All’Uniter di Lamezia Terme si discute sul tema “Il chiaro e l’oscuro della comunicazione”
Cultura e Spettacolo Calabria Catanzaro

All’Uniter di Lamezia Terme si discute sul tema “Il chiaro e l’oscuro della comunicazione”

giovedì 6 dicembre, 2018

LAMEZIA TERME (CZ) 6 DICEMBRE - “Il chiaro e l’oscuro della comunicazione” è  stato  il tema sul quale ha relazionato  Mirella Samele, già dirigente medico SerT( Servizio per la prevenzione, diagnosi e cura delle dipendenze patologiche e presidente dell’Associazione Culturale Alba, nel corso di un incontro promosso dall’Uniter di Lamezia Terme, presieduta da Italo Leone.   La dottoressa Samele, prima di  affrontare la complessa tematica  della comunicazione, ha rievocato la sua inversione di tendenza da  medico organicista  a medico olistico, dalla malattia alla persona,   avvertendo la necessità di mettersi in  relazione  con i tossicodipendenti, con cui ha lavorato, e spingerli a curarsi. « Spesso noi  riduciamo la comunicazione alle parole ma solo il 5% è verbale, il resto è fatta  di  silenzi, sguardi,  espressioni del corpo ed altro» ha affermato la dottoressa Samele analizzando la comunicazione  in tutte le sue forme  sia positive che negative  ed evidenziando  che essa, comunque, deve essere sempre consapevole.

«La comunicazione - ha continuato - è  energia che ci permette di entrare in risonanza con l’altro, è     nutrimento , arricchimento perché riceviamo dall’altro, ma può essere anche uno scambio tossico che inquina la nostra mente come alcuni cartelloni pubblicitari  che vediamo nelle strade tra cui quello nero e sconcertante del Black Friday i cui termini , nel passato, indicavano  la vendita degli schiavi in sconto di venerdì. Pertanto, spesso,  la comunicazione diventa negativa». L’evoluzione tecnologica  ha prodotto  un cambiamento epocale   che ha sminuito i valori della scuola e della famiglia  a cui appartiene la responsabilità dei comportamenti dei ragazzi che dovrebbero fare un buon uso dei nuovi mezzi  di comunicazione come il web, sempre pronto a darci informazioni, lo smartphone,detto il telefono intelligente, i  social, internet, e saper discernere il positivo della rete dal negativo. Sono strumenti a doppio taglio poiché diventano  manipolatori se non vengono usati in  modo appropriato. « Se da un uso consapevole – ha ribadito Mirella Samele - passiamo ad un uso non consapevole, compulsivo,  questi strumenti di comunicazione diventano droghe,  causano   patologie, dipendenze come  la ludopatia  da cui spesso dipendono non solo i ragazzi ma anche gli adulti tra cui  delle casalinghe  che giocano perfino con il  Gratta e vinci». Perciò  « dare uno smartphone a qualcuno, - ha  precisato  la dottoressa - è come dargli la cocaina che stimola alcune aree del cervello procurando la gratificazione che  crea dipendenza con una serie conseguenze come le crisi di astinenza per la quale  in ospedale  sono  stati ricoverati dei ragazzi».

La dottoressa Samele ha parlato pure della navigazione  in internet che,a volte, è molto pericolosa perché  si può impattare in siti pornografici, terroristici, di pedofili, che possono provocare effetti deleteri, specie  nei bambini e  nei giovani, i quali  oggigiorno comunicano pure su Whatsapp, twitter , facebook  attraverso un linguaggio siglato come tvb o simbolico  come cuoricini gialli, rossi , verdi ed altro   trascurando la lingua italiana che con il passare del tempo corre il rischio di essere  dimenticata. Pesanti i risvolti di tali  forme di comunicazione che portano alla solitudine, all’emarginazione, a forme depressive in quanto l’individuo, che ne fa uso,    si chiude in una stanza o sta sul letto isolandosi dal resto del mondo senza più relazionarsi con gli altri. « A volte è capitato  – ha puntualizzato la dottoressa - che qualche giovane ha  rifiutato un futuro promettente perché non è riuscito a staccarsi  dal computer dove giocava perfino di notte». Durante l’incontro è stato ricorrente  il concetto di consapevolezza  della comunicazione  perché « dobbiamo essere presenti  a noi stessi  e come ci muoviamo oltre a comunicare con se stessi e con il proprio corpo» ha concluso   la dottoressa Samele che ha voluto chiudere l’incontro con una frase ricevuta   da un’amica: « Mi occorrono occhi che guardino, cuore che scruti, orecchi che ascoltino e una vita libera senza le mille forme di miopia  di pregiudizio».

Foto: Mirella Samele

Lina Latelli Nucifero


Autore
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