Un paese quasi perfetto, intervista al regista Massimo Gaudioso: "Il Sud tra favola e speranza"
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Un paese quasi perfetto, intervista al regista Massimo Gaudioso: "Il Sud tra favola e speranza"

giovedì 24 marzo, 2016

Arriva nelle sale Un paese quasi perfetto di Massimo Gaudioso, sceneggiatore di Benvenuti al Sud e di tantissimi titoli di rilievo, specie di Matteo Garrone (tra cui Un racconto dei racconti, con cui è candidato ai David di Donatello). L'abbiamo intervistato sul film in uscita con Fabio Volo, Silvio Orlando, Nando Paone e Miriam Leone, che racconta con leggerezza di un paesino della Basilicata in estinzione i cui abitanti cercano di convincere un medico milanese a rimanere, per favorire l'apertura di una fabbrica. Ci ha parlato di Sud, di cinema italiano, di David di Donatello e di cosa aspettarci in Un paese quasi perfetto

 

ANTONIO MAIORINO: Sei nativo di Napoli, ma non sempre nel cinema hai avuto agio e possibilità di raccontare il Sud negli ultimi tempi. Con Un paese quasi perfetto, ti sei decisamente immerso nelle atmosfere del Meridione: cos’ha significato questo per te?

MASSIMO GAUDIOSO: Erano un po’ di anni che in effetti non tornavo su questo argomento, dai tempi di Benvenuti al Sud, che è stata la prima occasione, a parte Gomorra, per parlare bene della mia terra e della gente del Sud, che sento molto vicina. Per me è stato un ritorno alle radici, un’esperienza divertente e soprattutto dal punto di vista umano molto gratificante.

STEFANIA CAVOTTA: Parlare della propria terra, peraltro, dovrebbe venir facile…

M.G: Purtroppo non avevo avuto tante occasioni in passato, perché in questo mestiere capitano delle opportunità che non sempre sono quelle che tu vorresti. In questo caso ho colto l’occasione al volo: si trattava di parlare di Sud, della Basilicata, una terra che avevo conosciuto solo durante il terremoto tanti anni fa. Queste persone sono veramente belle, disponibili, gentili: un Sud che sta scomparendo. è stata un’immersione totale. Insieme alla troupe sono stato qui per due mesi, abbiamo vissuto  in questi paesini delle Dolomiti Lucane, Castelmezzano e Pietrapertosa, che poi nel film ho unito idealmente inventandomi il nome di Pietramezzana. Tra l’altro, mi hanno detto i due sindaci che con queste nuove leggi e prospettive di restringere i paesi, è come se avessi profetizzato un futuro a venire. [MORE]

A.M: Immergiamoci noi stessi nelle atmosfere di questo paese. Atmosfera agrodolce, perché tecnicamente i temi della disoccupazione e della perdita d’identità sarebbero spunti drammatici, ma tu ne hai cavato una commedia con toni garbati, leggeri, popolari. Quale chiave psicologica hai utilizzato per raccontare di temi importanti ma allo stesso tempo intrattenere il pubblico

Questa era la grande difficoltà: parlare di qualcosa che accomuna molte persone di tutto Italia, non solo del Meridione. Ho scelto il Sud perché, come ho avuto modo di vedere stando in Basilicata, è un problema molto sentito, però volevo dare un senso di speranza. D’altra parte, in una commedia certe cose sono tenute come sottotesto: esistono e non è il caso di sottolinearle più di tanto. Mi sono spinto un po’ nella favola, come per Benvenuti al Sud, anche ispirato dall’umanità delle persone. Ho coinvolto tutto il paese. Ci sono addirittura delle situazioni che mi hanno fatto cambiare strada facendo la sceneggiatura, perché mi sono reso conto che la finzione e la realtà erano incredibilmente vicine.

A.M: Sei candidato ai David di Donatello per la migliore sceneggiatura, quale co-sceneggiatore de Il racconto dei racconti di Matteo Garrone. Ti vorrei chiedere un commento alle candidature che hanno visto

M.G: Devo dire che quest’anno c’è un bel lotto di competitori. Sono stato sorpreso della mia candidatura, che tra l’altro è ancora una volta collegata al Sud, perché Il racconto dei racconti è tratto dalle fiabe di Basile. Ma non me l’aspettavo proprio: ho visto tantissimi bei film quest’anno, li ho trovati quasi tutti tra i candidati. Mi dispiace molto, però, per l’assenza di Bella e perduta dell’amico Pietro Marcello e Maurizio Braucci. Nonostante questa piccola delusione, gli altri film candidati mi sono piaciuti molto, in particolare Lo chiamavano Jeeg Robot, Non essere cattivo ed aggiungerei la commedia Perfetti sconosciuti. Sono contento di partecipare.

A.M: E poi ci ritroviamo Bella e perduta che vince a Goteborg….
S.C: Così funziona il cinema italiano?

M.G: È un po’ il meccanismo del David, ci sono 1800 votanti ed i film d’autore un po’ più particolari hanno sempre avuto difficoltà a ricevere attenzioni. Comunque, resta il fatto che sia un film importante, sempre girato da un campano, un amico ed un grande regista.

A.M: Visto che abbiamo costruito la cornice del film Un paese quasi perfetto, parlando dell’ambientazione, passiamo ai personaggi che popolano la vicenda. Sei principalmente sceneggiatore, in questo film anche regista. Il tuo modus operandi, in genere, parte dalla costruzione dei personaggi. In questo caso, quali risposte ti aspettavi e quali hai avuto da un cast che annovera, tra gli altri, Fabio Volo, Silvio Orlando, Nando Paone, Carlo Buccirosso e Miriam Leone?

M.G: Sì, mi piace molto lavorare sui personaggi. In questo caso anche di più, anche se ci tengo a dire che il lavoro è un adattamento da un film canadese del 2003 La grande seduzione. Mi sono concentrato sulla caratterizzazione dei personaggi come già era successo in Benvenuti al Sud, sulla loro italianità. Silvio Orlando per me è un mito, è stato bellissimo lavorare con lui. Ogni volta, poi, che vedo Carlo Buccirosso, mi fa ridere e mi fa pensare a Totò e Peppino, e questo mi ha portato anche a spingermi in direzione della commedia italiana degli anni ’50. Nando è ormai un amico, oltre ad essere un grande attore: l’avevo già immaginato quando avevo scritto i personaggi di Benvenuti al Sud, ci eravamo incontrati per Reality ed ho pensato a lui anche in questo caso. I tre personaggi mi sembravano ben amalgamati, al di là della stima immensa che ho per loro. Mi sono ispirato anche al mio vissuto, a caratteri che ho visto da piccolo: un po’ sono andato di fantasia, un po’ d’esperienza ed un po’ di citazione, di film del tipo La banda degli onesti.

(FONTE: dall'intervista radiofonica a cura di Antonio Maiorino e Stefania Cavotta nella tramissione Drivetime su Radio Base del 23-03-2016; immagine principale: dettaglio di un fotogramma del film; all'interno: Massimo Gaudioso, fonte foto Luca Lancieri)

 


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