Giovanni Pagotto (Arredo Plast): "Gli italiani non hanno fame, per vivere bisogna lavorare"
Economia Veneto

Giovanni Pagotto (Arredo Plast): "Gli italiani non hanno fame, per vivere bisogna lavorare"

sabato 17 agosto, 2013

TREVISO, 17 AGOSTO 2013- Il lavoro e i giovani: questi i temi al centro della bufera scatenata dalle parole di Giovanni Pagotto, fondatore e presidente di Arredo Plast Spa, holding di Ormelle (TV), azienda leader nel settore, una delle maggiori fornitrici di prodotti in plastica per l’Ikea, che vanta un fatturato da 230 milioni di euro.[MORE]

“Uno che viene al colloquio di lavoro accompagnato dalla mamma, l’altro che, al telefono, ti risponde che è interessato ma non prima di tre mesi perché sta studiando per la patente. Ma si può?”. E’ con queste parole che Giovanni Pagotto fotografa alcune delle situazioni più bizzarre che gli sono capitate ultimamente durante i colloqui di lavoro. Situazioni al limite del ridicolo, se non si tenesse conto che il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è altissimo: secondo gli ultimi dati Istat presentati a giugno la percentuale di giovani tra i 15 e i 24 anni si aggira intorno al 41,9%. A Pagotto sembra assurdo il modo con il quale certi giovani si approcciano al mondo del lavoro. Lui che ricorda di quando a 16 anni andava in bicicletta da Ormelle a Conegliano per lavorare alla Zanussi e che a 27 è diventato responsabile di mille operai. “Prova a dirgli a questi qua che una volta al mese devono lavorare il sabato o la domenica” commenta Pagotto “Capisco che fare i turni è un sacrificio ma le macchine qui non possono fermarsi”. Gli stranieri sono molto più disponibili a detta dell’imprenditore veneto, “gli italiani non hanno fame”. Ed è su queste parole che si è scatenata la tempesta. Ma Pagotto non è rimasto in silenzio e alle insinuazioni che in realtà la sua azienda preferisca assumere stranieri invece di locali perché così li paga meno, risponde: “Proprio non capisco: c'è chi dice che li dobbiamo accogliere, e c'è chi dice che li dobbiamo ammazzare! In ogni caso il gruppo non ha alcuna preclusione ad assumere italiani. Infatti ne abbiamo molti. Cerchiamo personale da assumere anche nelle scuole. Molti italiani ce lo dicono francamente: trovano pesanti i turni di notte e quelli del week-end. Ma noi non possiamo fermare la produzione: i costi diventerebbero insostenibili, smetteremmo di essere competitivi. Siamo i principali fornitori di Ikea in Europa per gli articoli di plastica, ma mica vengono da noi perché siamo simpatici: è perché abbiamo il prezzo giusto, unito a buona qualità e buon design. Ci rivolgiamo alle agenzie interinali, loro ci mandano stranieri e noi li assumiamo: che c'è di strano? Se non ci fossero loro dovremmo chiudere e andare all'estero". L’analisi di Pagotto non risparmia proprio nessuno. E se è particolarmente duro verso i giovani del posto, i quali “preferiscono avere il sabato e la domenica liberi", si dimostra più comprensivo nei confronti dei ragazzi meridionali che trovano difficile trasferirsi al Nord per uno stipendio da 1200-1300 euro. "Devono anche pagare l'affitto, dovrebbero venire in due, in coppia. Una coppia può farcela". Ma, anche se il lavoro è duro, Pagotto conclude dicendo che: “Io lo so cosa vuol dire, ho iniziato a 15 anni, come dipendente della Zoppas. Mi sono licenziato nel '79, sono diventato imprenditore e da allora sono andato avanti a testa bassa. Sa, qui c'era una grande concentrazione di fabbrichette di plastica: il 50% ha chiuso. A fare i turni di notte siamo rimasti solo noi e le vetrerie. A volte sembra che la gente non capisca che per mangiare bisogna lavorare".

Federica Sterza

Foto www.tribunatreviso.gelocal.it

 


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