Nuovo tonfo delle Borse in Asia, l'Europa risale
Economia

Nuovo tonfo delle Borse in Asia, l'Europa risale

martedì 25 agosto, 2015

MILANO, 25 AGOSTO 2015 - Le Borse europee e Wall Street tentano il rimbalzo dopo il lunedì nero che, con crolli fino all'8% dall'Asia agli Usa, ha bruciato 2.700 miliardi di dollari di valore dalle azioni globali: più del Pil italiano. I mercati cercano di correre ai ripari per evitare che si riaffaccino i fantasmi e le cadute dei tempi del fallimento di Lehman Brothers che certificò l'inizio della lunghissima crisi economica. 
I listini europei aprono in terreno positivo Piazza Affari, segna un rimbalzo del 2%, il Dax di Francoforte avanza dell'1,43%, Londra cresce dell'1,38, Parigi sale dell'1,46%. [MORE]


Nuovo tonfo in chiusura per la borsa di Shanghai. Il listino di Shanghai ha invece proseguito nella striscia di ribassi che non si vedeva dal 1996, con gli investitori preoccupati per il rallentamento economico e per l'incapacità delle autorità di Pechino di porre freno alle vendite. L'indice Sse Composite, che ieri aveva perso l'8,49% affondando tutti i mercati mondiali, termina la seduta in calo del 7,62%. La borsa di Tokyo ha chiuso in forte calo dopo un effimero recupero legato a un indebolimento dello yen poi rivelatosi temporaneo. L'indice Nikkei ha ceduto il 3,96% a 17.806,70 punti.

Le altre piazze del Pacifico presentano un andamento contrastato. Se Hong Kong limita i danni e si avvicina alla chiusura con una flessione dello 0,88%, Shenzhen, l'altra grande borsa della Cina continentale, scivola del 7,10%. Perdite ingenti anche per Tokyo, che ha terminato la seduta con una flessione del 3,96%. Il notevole rafforzamento dello yen, acquistato da operatori in cerca di investimenti difensivi, pesa infatti sugli esportatori nipponici. In recupero, invece, Seul (+0,92%), Taipei (+3,6%) e Sydney.

Massicci ma vani interventi di sostegno di Pechino. La La People’s Bank of China, la banca centrale cinese, ha effettuato l'intervento più’ massiccio dal gennaio 2014, 'pompando' nel mercato 150 miliardi di yuan (23,4 miliardi di dollari). Lo afferma l'agenzia Nuova Cina. L'operazione seguirebbe un'altra iniezione di 150 miliardi di yuan avvenuta la settimana scorsa, fondi che erano stati diretti invece al sistema bancario.
Inoltre, la Banca Centrale cinese ha tagliato i tassi di interesse dello 0,25%. Lo tsunami innescato dalla svalutazione della valuta cinese non si è fermato di fronte a questi modesti argini.

Le ragioni della ‘tempesta perfetta’. Le variabili che alimentano la crisi delle Borse cinesi sono i dati sul Pil del dragone, la paura dei mercati sulle conseguenze della svalutazione dello yuan e il crollo del presso delle materie prime. Per anni il Pil dell'ex Cina Popolare ha corso a due cifre finché quest'anno si è fermato a un +7%. Ma gli analisti sospettano che il dato dell'ufficio nazionale di Statistica non sia corretto e i cinesi nascondano la verità sul reale stato di salute della loro economia. A confermare i sospetti, all'inizio di agosto l'indice manifatturiero cinese (il China Manufacturing Purchasing Managers, pubblicato dalla rivista Caixin) è sceso 47,1 ai minimi da due anni, un dato che conferma una contrazione dell'economia. Secondo l'agenzia Moody's il rallentamento dell'economia cinese proseguirà con un Pil del 6,8% per quest'anno, un 6,5% per il 2016 e un 6% atteso per fine decennio.


Per sostenere l'economia il governo cinese è intervenuto con una mossa classica, svalutare la moneta nazionale per spingere i prodotti cinesi sui mercati esteri. Di fatto, a sorpresa nel giro di poco tempo, la Banca Centrale Cinese ha svalutato per tre volte lo yuan mettendo in allarme i mercati mondiali. Ora la People's Bank of China ha fissato la parita' del cambio con il dollaro a 6,3975. Il rischio è che si apra una guerra delle valute. Tuttavia il motivo della svalutazione dello yuan secondo alcuni economisti sarebbe invece da ricercare nella volontà di far entrare il renminbi nel paniere delle valute di riserva dell’Fmi. Per raggiungere questo obiettivo, Pechino ha voluto dimostrare l’intenzione di liberalizzare il sistema valutario, permettendo alle forze del mercato di avere un ruolo maggiore nel determinare il tasso del cambio.


Infine, la variabile materie prime, ai livelli minimi dagli anni Novanta. Insieme alla svalutazione dello yuan, il crollo del prezzo potrebbe innescare una grave crisi nei Paesi esportatori di materie prime e aumentare le spinte deflazionistiche nei Paesi importatori.


Analisti, è circolo vizioso, si allontana rialzo Fed. Ecco perché i mercati si trovano in un ''circolo vizioso'': la crisi dei mercati emergenti è così severa che si sta ''diffondendo a livello globale''. Lo affermano gli analisti commentando le recenti tensioni sui mercati finanziari. ''I mercati si trovano in un circolo vizioso. C'è un'intensa debolezza nelle commodity e sui mercati emergenti, cosi' come ci sono timori per la crescita globale'' afferma Nick Gartside, analista di J.P. Morgan, sottolineando che in questo contesto è improbabile che la Fed alzerà i tassi di interesse il prossimo mese. ''Alzarli sarebbe una mossa molto coraggiosa''. Le chance di un aumento dei tassi della Fed a settembre ''stanno evaporando molto velocemente'' aggiunge Paul Markham, manager a Newton, una divisione di BNY Mellon. La debolezza sui mercati emergenti, e soprattutto in Cina, ''sta portando a un deterioramento dell'appetito di rischio su scala globale'' afferma Mark Dowding, analista di BlueBay.

Tiziano Rugi
 


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