Covid. Calabria, Piemonte, Lombardia, rischio misure restrittive
Cronaca Lazio Roma

Covid. Calabria, Piemonte, Lombardia, rischio misure restrittive

lunedì 2 novembre, 2020

Calabria, Piemonte, Lombardia, rischio misure restrittive. Su base ultimo monitoraggio. Ma attesi nuovi dati per domani
ROMA, 02 NOV - Coprifuoco la sera in tutta Italia e tre Regioni - Lombardia, Piemonte e Calabria - che rischiano di dover adottare le misure più restrittive, compreso il lockdown generale. Prende forma il nuovo Dpcm che il governo dovrebbe varare entro mercoledì, anche se sono diversi i punti ancora in sospeso, proprio a partire dall'orario in cui scatterà il tutti a casa. Ci sarà una cornice nazionale, con interventi validi in tutta Italia, e misure per i singoli territori, con il Paese diviso in 3 fasce che corrispondono ad altrettanti scenari di rischio individuati con criteri "scientifici e oggettivi" approvati dall'Istituto superiore di Sanità: più è alta la diffusione del virus, più è in sofferenza il sistema sanitario, maggiori saranno le restrizioni. - LE MISURE NAZIONALI In Parlamento il premier Giuseppe Conte parla di un "nuovo corpus di misure restrittive" indicando sette interventi che riguarderanno tutto il Paese: la chiusura nei giorni festivi e prefestivi dei centri commerciali, ad eccezione delle attività essenziali presenti all'interno (farmacie, parafarmacie, generi alimentari, tabacchi e edicole); la chiusura dei 'corner' adibiti alle attività di scommesse e giochi ovunque siano collocati, dunque stop alle slot machine nei bar e dai tabaccai; la chiusura di tutti i musei e di tutte le mostre; la riduzione della capacità di riempimento di bus e metropolitane del traporto pubblico locale con la capienza che passa dall'80% al 50%, una misura chiesta da mesi dal Comitato tecnico scientifico per ridurre la diffusione del contagio.

Nel Dpcm viene inoltre prevista la didattica a distanza al 100% per le scuole di secondo grado, dunque per le superiori, anche se la formula utilizzata dal premier in Parlamento - "anche integralmente" - non chiarisce se si tratti di un obbligo o di una scelta lasciata agli istituti. Scuola dell'infanzia, elementari e medie continueranno invece ad essere in presenza, salvo che si trovino nelle aree in cui scatteranno ulteriori limitazioni a causa di un livello di rischio più alto. Gli ultimi due provvedimenti a livello nazionale riguardano il limite agli spostamenti da e per quelle regioni che hanno elevati coefficienti di rischio - che potrà essere derogato solo per comprovate esigenze lavorative, motivi di studio, salute e necessità - e il coprifuoco. Su quest'ultimo punto la discussione nel governo è ancora aperta: Conte ha parlato di "limiti alla circolazione nella fascia serale più tarda", il che sembrerebbe far decadere l'ipotesi di un coprifuoco alle 18. L'ipotesi emersa nel corso della riunione dei capidelegazione della maggioranza è di uno stop alle 21, ma non c'è ancora accordo.

Tramontata definitivamente, invece, l'idea circolata ieri di una sorta di "lockdown generazionale", che prevedeva l'obbligo per gli anziani di restare a casa. - ITALIA DIVISA IN 3 FASCE Alle misure nazionali si affiancheranno interventi mirati a livello locale. "Anche perché - ha spiegato il premier - oggi un regime restrittivo indistinto avrebbe un duplice risultato negativo": non consentirebbe di adottare misure efficaci nei territori più a rischio e imporrebbe misure troppo severe laddove non sono necessarie. Dunque l'Italia sarà divisa in 3 zone: "si stabiliscono dei criteri - spiegano fonti di governo - che fanno scattare un automatismo; a determinati scenari, corrispondono determinate misure." Nella prima fascia ci saranno le Regioni considerate a "rischio più alto", dunque quelle dove la situazione è compatibile a quella ipotizzata nello 'scenario 4' del documento dell'Iss: un Rt sopra l'1,5 e una "trasmissibilità non controllata" del Covid.

Con i dati attuali ci finirebbero il Piemonte, la Lombardia - entrambi con Rt sopra il 2 - e la Calabria ma la situazione potrebbe cambiare: nelle prossime ore saranno disponibili i dati aggiornati del monitoraggio, con il Cts che si riunirà per analizzarli in modo da consegnare al governo la 'fotografia' più attuale della situazione epidemiologica in Italia. E' questa' la fascia in cui sono previste le misure più restrittive: dai lockdown locali a livello provinciale per almeno 3 settimane alla limitazione della mobilità individuale fino alla chiusura dell'intera Regione ad eccezione delle attività essenziali. In questa fascia si è già posta, autonomamente, la provincia di Bolzano: dopo aver lasciato aperti bar e ristoranti in contrasto con il Dpcm del 24 ottobre, ora ha annunciato un lockdown di 3 settimane In seconda fascia ci sono invece tutti quei territori in cui il fattore di rischio è compatibile con lo 'scenario 3', con un Rt tra 1,25 e 1,5 e una "trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo".

