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Funerali Casamonica, Monsignor Bertolone: "Sì all'eucaristia, no a commemorazioni beatificanti"

Redazione
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Funerali Casamonica, Monsignor Bertolone: "Sì all'eucaristia, no a commemorazioni beatificanti"
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23 AGOSTO 2015  - Sì alla preghiera ed all’eucaristia, stop ai funerali celebrativi. «Perchè la mafia, come Puglisi insegna, è cosa diversa dal Vangelo. In vita e dunque anche dopo la morte».   

Lo dice monsignor Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro-Squillace e postulatore della causa di beatificazione di padre Pino Puglisi, affrontando sull’Osservatore Romano il tema delle esequie dei mafiosi, a seguito dei fatti di Roma. «Dinanzi al mistero della morte – afferma il Presule catanzarese - la Chiesa non assume alcun atteggiamento di giudizio, ma le esequie cristiane non sono – né possono ridursi ad essere la celebrazione della vita terrena. Esse segnano invece l’affidamento del defunto alla misericordia paterna e materna di Dio. Nel caso di persone condannate per mafia, o chiaramente affiliate ad organizzazioni malavitose, poi, la Chiesa non nega, se richiesta dai familiari, i conforti religiosi inclusa la celebrazione eucaristica. [MORE]

Ciò deve però avvenire secondo le indicazioni rituali, in forma semplice, senza pomposità, ne' fiori, né musiche, né canti commemorazioni beatificanti». Prosegue monsignor Bertolone: «Somma prudenza e discernimento sono necessari perché la celebrazione dell'eucaristia non venga strumentalizzata in un conflitto di interpretazioni contrarie allo spirito ed al contenuto degli insegnamenti evangelici, che come noto - e come la beatificazione di padre Pino Puglisi ha sancito - si pongono in netta ed inequivocabile antitesi rispetto alle mafie, espressione di una forma di religiosità capovolta che avversa il Vangelo e lo combatte in nome del potere terreno di cui i boss si nutrono». Pure perchè, prosegue l’arcivescovo catanzarese, «in quanto atto di arroganza in contrasto col Vangelo, esse potrebbero giustamente destare indignazione tra i fedeli che ricordano i moniti di Giovanni Paolo II e di papa Francesco, sia nei confronti del Corpo e Sangue del Signore, sia della comunità parrocchiale, diocesana e, nel nostro caso, di rilevanza universale».

In coda, l’invito alla prudenza ed al confronto all’interno della Chiesa, con spirito fraterno: «In situazioni simili o analoghe a quelle verificatesi a Roma, nel dubbio, ogni presbitero farebbe comunque bene a sentire il proprio vescovo».


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Scritto da Redazione

Giornalista di InfoOggi

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