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Cgia, nel 2011 fallite 11.615 aziende

Rosy Merola
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Cgia, nel 2011 fallite 11.615 aziende
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MILANO, 02 APRILE 2012 - Secondo le stime effettuate dalla CGIA di Mestre, nel 2011 ben 11.615 aziende hanno chiuso per fallimento, pari a 21,9 imprese ogni 10mila attive. Un dato, quest'ultimo, che rappresenta il picco più basso degl'ultimi 4 anni di grave crisi economica e che evidenzia quanto siano in sofferenza le imprese italiane, soprattutto quelle di piccole dimensioni.

Come ha sottolineato il segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi, "La stretta creditizia, i ritardi nei pagamenti e il forte calo della domanda interna, sono le principali cause che hanno costretto molti piccoli a portare i libri in Tribunale. Purtroppo, questo dramma non è stato vissuto solo da questi datori di lavoro, ma anche dai loro dipendenti che, secondo una nostra prima stima, in almeno 50.000 hanno perso il posto di lavoro''.

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Tuttavia, la Cgia specifica che "il fallimento di un imprenditore non e' solo economico, spesso viene vissuto da queste persone come un fallimento personale che, in casi estremi, ha portato decine e decine di piccoli imprenditori a togliersi la vita". Continua Bortolussi, "La sequenza di suicidi e di tentativi di suicidio avvenuta tra i piccoli imprenditori in questi ultimi mesi sembra non sia destinata a fermarsi. Solo in questa settimana, due artigiani, a Bologna e a Novara, hanno tentato di farla finita per ragioni economiche. Bisogna intervenire subito e dare una risposta emergenziale a questa situazione che rischia di esplodere. Per questo invitiamo il Governo ad istituire un fondo di solidarietà che corra in aiuto a chi si trova a corto di liquidità".

Infine, sotto il profilo geografico, in testa a questa triste classifica dei fallimenti delle imprese nel 2011, troviamo la Lombardia a guidare la triste classifica. Seguono Lazio, Veneto e Campania. In rapporto al numero di imprese attive è elevato il tasso di fallimento anche in Friuli Venezia Giulia e Marche.

(Fonte: Adnkronos)

Rosy Merola


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Scritto da Rosy Merola

Giornalista di InfoOggi

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