Il lago di Bolsena, magia di  acqua, terra e cielo
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Il lago di Bolsena, magia di acqua, terra e cielo

sabato 19 gennaio, 2013

BOLSENA, 19 GENNAIO 2012 - «Trova una collocazione a qualsiasi cosa trovi sulla strada». Quest’aforisma di Virginia Woolf mi balena nella mente quando – dopo quattro giorni di marcia lenta zaino in spalla – sto per concludere il giro a piedi del lago di Bolsena, in provincia di Viterbo. I frammenti da “collocare” sono tanti e variegati, collezionati passo dopo passo: sui sentieri sterrati, tra gli antichi basolati della francigena, sulle mulattiere, lungo le spiagge vulcaniche e i vitigni, nei piccoli corsi d’acqua guadati, tra le stradine incastonate tra antiche “pietre” sacre e profane. Ho percorso questa settantina di chilometri con il ritmo lento della camminata – in compagnia di una dozzina di “viandanti organizzati” – in un dicembre dal clima temperato e dal cielo plumbeo con sfumature pittoriche. Davanti a me si è disvelato passo dopo passo un piccolo universo. Già scoprire che quello di Bolsena sia il lago vulcanico più grande d’Europa è stata di per sé una “rivelazione”, quella iniziale.[MORE]

Ma non è stata l’unica: quanti sanno ad esempio che la Basilica di Santa Margherita a Montefiascone, cittadina toccata a due terzi della camminata, può vantare un “cupolone” che per grandezza è il terzo d’Italia dopo Roma e Firenze? Eppure, l’imponenza della cupola è probabilmente nota solo a pochi “aficionados” dell’arte o della religione. Così come forse pochi sanno che a Bolsena, antica cittadina luogo di arrivo e partenza di questo soft trekking, ha avuto luogo nell’antichità il miracolo eucaristico da cui si è originata la festività del Corpus Domini.


I pescatori di queste parti si spostano ancora a bordo delle caratteristiche barche ideate dagli Etruschi con i remi asimmetrici, dei quali il posteriore funge da timone. Ogni tanto, si può scorgere una di queste imbarcazioni che si muove lentamente sul lago, facendo pendant con le linee dei bei promontori che si protendono quasi a voler toccare i due isolotti di Bisentina e Martana, che si trovano in posizione centrale. Il promontorio dove sorge il caratteristico borgo medievale di Capodimonte si raggiunge attraversando ambientazioni diverse ma ben “mixate” tra loro: prima una selvaggia spiaggia vulcanica e poi dei bei giardinetti all’italiana.

Attraversando questi luoghi, si può ben cogliere la religiosità cristiana e, infatti, una parte del tracciato escursionistico ricalca la via Francigena dei pellegrini cristiani diretti a Roma. Ma più di tutte, a mio avviso, si avverte la spiritualità, meno solenne ma più interiore, delle popolazioni etrusche che hanno a lungo vissuto da queste parti. Le pietre delle loro necropoli, che si trovano disseminate lungo il tragitto in posizione quasi sempre “magica”, danno l’idea di un popolo che non ha lasciato grandi opere, escluso quelle cimiteriali, proprio perché contraddistinto dalla prevalenza di uno spirito che non aveva bisogno della maestosità per trovare la realizzazione del sé più profondo. Nel lento procedere sospesi tra acqua, terra e cielo, qui più che mai ci si sente pellegrini nel significato relativista al quale fa riferimento la più remota etimologia latina del termine, quel per ager, l’andare per campi con il ritmo naturale della propria camminata.

testo e foto di Raffaele Basile

 


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