Tutto quello che vuoi, il regista Francesco Bruni: "un colpo di fulmine a Trastevere"
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Tutto quello che vuoi, il regista Francesco Bruni: "un colpo di fulmine a Trastevere"

mercoledì 24 maggio, 2017

Un vecchio, un giovane: ma Tutto quello che vuoi di Francesco Bruni non è un film su vecchi e giovani. Lui, Alessandro (Andrea Carpenzano), è un ventiduenne di Trastevere, ignorantello e un po’ scapestrato; l’altro, Giorgio (Giuliano Montaldo) è un anziano poeta dimenticato, e che un po’ ha dimenticato. Quando a fianco del giovanotto, che gli fa da accompagnatore, affiorano ricordi, sono scintille che accendono un’avventura: una caccia al tesoro e forse la ricerca di un più profondo e felice sentire.[MORE]

Francesco Bruni: ma non dite “lo sceneggiatore di Virzì”, che è riduttivo. Un Maestro del cinema italiano, alla scrittura ed alla macchina da presa – dietro cui torna, dopo
Scialla! e Noi 4, per raccontare una storia in qualche modo generata dal ricordo del padre, malato d’Alzheimer. Col tocco "bruniano": leggerezza, sincerità, incisività emotiva. Ne parliamo col diretto interessato.


ANTONIO MAIORINO: in molti ti avranno già chiesto dello spunto autobiografico alla base di Tutto quello che vuoi e del ricordo di tuo padre. Io faccio la domanda opposta: in che modo la tua fantasia ha colorito l’humus autobiografico, arricchendolo con nuove idee ed allontanandoti dal personale?

FRANCESCO BRUNI:
nella collocazione della storia: ho preso il personaggio di mio padre e l’ho trasferito in un altro quartiere. Sono andato a vivere a Trastevere quattro anni fa, le sue dinamiche mi hanno molto ispirato. Poi c’è stato l’intervento di un romanzo che avevo letto e che ho anche menzionato nel film: Poco più di niente di Cosimo Calamini, mio allievo al centro sperimentale, da cui ho preso un paio di stratagemmi narrativi, riconoscendoglieli. Non svelo quali però, per chi non avesse ancora visto il film…

A.M: ecco, chi non l’ha visto si aspetta un confronto generazionale tra il giovane Andrea e l’anziano Giorgio. Forse così lo interpreta anche chi l’ha visto. Tu parleresti di confronto o di colpo di fulmine?

F.B: colpo di fulmine. La zona di contrasto nel racconto è molto limitata, il ragazzo al’inizio è un po’ restio, ma la conquista avviene subito. I due creano una convivenza ed uniscono le forze per questo viaggio decisivo nella vita di entrambe. Direi: un colpo di fulmine ed una luna di miele.

A.M: il confronto, semmai, c’è stato sul set tra Giuliano Montaldo e tutto il cast giovane…


F.B: assolutamente. Loro l’hanno approcciato con grandissima soggezione, essendo un signore di 85 anni di grande eleganza ed un regista che ha fatto la storia del cinema italiano. Questo però è durato un pomeriggio, perché chiunque conosca Montaldo sa che riesce ad annullare qualsiasi distanza dalle persone, è un intrattenitore, racconta storie… I ragazzi gli stavano intorno continuamente e lui era felicissimo di frequentarli. Nello spirito lui stesso è molto ragazzo.  

A.M: a proposito, hai voluto Giuliano Montaldo con una categoricità che ci incuriosisce: perché?

F.B: per una somma di ragioni. Innanzitutto perché lo conosco da tanto tempo ed ho un rapporto di confidenza affettuosa: sapevo che non mi avrebbe creato imbarazzo dirigerlo. In secondo luogo è coetaneo di mio padre e gli assomiglia anche fisicamente, a colpo d’occhio. Infine perché sapevo che mi avrebbe garantito un mix di eleganza, umorismo e leggerezza che mi serviva molto per la commedia.

A.M: in tema di commedie, qualche mese fa ho avuto modo di parlare con Andrea Molaioli per Slam – Tutto per una ragazza. Sei tra gli sceneggiatori di quel film, in cui si parla di giovani; ma se ne parlava anche in Scialla!, e indirettamente in Noi 4, le tue precedenti opere da regista. Nel farlo, parti da un’idea generale sui “giovani d’oggi” – e scusami se suona spicciolo – oppure da micro-storie?

F.B: è una cosa che ci tengo a sottolineare: odio le generalizzazioni, ridurre i personaggi a statistica. Usare le statistiche per creare un personaggio è la cosa peggiore che uno scrittore o un regista possa fare. Quello che mi affascina del mettere in scena un personaggio è proprio la sua unicità, il suo essere sorprendente. Ogni volta mi sono approcciato ai personaggi come creature speciali, al di fuori di ogni dato. Sono ragazzi straordinari. Quello di Scialla! impara l’importanza della cultura, quelli di Noi 4 sono più responsabili dei propri genitori, quelli di Slam ragionano come due adulti. In Tutto quello che vuoi il protagonista ha una grandissima sensibilità in fondo al suo cuore che non sapeva di avere. Questo non sarebbe possibile se ci si basasse su di un pensiero dominante, come quello per cui i ragazzi sono traviati, permeati dalla cultura di massa, sempre con un telefono in mano e via dicendo.

