Telecom, Consob: nessun obbligo di opa. La Tele(com)novela spagnola continua
Economia Lombardia

Telecom, Consob: nessun obbligo di opa. La Tele(com)novela spagnola continua

giovedì 26 settembre, 2013

MILANO, 26 SETTEMBRE 2013 – Ormai, l’affaire Telecom sta assumendo le sembianze di una “telenovela” (spagnola) a puntate. Ieri, infatti, è stato il giorno del “J'accuse” - durante un'audizione alle Commissioni Industria e Lavori Pubblici del Senato - del presidente di Telecom, Franco Bernabè, che sull’accordo tra i soci italiani di Telco - holding di cui fa parte il gruppo di tlc - e la spagnola Telefonica, ha affermato: «Abbiamo avuto conoscenza ieri dalla lettura dei comunicati stampa della recente modifica dell'accordo parasociale tra gli azionisti di Telco». A ciò, si sono susseguite una serie di interventi e repliche da più fronti.

Questa mattina, invece, è stato il turno del presidente della Consob Giuseppe Vegas che – sempre nel corso di una audizione al Senato – ha dichiarato: «Non c'è, allo stato attuale e con la normativa vigente, un obbligo di Opa di Telefonica su Telecom, che l'operazione comporti l'acquisizione del controllo di Telco da parte di Telefonica e che Telco detenga più del 30% di Telecom».

Per Vegas: «La prima condizione non sembra al momento soddisfatta perché gli accordi tra gli azionisti Telco limitano il potere di Telefonica in quanto le azioni che Telefonica ha acquisito a seguito dell'aumento di capitale riservato (e che portano la sua partecipazione in Telco sopra il 50%) sono private del diritto di voto fino al 1°gennaio 2014 e comunque subordinatamente all'ottenimento di tutte le autorizzazioni regolamentari e antitrust (incluse quelle in Brasile e Argentina). Solo, quindi, a partire da quella data e al verificarsi delle autorizzazioni, e cioè quando i poteri di governance di Telefonica ora solo potenziali diventeranno reali, sarà possibile per la Consob accertare l'acquisizione del controllo di Telco da parte di Telefonica».

Inoltre, sottolinea il presidente della Consob: «La seconda condizione, cioè la detenzione di più del 30% di Telecom da parte di Telco, non è soddisfatta perché Telco detiene solo il 22,477% di Telecom e Telefonica non detiene direttamente azioni Telecom. Quindi la sua partecipazione complessiva in Telecom, anche nel momento in cui dovesse acquisire il controllo di Telco, sarebbe inferiore al 30%, a meno che non vengano effettuati ulteriori acquisti. Una modifica dell'attuale legislazione sull'Opa (attualmente con soglia del 30% del diritto di voto) che obbligherebbe Telefonica a lanciare un'offerta su Telecom è possibile a patto che venga realizzata nell'anno in corso - sostiene Vegas - Solo dal 1° gennaio 2014 Telefonica acquisirè il diritto di voto in Telco e quindi il controllo di diritto della società».

E ancora: «Una modifica delle norme dell'Opa obbligatoria potrebbe prevedere una diversificazione delle soglie (attualmente al 30%), abbassandola per le società di elevata capitalizzazione con un azionariato "polverizzato" e che si possono controllare con quote ridotte. Per Consob – puntualizza Vegas -poi si può immaginare di prevedere per le società quotate la facoltà di individuare nel proprio statuto la soglia oltre la quale far scattare l'obbligo. Non si può avere la paura dell'arrivo dello straniero e poi chiedere gli stranieri di investire in Italia il punto è capire se l'impresa funzionerà meglio o sarà cannibalizzata».

