CEC, mons. Vincenzo Bertolone "Serve dunque giustezza per costruire giustizia"
Chiesa e Società Calabria

CEC, mons. Vincenzo Bertolone "Serve dunque giustezza per costruire giustizia"

domenica 6 maggio, 2018

La riflessione domenicale del presidente della CEC, mons. Vincenzo Bertolone. «la saggezza umana non ha ancora escogitato un sistema di tassazione che funzioni con perfetta parità»

Andrew Jackson, settimo presidente degli Stati Uniti d’America, passò alla storia per aver democraticizzato le strutture politiche e amministrative statunitensi. Eppure, neppure lui riuscì nell’intento, pure vagheggiato come le sue parole dimostrano, di umanizzare le tasse e renderle fondamento di uno Stato costruito sull’equità. Del resto, quanto lontani siano il fisco e la giustizia sociale lo attestano i dati iscritti nel bilancio di Apple, colosso mondiale dell’informatica: la tassazione media sostenuta dalla multinazionale è pari al 14,5%. Quasi 9 punti in meno rispetto a chi, in Italia, ha redditi inferiori ai 15.000 euro. Un’aliquota che ha consentito un’impennata degli utili, per la gioia degli azionisti e un po’ meno di quei governi nei cui Paesi Apple vende i propri prodotti.  [MORE]

Certo, le tasse si pagano. Anche Gesù, in un noto passo del Vangelo di Matteo, evoca la prassi romana di imporre una pesante tassazione ai popoli sottomessi e per far fronte ai propri doveri non esita a esortare Pietro: «Va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te» (Mt 17,27). E così avviene, con un rigore che non mancherà di essere richiamato anche da Paolo nella Lettera ai Romani in un brano carico di forza civile, etica e teologica (Romani 13,1-7). Un atteggiamento che potrebbe apparire inconcepibile, se sol si consideri che la maggior parte del denaro raccolto a quei tempi dai pubblicani (lo stesso Matteo lo era stato) veniva impiegato per tutte le attività dello Stato ed in particolare per finanziare l’esercito e mantenere gli imperatori, che conducevano una vita notoriamente immorale e caratterizzata da eccessi. Eppure, v’è in quell’esempio una chiara indicazione: i balzelli saranno pure odiosi, specie quando esagerati (in tal caso, secondo l’Ecclesiaste – 8,9- sono uno dei modi in cui «l’uomo domina l’uomo a suo danno»), ma sono dovuti per una legge morale di solidarietà.

Serve dunque giustezza per costruire giustizia. Ce lo ricorda anche Papa Francesco in un libro di recente pubblicazione che reca una sua prefazione, “Potere e denaro. La giustizia sociale secondo Bergoglio”, curato da Michele Zanzucchi. Tanti, si osserva, sono i mali che insidiano il mondo dell’economia e della finanza, altrettanti gli aspetti negativi della globalizzazione che allargano il divario tra ricchi e poveri creando anche nuove forme di schiavitù. Eppure, permane la consapevolezza che si sta vivendo un’epoca difficile, ma piena di opportunità, per molti versi inedite. Una certezza che è e deve essere da stimolo, ricorda il Pontefice, «a cambiare questo mondo malato» e che sprona a tenere sempre desta la speranza, «la virtù forse oggi più preziosa» e necessaria.

Insomma, grande è la confusione – e forse pure l’ingiustizia – sotto il cielo, se un povero paga in proporzione più tasse di una ricca azienda, ma «il Signore è con noi in mezzo al mondo, nelle fabbriche e nelle banche come nelle case, nelle favelas e nei campi profughi. Possiamo, dobbiamo sperare». Ed impegnarci, proprio sotto questo cielo, per lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato.

 


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