A.M: la concretezza e la lucidità del tuo sguardo, d'altronde, si posano sulla "tua" Trastevere. Cosa hai voluto enfatizzarne?

F.B: c’è un bel mondo variegato perché vivono, ad esempio, sfaccendati dediti alla microcriminalità e allo spaccio, ragazzi stranieri che si ubriacano nei locali… Io ho una scalinata, quella che si vede nel film, dove il passatempo serale è quello di spaccare bottiglie a fine serata. Ma ci sono anche ventenni che hanno deciso di salvare un cinema dalla speculazione edilizia (il cinema America, n.d.R.), ci sono riusciti, sono diventati programmatori culturali nel quartiere, fanno cinema di piazza ed ora hanno vinto il bando per la gestione di un cinema. Sono mondi completamente diversi, ma a volte possono essere addirittura le stesse persone: uno il giorno prima spacca le bottiglie, il giorno dopo salva un cinema…

A.M: ripeto spesso, da Manzoni, che l’animo umano è un “guazzabuglio”…

F.B: esatto! Il ragazzo del mio film s’innamora di una delle ragazze del cinema, laddove all’inizio sembravano due mondi inconciliabili.

A.M: si scrive quando non si sa dove mettere l’amore: è una frase del tuo film. Vale solo per i poeti, anche per gli sceneggiatori, o è un falso problema, perché gli sceneggiatori sono un po’ poeti?

F.B: è una frase che vale per tutti, per chiunque scriva: la scrittura è un po’ sentimentale, lo è sempre stata. Ho cominciato a scrivere poesie a 14 anni perché una ragazza mi aveva lasciato, avevo un sovrappiù d’amore da buttare da qualche parte, ma sempre quando scrivi è coinvolto un sentimento amoroso o della vita, che metti sulla carta. Ci sono delle tecniche segrete della scrittura, che ti fanno pensare ad una determinata persona per far venire fuori qualcosa di personale.

A.M: un’altra tecnica la leggevo sul blog di uno sceneggiatore italiano, Fabio Bonifacci: scrivere i sogni al mattino, a mo’ di repertorio di storie, visto che i sogni riguardano sempre pulsioni profonde.


F.B: bisognerebbe farlo, in effetto. Io li racconto spesso, ma non li scrivo.

A.M: Smetto quando voglio, Veloce come il vento, Lo chiamavano Jeeg Robot: sta rinascendo un filone di genere, tra l’action e il fantastico, in grado anche di ridestare professioni e tecniche della nostra industria. Può essere un’arma a doppio taglio, nel senso che l’effettistica va comunque tenuta a bada rispetto all’importanza del saper raccontare storie?


F.B: per me è un fatto unicamente positivo perché può riportare li pubblico giovane al cinema. il cinema realistico quale è stato praticato negli ultimi anni non riesce a conquistarlo. Un ragazzo che si avvicina al cinema vedendo i film che hai citato può andare poi a vedere un film di Sorrentino, o un film mio. Tutto ciò che attrae pubblico è positivo, anche se non sono un regista che ama moltissimo la tecnica e gli effetti speciali, non sono il mio forte. Preferisco fare spettacolo con le psicologie. Ma più diversità c’è meglio è.

A.M: se certo cinema realistico può allontanare i giovani, le assicuro che non è decisamente il suo caso: qualche anno fa ebbi personalmente modo di valutare l’effetto di Scialla! sui giovani presentandolo a migliaia di studenti al cinema…

F.B: ma infatti mi aspetto qualcosa del genere anche con Tutto quello che vuoi, prenderò parte a diverse mattinate scolastiche. Ho già avuto anche parecchi contatti d’insegnanti che in autunno vorrebbero farlo vedere.


USCITA: 11 maggio 2017
GENERE: drammatico, commedia
REGISTA: Francesco Bruni
CAST: Giuliano Montaldo, Andrea Carpenzano, Donatella Finocchiaro, Emanuele Propizio, Antonio Gerardi, Raffaella Lebboroni, Arturo Bruni, Andrea Lehotska, Carolina Pavone

SCENEGGIATURA: Francesco Bruni
FOTOGRAFIA: Arnaldo Catinari
MONTAGGIO: Mirko Platania, Cecilia Zanuso
MUSICHE: Carlo Virzì
PRODUZIONE: IBC Movie
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution
PAESE: Italia
DURATA: 106'


(in alto: dettaglio d'immagine di Tutto quello che vuoi con Andrea Carpenzano e Giuliano Montaldo; all'interno, Francesco Bruni, al centro, sul set. FONTE: 01 DISTRIBUTION)


Antonio Maiorino


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