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Referendum, il no di Renzi allo spacchettamento: «Non sta in piedi»

Antonella Sica
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Referendum, il no di Renzi allo spacchettamento: «Non sta in piedi»
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ROMA – Il premier Matteo Renzi, parlando a Corriere.it , ha così risposto all’ipotesi di spacchettamento del quesito referendario: «A mio avviso lo spacchettamento non sta in piedi, nel senso che capisco che semplificherebbe la comprensione se la domanda fosse secca ma è in ballo la Costituzione e la Costituzione ha delle regole e la maggioranza dei giuristi dicono che non è possibile spacchettare e fare il referendum à la carte».

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«Noi ci stiamo mettendo l’anima e il cuore partendo da un presupposto: l’Italia non è un Paese finito come ci hanno detto per mesi – ha proseguito il presidente del Consiglio - Io credo in questo Paese e mi arrabbio quando sento qualcuno anche dei nostri colleghi di altri partiti che vanno al parlamento europeo a parlare male dell’Italia». Una volta finita la stagione delle riforme costituzionali, «io credo che il futuro dell’Italia sia innovazione e ricerca».

Nel corso dell’intervista il presidente del Consiglio ha inoltre annunciato anche che ricostruirà per iscritto la vicenda del suo avvicendamento a Palazzo Chigi dove c’era Enrico Letta. «Il governo – ha spiegato - non faceva più nulla, purtroppo...l’hashtag stai sereno? Io ci credevo, sono stato due mesi a provare a convincere il mio predecessore a fare un piano di legislatura visto che c’era la seguente situazione: fermo il tavolo sulle riforme, per la legge elettorale c’era Giachetti in sciopero della fame perchè bloccata, la riforma dell’art.18 era un tabù, sulle tasse avevano cambiato il nome della tassa sulla casa, da Imu a Tasi, ma l’avevano lasciata. La ricostruzione di come andarono le cose la scriverò perché penso sia arrivato il momento».

Renzi ha risposto anche all’ipotesi di modificare la legge elettorale, meglio nota come l’Italicum, entrata in vigore il 1° luglio scorso: «Per me la legge elettorale c'è. Quando siamo arrivati non c'era e noi abbiamo fatto una legge con cui chi arriva primo vince – ha detto- A mio giudizio è un fatto positivo. Se il Parlamento è in condizioni di farne un'altra si accomodino, ma quando siamo arrivati non c'era legge elettorale». «Siam partiti da qui - ha proseguito Renzi - da una legge che il suo ideatore definì Porcellum. Oggi c'è un sistema che funziona. Alcuni preoccupati dicono: possono vincere gli altri. Sì, si chiama democrazia».

Il premier ha infine respinto l’accusa di mettere solo gli amici nei posti di potere, citando l’esempio di Diego Piacentini, vice presidente di Amazon, che dal 17 agosto sarà alla guida del settore digitale in Italia: «Io non lo conoscevo, io ho cercato il più bravo di tutti». Piacentini, ha precisato Renzi, «è uno dei top di Amazon, io gli ho fatto un po' di corte, gli ho detto ”puoi venire a dare una mano all'Italia?” giocando sul ’giving back’, sull’idea americana che sia importante restituire qualcosa» al proprio Paese di origine.

Piacentini, ha concluso il premier, prenderà possesso del suo ufficio a Plazzzo Chigi a metà agosto, e avrà il «potere di uccidere gangli della burocrazia».

[foto: si24.it]

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Scritto da Antonella Sica

Giornalista di InfoOggi

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