Ocse: "Studenti del Sud oltre un anno indietro rispetto a quelli del Nord. Investire in competenze"
Economia Lazio

Ocse: "Studenti del Sud oltre un anno indietro rispetto a quelli del Nord. Investire in competenze"

giovedì 5 ottobre, 2017

ROMA, 05 OTTOBRE 2017 - Nonostante l'Italia, negli ultimi anni, abbia fatto notevoli passi in avanti nel miglioramento della qualità dell'istruzione, restano forti differenze tra le performance degli studenti delle diverse aree geografiche del Paese, "con le regioni del Sud che restano molto indietro rispetto alle altre", tanto che "il divario della performance in Pisa (gli standard internazionali di valutazione) tra gli studenti della provincia autonoma di Bolzano e quelli della Campania equivale a più di un anno scolastico". [MORE]

Questa è la fotografia emersa oggi alla presentazione del rapporto Ocse "Strategia per le competenze".

"Solo il 20% degli italiani tra i 25 e i 34 anni è laureato rispetto alla media Ocse del 30%", si legge nel rapporto. Gli italiani laureati mostrano, mediamente, un più basso tasso di competenze in lettura e matematica, piazzandosi al 26° posto su 29 paesi.

Come se non bastasse, i pochi laureati che restano in patria non vengono utilizzati al meglio, risultando un po' "bistrattati". L'Italia è "l'unico Paese del G7" in cui la quota di lavoratori laureati in posti con mansioni di routine è più alta di quella che fa capo ad attività non di routine.

Questo fenomeno è conosciuto dagli specialisti come "skills mismatch", una sorta di "dialogo tra sordi" dove le competenze possedute dal lavoratore non risultano in linea con la mansione. Cosa da noi "molto diffusa", spiega l'Ocse in un dossier specifico sulla materia.

Forte anche l'incidenza del fenomeno opposto. "Si osservano numerosi casi in cui i lavoratori hanno competenze superiori rispetto a quelle richieste dalla loro mansione, cosa che riflette la bassa domanda di competenze in Italia - analizza il rapporto - I lavoratori con competenze in eccesso (11,7%) e sovra-qualificati (18%) rappresentano una parte sostanziale della forza lavoro italiana", maggiore di quella che, invece, si trova sotto il livello richiesto. Il 6%, infatti, risulta avere competenze basse rispetto al lavoro che fa e il 21 è sotto qualificato.

Al paradosso si aggiunge la constatazione che "circa il 35% dei lavoratori è occupato in un settore non correlato ai propri studi", evidenziando la scarsa comunicabilità tra formazione e lavoro.

"La riforma del sistema educativo, l'accumulazione del capitale umano, è la strategia di gran lunga più efficace nel lungo termine per far crescere benessere, ricchezza e prodotto - dichiara il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, che poi ha raccontato di come, al suo arrivo all'Ocse, lo avesse particolarmente colpito proprio "l'impatto" misurato dall'Ocse del "ruolo delle riforme nel settore dell'educazione".

"L'Italia è bloccata in un equilibrio di basse competenze", sostiene il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurria. Se da una parte "è insufficiente l'offerta", dall'altra è "fiacca anche la domanda" che viene dal mercato, dalle imprese. Per Gurria, il Paese è come in un morsa che non promuovere i 'talenti', uno "stallo" da cui il Governo sta cercando di uscire con piani come "Industria 4.0, per consentire alle imprese di essere più attive".

Daniele Basili

immagine da lamescolanza.com


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