INFOOGGI SU RADIO KOLBE: Intervista ad Antonio Manfredi, Direttore del CAM di Casoria
Cultura e Spettacolo Campania

INFOOGGI SU RADIO KOLBE: Intervista ad Antonio Manfredi, Direttore del CAM di Casoria

domenica 13 maggio, 2012

NAPOLI, 13 MAGGIO 2012- Gradito ospite della quarta punta di INFOOGGI SU RADIO KOLBE (in onda il venerdì dalle 11.30 alle 13.00), a cura di Concetta RuotoloRosy MerolaAntonio Maiorino, il Direttore del CAM (Contemporary Art Museum ) di Casoria: Antonio Manfredi. In diretta telefonica, il Direttore del CAM si è soffermato su tematiche importanti, oltre che spinose. Infatti, da qualche tempo, Antonio Manfredi sta portando avanti una guerra: la “CAM Art War”. Si tratta di una guerra senza armi, ma combattuta con passione, gesti estremi e scelte sofferte. Ed è proprio da questa protesta, che tanto clamore sta suscitando a livello internazionale, che si è dato il via alla suddetta intervista:

C. R.- Tra i loghi del museo c’è quello ispirato a questa protesta, dove delle fiamme divorano la scritta “CAM Art War”, perché la sua, più che una battaglia, sembra una guerra, che nasce dall’impossibilità di un dialogo con le istituzioni; la situazione, a livello locale e nazionale, è davvero così drammatica?

ANTONIO MANFREDI- Più che drammatica, direi che è quasi impossibile da risolvere, se si continueranno a fare tagli alla cultura. Molti sono i musei e i teatri che, purtroppo, stanno chiudendo a causa di ciò. Come ha affermato Lei, la situazione è davvero drammatica. L’arte e la cultura sono un bene fondamentale per la nostra Nazione. Ed è per questo che nasce la protesta, che sta diventando quasi una rivoluzione a livello internazionale.

R. M.- Il CAM nasce in un territorio difficile e proprio questo ne aumenterebbe la vocazione sociale, ma gli ostacoli, in questo senso, sono stati molti; l’arte dà fastidio alla camorra perché arte significa cultura e la cultura è scomoda? [MORE]

ANTONIO MANFREDI- Questa non è una battaglia che dura da un mese. Sono sette anni che combattiamo per questa idea del Museo CAM. Infatti, più che il museo, conta l'idea: un museo che nasce dal basso, vicino al territorio in cui si trova e che sceglie le opere per la qualità, non in base allo star system. Purtroppo, in questi sette anni, le istituzioni non ci sono mai state. Sono sette anni che lottiamo per avere dei piccoli finanziamenti, nonostante il CAM sia un museo low-cost, c’è stato un disinteresse totale. In questi anni siamo andati avanti attraverso piccole sponsorizzazioni private. Tuttavia, in un periodo di recessione, quale quello contingente, anche queste risorse vengono meno. Così, diventa difficile reperire dei piccoli fondi anche dal privato. Contemporaneamente, sin dall’inizio, noi ci siamo mossi da un’arte che affrontasse temi sociali, che desse la possibilità ai cittadini di pensare. Infatti, credo che questo sia anche il compito dell’arte e della cultura. Abbiamo affrontato temi forti quali quello della camorra, dell’immigrazione e così via. Queste iniziative, a loro volta, hanno determinato dei piccoli problemi sul territorio e, anche in questo caso, le istituzioni non ci sono state vicine. Nonostante ciò, io rifarei tutto da capo. Vede, io sono un artista. Sono nato a Casoria, dove sono tornato sette anni fa, per fondare questo museo che, all’inizio, era stato voluto anche dall’amministrazione dell’epoca, che mi aveva invitato a fare qualcosa per la mia città. Io accettai molto volentieri. Purtroppo, sei mesi dopo, la suddetta amministrazione venne sciolta. Nonostante ciò, io decisi di continuare. Forse questa è stata la mia colpa, però, sicuramente, penso di aver fatto qualcosa e voglio continuare a fare qualcosa per la mia città.

