Grillo non ferma dissenso, e Di Maio chiude ad alleanze Ministro non vuole M5S stampella Pd
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Grillo non ferma dissenso, e Di Maio chiude ad alleanze Ministro non vuole M5S stampella Pd

domenica 24 novembre, 2019

ROMA, 24 NOVEMBRE - Il M5S, come ama dire lo stesso Beppe Grillo, non è più lo stesso. E, così, anche gli interventi del Fondatore rischiano di essere meno efficaci di qualche anno fa. Il "fermi tutti" chiesto da Grillo alla selva di ribelli e contro-ribelli, servirà certamente a riportare un po' d'ordine nelle prossime settimane e a congelare il logoramento del Movimento, ma non basterà a fermare la fronda anti-Luigi Di Maio. Da qui alla prossima primavera, quando dovrebbero esserci gli Stati generali del M5S, il leader resta nel mirino anche se Di Maio, uscito rinfrancato dal faccia a faccia con Grillo, è più che mai convinto ad andare per la sua strada. Una strada che, sul tema Regionali, non porta al Pd.

Domani sera, a Bologna, Di Maio incontrerà gli attivisti e referenti territoriali. Sarà, forse, l'incontro decisivo. Ma Di Maio volerà sotto le Due Torri con una convinzione: il M5S non può essere la "stampella" del Pd. Quella del capo politico, di fatto, è una sorta di ribellione alla tendenza al bipolarismo che invece i Dem vogliono cavalcare. Ed è una ribellione che si ripercuote anche sulla legge elettorale dove Di Maio, pur mantenendosi prudente, ricorda che la stella polare del Movimento è sempre stato il proporzionale.

Così, in Emilia-Romagna. Il leader, salvo colpi di scena, dirà "no" a Stefano Bonaccini. E se il Pd perdesse? Le conseguenze, spiega chi ha avuto modo di parlare in queste ore con il ministro, sarebbero del Pd e di Zingaretti, non certo del governo. Con una postilla: i vertici sono convinti che, presentandosi, in Emilia-Romagna il Movimento catturerà voti potenzialmente della Lega e non del Pd.

E' una tesi, quella di Di Maio, che tuttavia continua a dividere. Big come Vincenzo Spadafora premono per una svolta filo-Pd trovando sponda nel discorso di ieri di Grillo. Difficile, tuttavia, che Di Maio cambi idea: soli in Emilia-Romagna, laddove in Calabria si lavora alacremente ad un'alleanza con le civiche. Ma, di fatto, è alla tornata successiva delle Regionali che i vertici del M5S guardano con maggiore attenzione. Con una Regione in cima ai loro interessi, la Campania. Di Maio può contare anche sul trend mostrato sui territori, che non è nettamente a favore dei Dem. Anzi, guardando i sondaggi sullo ius culturae (secondo le rilevazioni Ipsos per il Corsera le urgenze per il 56% degli italiani sono altre), il leader M5S trova terreno fertile su uno dei temi più

divisivi rispetto ai Dem.

Il dissenso, sebbene con meno clamore, continua tuttavia a rumoreggiare. Il senatore Emanuele Dessì gira un video su FB dal titolo inequivocabile: "io sono un rompicoglioni". Anche Dalila Nesci si dice "offesa" da Grillo e in diversi continuano a chiedere collegialità ed orizzontalità. Ma Di Maio, per ora, concede solo riunioni, forte del placet incassato da Grillo. Così, anche la squadra dei 6 facilitatori organizzativi che dovrebbe coadiuvare Di Maio, nella strategia del leader, difficilmente rivoluzionerà l'assetto di poteri interni.  Il leader, però, dovrà muoversi con maggiore prudenza. L'occhio del Garante - che nel pomeriggio lascia Roma - sarà molto vigile. E un eventuale ritorno a Roma di Grillo, per Di Maio, questa volta potrebbe avere esiti ben più nefasti.


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