Evitare che la religione diventi un potente sonnifero
Fantasticherie del cuore Calabria

Evitare che la religione diventi un potente sonnifero

lunedì 5 settembre, 2016

Sono purtroppo in molti quelli che si attivano, forse anche inconsapevolmente, nella costruzione di una religione capace di trasformarsi in un sedativo saporoso e rilassante oltre misura. C’è sempre dietro l’angolo la sicurezza delle vecchie abitudini; di ciò si conosce bene; dell’usato sicuro; del tradizionalmente intoccabile. Il nuovo è facile ad annunciare, ma difficile a praticare, specie se necessita lasciare parte di ciò che si è conquistato. Dire sempre che Gesù è il nuovo che salva e che cambia il mondo, senza poi essere conseguenti nelle cose di ogni giorno, significa ridurre la luce della vita, in un semplice “punto di ristoro” personale e comunitario fine a se stesso. La religione da strumento operativo della Parola, in un perenne cambiamento spirituale e sociale, diventa così un “potente sonnifero”. Chiare in proposito le parole del teologo Mons. Di Bruno:[MORE]

“Cristo Gesù è il perenne vino nuovo che il Padre celeste giorno dopo giorno ci offre. Quando noi trasformiamo Lui in una religione, in una pratica da compiere, una preghiera da recitare, un digiuno da vivere, è allora che il vecchio è più gustoso. Non turba il nostro palato di fede. La fede trasformata in religione è potente sonnifero per la nostra vita. La religione è sempre di ieri, sempre vecchia. La fede è sempre di oggi, sempre nuova”. La fede perciò è il motore avanzato della reli-gione, non è la religione! Le parole del teologo calabrese sono forti e non lasciano spazio ad interpretazioni soggettive. Il credente spesso rischia di sedersi solo al tavolo imbandito di un ritualismo che spegne ogni attività del proprio animo, rischiando di minare dal di dentro la meraviglia del vangelo e la forza profetica della Chiesa Cattolica.

“Il modello San Paolo” dovrebbe essere di grande attualità. L’uomo folgorato dal Signore non ha dubbi sul vecchiume della Chiesa che in precedenza aveva protetto e difeso, anche dinnanzi alla novità celeste del Messia. Non ha problemi ad innamorarsi del nuovo che Farisei e Scribi cercano di fermare. Grande era il timore di perdere la sicurezza di una Chiesa che dava gloria ai suoi rappresentanti e non a Dio, per cui essa è nata. Nel brano che segue, tratto dalla lettera ai Filippesi, San Paolo offre un passaggio illuminante per chiunque abbia voglia di non cadere nel consueto, per aprire a Dio il cuore della novità, trasformando la sua vita e quella degli altri. “Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch'io sono stato conquistato da Gesù Cristo. Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù”.

La fede è lo strumento che può aiutare la società di oggi a non trasformare la religione in un ipnotico veicolo datato, riportandola al centro della vita dell’uomo, come è giusto che sia, quale spazio sacramentale necessario ad accompagnare la redenzione di ogni singola persona. C’è quindi una sostanziale distinzione tra fede e religione. La prima è di continuo un rigenerarsi nella voce del Signore, l’altra è la ripetizione di pratiche che, senza l’assunzione della fede, rischiano di diventare degli usi immobili, privi di ogni stimolo per quel nuovo che rilancia e ritempra la vita. Se la novità della Parola non riempie di contenuti la vita quotidiana, la responsabilità ricade anche in coloro che ancora fanno della religione, come spesso ricorda Papa Francesco, una raffinata sequenza di ritualità chiuse in se stesse. Un sonnifero che addormenta e ritarda l’evoluzione dell’uomo.

 

Egidio Chiarella

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