C.R.- Qualcuno potrebbe accusarLa di essere solo alla ricerca di pubblicità, ma, a ben vedere, questa non è che l’ultima richiesta di aiuto da parte Sua: lo scorso anno ha chiesto asilo alla Germania e con il CAMouflage di marzo ha velato le opere per esporle solo in fotocopia perché l’arte, se non conservata adeguatamente, è destinata a scomparire. Oggi in Italia anche la cultura, per esistere, deve suscitare scalpore?

ANTONIO MANFREDI- Ciò che noi stiamo facendo non è una performance artistica. Quello che stiamo facendo è la rivoluzione delle arti, della cultura. Quello che sta succedendo, non solo in Italia, altro non è che un pentolone in ebollizione. Il fatto che in quasi tutta Europa e, dalla settimana prossima, anche negli Stati Uniti, ci siano state delle azioni, accomunate tutte dalla dicitura “CAM Art War” (seguita dal nome del luogo in cui vengono svolte), significa che c’è la necessità, da parte dell’arte e della cultura, di farsi sentire, di alzare la voce. I tagli alla cultura, in realtà, non si stanno avendo solo in Italia, ma si stanno verificando anche in Europa. E le suddette azioni, non sono altro che il modo che gli artisti hanno per poter dare un imput a questa battaglia. Per far comprendere alle istituzioni che non è possibile lasciare l’arte e gli artisti da soli perché, di per sé, non sono in grado di creare reti da soli, hanno comunque bisogno di un aiuto. Che sia pubblico o privato, questo è un altro ragionamento. E’ ovvio che, se non si mette anche il privato in condizioni di poter operare, di poter fare dei finanziamenti ai musei, diventa difficile anche in questo caso. Quello che è importante dire è che l’arte si è svegliata. Non è più soltanto un oggetto di arredamento delle pareti della media borghesia, ma sta facendo quello che, in realtà, dovrebbe fare l’arte: aprire gli occhi, aprire le menti. Penso che questa battaglia, azione, comunque la si voglia chiamare, può suscitare dei dubbi. Io stesso ho dei dubbi in merito, visto che ogni opera presente nel CAM è un pezzo della mia storia e della storia degli artisti del museo. Tuttavia, sacrificare una parte delle opere per poter salvare il resto della collezione e, in generale, per poter creare questo movimento internazionale, penso sia molto importante.

C.R.- Vento di protesta spira un po’ in tutto il mondo, da Occupy museums al grattacielo Macao di Milano, passando per la presa di coscienza di collettivi come quelli del Teatro Valle, URTO! o i Cantieri Zisa di Palermo; unico comun denominatore sembra essere l’insofferenza e il bisogno di cambiamento; crede che dalla cultura possano derivare modelli da adeguare alla politica e all’economia?

ANTONIO MANFREDI- Innanzitutto, anche la politica si muove sulla cultura. La cultura e la politica camminano di pari passo. Ciò che, invece, è importante dire è cosa può fare la cultura per cercare di cambiare la politica. Questa è la domanda interessane che dobbiamo porci. Io penso che possa fare tantissimo. La politica italiana è convinta che la cultura non dia voti e, per questo, non ritiene opportuno prestare troppa attenzione ad essa. Noi cercheremo di farle cambiare questa idea, assolutamente impropria.

R.M.- Il Suo è un punto di vista importante perché parla come direttore di un museo e come artista. E’ stata proprio una Sua opera la prima ad essere bruciata. La protesta ha diviso l’opinione pubblica, suscitando polemiche, ma anche facendoLe riscuotere consensi, a livello internazionale, da tanti artisti che Le hanno mostrato la loro solidarietà. Si aspettava un simile clamore e, soprattutto, che ruolo ha avuto la rete nella diffusione di questo suo messaggio così forte, nato dal bisogno di alzare la voce e di farsi sentire?

ANTONIO MANFREDI- Ormai sono sette anni che ci muoviamo solo attraverso la rete: essendo un museo low-cost e senza finanziamenti, facciamo quasi tutto attraverso il web. Facendo cataloghi virtuali, facendo inviti virtuali. Infatti, abbiamo una mailing list di quasi 30.000 contatti, che conosciamo personalmente. In merito alla suddetta battaglia, la rete ha svolto un ruolo essenziale, per poterla far conoscere. Allo stesso tempo, è stato importante il passaparola e i movimenti spontanei sorti attorno alla nostra azione. Basti pensare a quanto sta accadendo in Europa, ma anche in Italia, come ad esempio a Napoli, dove un gruppo di artisti ha distrutto le proprie opere a Piazza dei Martiri. Ciò vuol dire che, questo movimento, si sta muovendo. Speriamo che le istituzioni comprendano lo stato di disagio che l’arte e la cultura sta attraversando.

