"Perchè non sei qui?" A Sarajevo un concerto davanti a 11.541 sedie rosse vuote. Per non dimenticare
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"Perchè non sei qui?" A Sarajevo un concerto davanti a 11.541 sedie rosse vuote. Per non dimenticare

sabato 7 aprile, 2012

Sarajevo, 7 aprile 2012 -  Il 6 aprile 1992, i paramilitari e l’Esercito popolare jugoslavo iniziarono il bombardamento di Sarajevo. L’azione bellica fratricida ebbe inizio proprio in coincidenza del riconoscimento da parte dell’Unione europea e degli Stati Uniti dell’indipendenza della Bosnia-Erzegovina.

Nelle successive 44 settimane, le bombe e i proiettili dei cecchini serbi - nascosti sui tetti e dietro le finestre causarono migliaia di vittime e decine di migliaia di feriti.  Numerose cerimonie in Bosnia-Erzegovina stanno in questi giorni ricordando i tragici eventi. Le immagini più toccanti e suggestive sono senz’altro quelle provenienti proprio da Sarajevo, dove è stata predisposta la cosiddetta “linea rossa”.

Una striscia formata da migliaia di sedie rosse è stata formata sulla centralissima via Tito, in memoria degli abitanti della città morti durante la guerra. Nella giornata di venerdì ( ieri), lungo questa strada si è tenuto un concerto davanti a 11.541 sedie vuote, il numero esatto delle vittime dei bombardamenti e dei cecchini serbi.[MORE] "Perche' non sei qui?", ha intonato un coro accompagnato da una piccola orchestra sinfonica. Le sedie rosse sono state sistemate lungo 825 file per una lunghezza di 800 metri.

In realtà, i problemi di coesione nazionale nell’ex Jugoslavia rimangono ben vivi anche a distanza di vent’anni. Si pensi che la Bosnia-Erzegovina non ha neppure una festa nazionale. Infatti, i politici non riescono trovare un accordo neppure sulla eventuale data per la celebrazione. La Bosnia-Erzegovina è di fatto ancora divisa in due entità. L’amministrazione della Cosa pubblica è doppia, ma soprattutto traspare una persistente mancanza di sentimento nazionale. Ciò che potrebbe consentire alla nazione di progredire è la prospettiva dell’adesione all’Unione europea. Ma a Bruxelles vanno con i piedi di piombo, e il via libera all’ingresso nell’Unione non sembra essere vicino.

 

Raffaele Basile

foto di daniele Messina


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