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Camorra: 'tassa' sulle vincite del Superenalotto

Giovanni Bonaccolta
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Camorra: 'tassa' sulle vincite del Superenalotto
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AVELLINO - La camorra aveva imposto una sorta di 'tassa' sulle vincite del superenalotto in Campania per il mantenimento dei carcerati appartenenti al clan e delle loro famiglie.
A seguito di un'importante operazione dei carabinieri di Avellino, che durava da oltre due anni, sono stati identificati i responsabili degli atti intimidatori e delle richieste estorsive ai danni dei vincitori. Cinque persone, considerate elementi di spicco del clan Cava-Genovese, sono stati colpiti stamane da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Napoli, Nicola Miraglia Del Giudice, su richiesta dei pm Francesco Soviero, della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, e Rosario Cantelmo, che ha condiviso gli elementi raccolti nel corso delle indagini dai carabinieri.[MORE]
Secondo gli inquirenti, alcune delle trenta di persone che avevano vinto 33 milioni di euro giocando un sistema presso un esercizio commerciale di Ospedaletto d'Alpinolo, avevano ricevuto intimidazioni da appartenenti ai clan Cava-Genovese che pretendevano una parte della vincita per finanziare il clan.
A finire in manette, fanno sapere gli investigatori, anche Marco Antonio Genovese, figlio di Modestino Genovese, capo indiscusso dell'omonimo clan, che, essendo minorenne all'epoca dei fatti, è stato oggetto di un decreto di fermo di persona sottoposta ad indagini emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di Napoli.
Il ragazzo è anche accusato di minaccia nei confronti di giovani del luogo e del titolare di una ditta che si era rifiutato di assumere un suo protetto.
Secondo gli inquirenti, i cinque devono rispondere di alcune estorsioni in danno di esercenti e piccoli imprenditori dell'area del Partenio, storicamente area d'influenza del clan Genovese.
Per dare maggiore sostegno alle richieste estorsive alcuni degli arrestati, forti della collaborazione di esponenti del clan Cava, disponevano anche di armi, munizioni ed esplosivo, utilizzate per intimorire le vittime. Per la prima volta inoltre, dalle indagini è stata chiarita la confluenza e la convergenza di interessi del clan Genovese, operante nella zona del Partenio, con il più famoso clan Cava, protagonista da anni di una sanguinosa faida con il clan Graziano di Quindici.

(Reuters)

 


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Scritto da Giovanni Bonaccolta

Giornalista di InfoOggi

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