente critica sul “ddl intercettazioni” approvato dal Senato. “Il testo del ddl – prosegue Maccari – oltre a presentare seri profili di incostituzionalità nella parte che riguarda la libertà di informazione, ostacola fortemente, se non addirittura impedisce, l’attività di indagine della Magistratura e della Polizia Giudiziaria. [MORE]Innanzitutto è assolutamente irragionevole il termine massimo di 75 giorni per le intercettazioni: un tempo del tutto inadeguato, che penalizza anche gli stessi indagati, perché in un periodo così ristretto non viene data neppure la possibilità di chiarire eventuali conversazioni ambigue. Né sembra percorribile la strada della proroga di 3 giorni in 3 giorni: un appesantimento burocratico tale da rendere sostanzialmente inutilizzabile lo strumento investigativo, salvo non volere ingolfare gli uffici con giri vorticosi di carte e timbri.

Così come rappresenta un assurdo appesantimento burocratico, e comporta uno spreco enorme di risorse, l’idea di far decidere un tribunale collegiale in merito all’autorizzazione delle intercettazioni, con trasmissione dell’intero fascicolo di indagine. Pensiamo a quanti faldoni dovranno ora essere fotocopiati e trasferiti, passando di mano in mano, dalle Procure di provincia ai Tribunali dei capoluoghi di distretto: non ci sembra certo questo il modo migliore per impedire fughe di notizie e garantire la ‘privacy’ degli indagati!”. “Senza contare che risulta del tutto retorica – continua Maccari – la possibilità di utilizzare le intercettazioni nelle indagini di mafia o di terrorismo, quando poi non si dà la possibilità di intercettare sui cosiddetti reati ‘spia’: nessuna indagine inizia per mafia! L’associazione mafiosa, invece, si riesce a contestare solo dopo aver accertato una serie di reati che vanno dall’usura alle estorsioni, ai traffici di droga, agli omicidi.

Ci sono poi norme assurde, come quelle che impongono agli inquirenti di avvisare le gerarchie ecclesiastiche in caso di intercettazioni su sacerdoti (ma la legge non è uguale per tutti?), o quelle che consentono le intercettazioni ambientali per 3 giorni al massimo e non in un ‘luogo privato’ (!) o ancora quelle che vietano le registrazioni di conversazioni da parte di privati cittadini: per evitare il verificarsi di un altro imbarazzante ‘caso D’Addario’ si dimentica, ad esempio, che molti casi di violenza domestica vengono risolti grazie all’aiuto delle vittime che hanno il coraggio di registrare i propri aguzzini, e che tante truffe vengono sventate grazie al contributo degli stessi raggirati”. Dice ancora il leader del COISP: “Se la vera ragione della legge è quella di garantire la ‘privacy’, basta approvare un’unica norma: il divieto assoluto di pubblicare intercettazioni e atti di indagine relative a persone non indagate, e il divieto di pubblicare intercettazioni su fatti privi di rilievo penale. Invece con il pretesto di salvaguardare il diritto alla riservatezza, si rendono di fatto impossibili le indagini, soprattutto quelle scomode per il potere politico, che non sopporta di essere beccato con le mani nel sacco e quindi vuole rendere impossibile il controllo di legalità”. “I motivi sopra esposti – conclude Maccari – ci convincono a chiedere, da semplici Operatori della Sicurezza, un intervento del Capo dello Stato, perché non venga promulgata una legge sciagurata che non persegue l’interesse generale e astratto dei cittadini, ma punta a garantire l’impunità ad una vasta schiera di delinquenti e corrotti”.


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