ANTONIO MANFREDI
Nasce a Casoria (Napoli) il 2 marzo 1961 dove vive e lavora. Artista concettuale (pittore, scultore, fotografo e videoartista) ed Art Director del CAM (Casoria Contemporary Art Museum), espone le sue opere di scultura, pittura, video e fotografia principalmente all’estero. Nel marzo del 2007 realizza per conto del Ministero degli Affari esteri una scultura per commemorare le vittime italo-americane delle Twin Towers a New York. Repubblica.it propone una sua galleria fotografica che mostra il racconto visivo di un viaggio tra Turchia ed Egitto, offrendo uno spaccato di rara profondità sulla cultura musulmana, sulle tradizioni, sui modi di vivere di popoli lontani eppure a noi così vicini. Il tutto attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica che si propone semplicemente di raccontare emozioni, stati d’animo, storie, come in un libro, un libro fatto di immagini.

Il Museo laboratorio (dal sito del CAM Casoria)
Il CAM_Casoria Contemporary Art Museum nasce nel 2005 con la volontà di divenire polo culturale, laboratorio sperimentale, ma soprattutto punto di riferimento per un’arte contemporanea universale e dal contesto aperto. Fondato e diretto da Antonio Manfredi, parte dalla considerazione generale che una raccolta d’arte pubblica sia specchio dell’arte e della cultura del proprio tempo. Per questo motivo l’attenzione del team museale è incentrata su un obiettivo fondamentale: che il Museo sia un punto di riferimento culturale, vivace e stimolante per tutti e non un luogo statico. Il Museo pertanto si prefigge di essere luogo di incontro e di scambio, grazie ad ampi programmi e ad iniziative culturali rivolte ai visitatori. Nato non come macchina espositivo culturale, né come museo contenitore di simulacri, il CAM_Casoria Contemporary Art Museum si avvicina a come vorremmo che fosse oggi ogni museo: luogo in cui si produce cultura e ricerca, si fa didattica, si stimola un'esperienza ermeneutica della contemporaneità, si visualizza la creatività, si conosce e pratica la complessità estetica attuale. La collezione del Museo d’Arte Contemporanea di Casoria è aperta a una crescita internazionale; vi figurano artisti di ogni Paese senza pregiudizi nei confronti di alcuna nazione o etnia. L’obiettivo principale è quello di avvicinare e coinvolgere tutti coloro che sono interessati all’arte contemporanea e sensibili alla rapida rivoluzione delle forme espressive presenti in tutto il mondo. Con i periodici work-shop, dove sono invitati gli artisti, si contribuisce all’interazione tra gli artisti che espongono ed i visitatori, in modo da rendere l’arte contemporanea chiara e comprensibile a tutti coloro che desiderano ampliare i propri orizzonti. Si estende su una superficie di circa 3.500 mq con 3.000 mq. di esposizione permanente. Espone in via permanente ed ha acquisito al suo patrimonio circa 1000 opere di arte contemporanea di pittura, scultura, fotografia, video, arte multimediale ed installazioni di importanti artisti provenienti da tutto il mondo. Vanta una delle maggiori collezioni europee di arte multimediale e di arte orientale e la più completa collezione di opere degli artisti napoletani contemporanei dal secondo dopoguerra ad oggi.

INFOOGGI SU RADIO KOLBE: va in onda ogni venerdì dalle 11.30 alle 13.00, sulle frequenze di Radio Kolbe: Napoli 93.40Mhz; Agro Nocerino Sarnese 93.70Mhz; Interland Vesuviano 100.40Mhz; Vulture Melfese 98.00Mhz. Il programma può essere seguito anche sul sito web di Radio Kolbe Web e Infooggi.

 

Rosy Merola

(Video Yuoutube: Il Rogo delle opere al Cam di Casoria)


Autore
https://www.infooggi.it - Il Diritto Di Sapere

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