In questo caso sono previsti interventi "lievemente meno restrittivi" ha detto il premier. Quali? Chiusura di attività, limitazioni alla mobilità in comuni e province, chiusura di scuole e università in base alla situazione epidemiologica. Nell'ultima fascia, la terza, finiranno invece tutte le Regioni che hanno un indice di rischio compatibile con lo 'scenario 2', dove l'Rt è tra l'1 e l'1,25. Stando all'ultimo monitoraggio disponibile, in questa fascia oggi ricadrebbero solo la Basilicata (1.04) e la Sardegna (1.12).

Casi scendono a 22.000, indice contagio ancora 16,3%. Sestili, tempo raddoppio più 7 giorni.Curva lontana dal frenare
Scendono a 22.253 i nuovi casi di Covid-19 in Italia, oltre 7.600 in meno in 24 ore, e i dati del ministero della Salute indicano che sono stati meno anche i tamponi: 135.731, oltre 47.000 in meno rispetto al giorno precedente. E' un calo che si osserva sempre ogni lunedì nei dati perché la domenica si fanno meno tamponi, ma che ha lasciato inalterato l'indice di contagio: il valore che segnala la quantità dei casi che sfuggono dalle maglie del tracciamento è del 16,3%, lo stesso di domenica e superiore al 14,7% registrato il 31 ottobre, quando i nuovi casi erano stati 31.758 e i tamponi 215.886.

Non sono in linea con la riduzione del numero dei casi né l'aumento dei ricoveri in terapia intensiva, che con 83 unità in più sono ora complessivamente 2.022, né i 233 decessi in più in un giorno rispetto all'incremento di 208 del primo novembre. Fra le regioni a registrare il maggior numero di casi è la Lombardia, con 5,278 e un rapporto casi positivi-tamponi del 21,9%; seguono Campania (2.861 casi e un rapporto casi positivi-tamponi del 18,3%), Toscana (2.009 e 16,7%) e Piemonte (2.003 e 18,2%). La curva epidemica continua decisamente a salire e a seguire il suo andamento esponenziale, anche se "si vede un rallentamento rispetto alle settimane precedenti", osserva il fisico Giorgio Sestili, fondatore e curatore della pagina Facebook "Coronavirus - Dati e analisi scientifiche".

"Per tre settimane i casi sono raddoppiati, ma adesso si sta osservando un incremento del 65%". Se paragonassimo la pandemia a un treno in corsa, potremmo dire che "c'è stata una decelerazione", osserva il fisico. "Il tempo di raddoppio si è alzato, ma non è ancora chiaro di quanto: si vedrà dai dati di questa settimana", ha aggiunto. "Siamo sempre di fronte a una crescita esponenziale, e pure veloce. Abbiamo semplicemente alzato di poco il piede dall'acceleratore ma siamo ben lontani dal frenare". Il punto è capire le cause del rallentamento: un tema che in questi giorni sta facendo discutere chi studia i numeri dell'epidemia. Due le ipotesi.

La prima è ottimistica, spiega Sestili, ed è portata a interpretare la decelerazione come un effetto delle misure contenute nell'ultimo Dpcm; alcuni ritengono inoltre che il peggioramento della situazione abbia reso le persone più attente ad adottare le misure di precauzione. "Se le cose stanno davvero così ce ne renderemo conto alla fine di questa settimana, se vedremo rallentare anche il numero dei deceduti", ha detto l'esperto riferendosi al fatto che la curva dei decessi segue quella dei positivi a distanza di una settimana". Attualmente si registrano due decessi ogni 80 casi positivi con un rapporto che è costante da sette settimane, calcolato nell'1,25%. "Se c'è effettivamente un rallentamento dei casi, devono rallentare anche i deceduti". Se invece alla fine di questa settimana i decessi dovessero aumentare, sarà il segnale che qualcosa non va.

E' qui che entra in gioco la seconda ipotesi, quella pessimistica. "E' sostenuta da chi ritiene che abbiamo ormai raggiunto il livello di saturazione nella capacità di fare i tamponi. E' vero che se ne fanno sempre di più, ma - osserva Sestili - di fronte a una crescita esponenziale il numero dei casi positivi cresce troppo più velocemente rispetto alla capacità di fare i test". A rafforzare questa ipotesi c'è quel 16,3% nel rapporto casi positivi-tamponi registrato per due giorni consecutivi. Seguendo lo stesso andamento delle ultime settimane, con un tempo di raddoppio di sette giorni, si sarebbero dovuti registrare oltre 200.000 nuovi casi. 


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