Papa Francesco e i Presidenti di Palestina e Israele, insieme per la pace in Siria
Chiesa e Società Emilia Romagna

Papa Francesco e i Presidenti di Palestina e Israele, insieme per la pace in Siria

sabato 31 maggio, 2014

VATICANO, 31 MAGGIO- Ritornato da poco in Italia, Papa Francesco lancia un nuovo appello per la pace in Siria. Già nei giorni scorsi, in occasione del suo pellegrinaggio in Terra Santa, il Pontefice si è fatto portavoce del dolore del popolo siriano visto sui volti dei giovani di quella terra, incontrati sulle rive del Giordano.

Il dolore cresce nel rendersi conto che questa sofferenza è perpetuata dall’indifferenza della comunità internazionale. “L’abitudine” al male, che spesso il Papa condanna nei suoi discorsi e riflessioni, porta l’uomo alla cecità. La morte di milioni di persone diventa “una cosa normale”.

«Tutti siamo consapevoli che il futuro dell’umanità – scrive il Papa - si costruisce con la pace e non con la guerra: la guerra distrugge, uccide, impoverisce popoli e Paesi».

Non solo per la Siria, ma è per tutto il Medio Oriente la necessità di una tregua immediata. Il Cristianesimo è diviso e perseguitato proprio lì dove è nato. Il viaggio da lui intrapreso, e dai suoi predecessori, è segno non solo di vicinanza per un confronto tra le religioni, ma di comunione, di volontà di recuperare quelle radici proprie a tutti i cristiani per un nuovo cammino di speranza nel mondo. Non combattere l’uomo, ma accoglierlo, rispettarlo, custodirlo.[MORE]

A tal proposito, Papa Francesco, durante l’Udienza generale di questa settimana, ha affermato: «Una volta in più, come hanno fatto i Papi precedenti, io chiedo perdono per quello che noi abbiamo fatto per favorire questa divisione e chiedo allo Spirito Santo, ci aiuti a risanare le ferite che noi abbiamo fatto agli altri fratelli».

Per questa intenzione domenica 8 Giugno, si terrà in Vaticano un incontro di preghiera dove sono stati invitati, dal Vescovo di Roma, Shimon Peres e Mahmoud Abbas, rispettivamente Presidente d’Israele e della Palestina.

Riconoscendo i propri errori ci si può muovere in un umile dialogo fatto di preghiera, per la costruzione di quei “ponti” che avvicinano i popoli. Un impegno vero e concreto. Perché il cristiano non può essere osservatore passivo della realtà, ma attore consapevole, operatore di pace.

Valeria Nisticò

Fonte foto: www.papaboys.org


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