La legge 3/2012 per rientrare dall’eccessivo indebitamento
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La legge 3/2012 per rientrare dall’eccessivo indebitamento

giovedì 21 febbraio, 2019

In Italia il numero di soggetti che si trova in una situazione di sovraindebitamento è decisamente alto. Tanto che il Governo è dovuto intervenire con la legge 3/2012, chiamata anche “salva suicidi”. Purtroppo trovarsi in una situazione in cui non si può assolvere ai debiti contratti è per molti visto come una via senza uscita. Fortunatamente la legge consente invece di rivolgersi a dei consulenti, e in seguito ad un tribunale, in modo da comporre la crisi considerando di preservare la dignità del debitore e le sue possibilità di costruirsi un futuro.

Come godere della legge 3/2012
Per meglio approfittare di tutto ciò che prevede tale legge è importante consultare una società specializzata nella consulenza sulla Legge 3/2012. Questo perché non è semplice comprendere le possibilità offerte dalla legge stessa, così come considerare tutti gli adempimenti necessari e gli obblighi per il debitore. Avere dei debiti nei confronti di privati cittadini, pubblica amministrazione, banche o fornitori porta infatti anche alla necessità di interloquire con questi soggetti, per comporre la crisi in un modo che soddisfi non solo il debitore ma anche tutti i creditori. Le società di consulenza che si occupano di questo mantengono i rapporti con i creditori e con la pubblica amministrazione, oltre a verificare le effettive possibilità del debitore.

Come avviene il rientro dal sovraindebitamento
Un soggetto è sovraindebitato nel momento in cui con i suoi averi o con il reddito non è in grado di far fronte alle spese correnti e alla restituzione del credito ottenuto nel tempo. Questo soggetto può essere un privato cittadino, che non riesce a pagare le bollette per i servizi ottenuti, o che non è in grado di saldare le rate di un mutuo o di un prestito di qualsivoglia genere. Ma può essere anche un professionista, o un piccolo imprenditore, che non riesce a pagare la tassazione periodica dovuta per la sua attività, a pagare i fornitori o anche i dipendenti. In queste situazioni ci si trova nell’impossibilità di richiedere un altro prestito ad una banca, ovviamente, pur avendo magari dei beni o delle entrate periodiche.

Cosa fa il consulente
Il consulente entra in gioco nel momento in cui il debitore ne richiede l’intervento, manifestando il chiaro desiderio di ricomporre il debito, senza avviare un’istanza di fallimento o mostrare la volontà di non saldare parte dei propri debiti. L’intenzione del debitore, che vuole rispondere ai propri creditori, è fondamentale. La società di consulenza si configura come Organismo di Composizione della Crisi, come previsto dalla legge, e verifica il patrimonio del cliente, controlla i debiti in essere e suggerisce la modalità migliore per la restituzione di quanto dovuto. La legge prevede anche che la restituzione venga effettuata in una modalità che consenta una vita dignitosa al debitore e alla sua famiglia. Per i privati cittadini è prevista anche la possibilità di stralciare parte dei debiti; per l’imprenditore si prefigura invece un piano di rientro realistico, in accordo anche con i creditori, che devono essere informati della situazione reale del debitore.


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