Allo stesso, continuano a sollevarsi voci contrarie all’operazione Telecom-Telefonica. Per il viceministro dell'Economia, Stefano Fassina: «Per quanto mi riguarda questa operazione non va bene e non va data per scontata afferma .Non è perfezionata e fino a quando non lo sarà si potrà intervenire per salvaguardare le potenzialità dell'azienda e l'occupazione. E' inaccettabile che i soci Telco non abbiano avvisato il governo. Resta da valutare con quali strumenti intervenire. Oggi si può chiamare in causa il trattamento riservato agli azionisti di minoranza, che non vengono tutelati. Quando c'è un passaggio di controllo si tutelano con un'Opa. Per lanciarla in Spagna basta il passaggio del controllo, e credo che l'Italia dovrebbe riflettere su questo». Invece, il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi ha dichiarato: «Ritengo assolutamente indispensabile che il governo concluda l'iter monco sulla golden share, necessaria per i settori strategici del nostro Paese. Per quanto riguarda Telecom ho detto con molta forza che è necessario distinguere tra la rete e la gestione dei servizi: la seconda è assolutamente libera sul mercato; la prima deve essere ovviamente controllata dal pubblico».

RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI: Si è partiti dall’accordo Telecom-Telefonica, le cui prime indiscrezioni sono state diffuse nella serata del 23 marzo. Sintetizzando, in base alla suddetta intesa, il colosso iberico incrementerà la sua partecipazione societaria – attraverso due successive ricapitalizzazioni per un valore complessivo di 441 milioni di euro – passando dall'attuale 46,18% di Telco (pari al 10,34% di Telecom) al 66% (il 14,78% della controllata) – successivamente al via libera delle autorità antitrust – fino al 70% della finanziaria (corripondente al 15,68% di Telecom). A seguito delle suddetta notizia, oltre a far movimentare – ovviamente – le Piazza finanziarie, si è surriscaldato anche l’ambiente politico, visto che - si ci sveglia dal torpore - solo quando i buoi ormai sono fuggiti dalle stalle. Clamore politico-mediato, che ha indotto Berbabé a non lesinare delle frecciatine polemiche: «Di certo, se il sistema Italia fosse stato davvero così preoccupato del futuro di Telecom Italia come lo è stato in questi ultimi due giorni forse sarebbe stato possibile un intervento più strutturale e non è scontato e, in ogni caso, richiede tempi molto lunghi».

Infatti, il giorno prima del sua adizione in Senato, in merito alla vicenda era intervenuto il premier Enrico Letta dichiarando: «Guardiamo, valutiamo, vigileremo sul fronte occupazionale, ma bisogna ricordare che Telecom è una società privata e siamo in un mercato europeo. Vigileremo perché ci sia un massimo di attenzione ai profili occupazionali e agli aspetti strategici per l'Italia. Tuttavia, vorrei ricordare a tutti quelli che stanno parlando in queste ore, che Telecom è stata privatizzata, e che di tutte le privatizzazioni italiane non credo sia stata uno dei più grandi successi. Quindi anche se arrivassero dei capitali europei credo potrebbe aiutare Telecom a essere migliore rispetto agli ultimi 5 anni».

Mentre ieri, sempre il presidente del Consiglio, Enrico Letta aveva aggiunto: «Il livello degli occupati in Telecom Italia deve essere mantenuto», poi il premier puntualizza: «È l'interesse strategico della rete: saremo molto, molto attenti, non vogliamo perdere su questo aspetto strategico dell'operazione. Non ci sono problemi di barriere, né altro come problemi di passaporto per quanto riguarda i capitali». Allo stesso tempo, Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto un incontro urgente a Letta. In una lettera i leader Camusso, Bonanni e Angeletti sottolineano: «La modifica dell'azionariato di Telecom provoca conseguenze rilevantissime su tutto il comparto delle telecomunicazioni, settore strategico per il futuro del nostro Paese. Chiediamo un incontro urgente per un esame della situazione in vista dell'adozione delle misure necessari».

Ovviamente - come in tutte le telenovele che si rispettano – ci attendiamo nuovi attori protagonisti (alcuni in ombra) e registi che, movimentando la sceneggiatura, potrebbero portare a nuovi colpi di scena: "To be continued".
 

(Fonte: Ansa)

Rosy Merola [MORE]


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