Facciamo finta che tutto va bene. Intervista a Sabrina Vitale
Cronaca Sicilia

Facciamo finta che tutto va bene. Intervista a Sabrina Vitale

mercoledì 3 aprile, 2013

PALERMO, 3 APRILE 2013 - Sabrina Vitale è nata a Palermo nel 1970. Il padre Salvo Vitale è stato insegnante di storia e filosofia. È molto attiva nelle dinamiche della vita sociale di Terrasini, in cui vive. Fa parte di un comitato civico per l'emergenza rifiuti che è in corso nei vari ATO siciliani ed attivista del M5S locale. I genitori sono stati compagni di lotta di Peppino Impastato ed il padre è attuale presidente dell'associazione omonima. Essendo quindi cresciuta nell'ambiente di Radio Aut, ha sviluppato una grande sensibilità nei confronti delle tematiche di lotta alla mafia, tutela dell'ambiente, equità e giustizia sociale ed emancipazione femminile.[MORE]

Chi è Sabrina Vitale oggi?

Me lo chiedo ogni mattina quando mi alzo e mi guardo allo specchio. Sono in continua evoluzione quindi la risposta che ti do oggi domani potrebbe non essere più valida. Comunque oggi sono una mamma che, dopo essersi addormentata alle due di notte per finire di leggere l'ennesimo libro di Andrea Camilleri, si è dovuta schiodare dal letto accompagnata dal martello pneumatico dei vicini di casa che stanno ristrutturando, accompagnare mio figlio a scuola, prendersi il secondo caffè accompagnato dalla immancabile sigaretta seduta davanti alla tv a guardare l'ennesimo talk show, farsa mattutina sulla impossibilità di formare un nuovo governo, decidere finalmente di rispondere a questa intervista e subito dopo apprestarmi a fare "la brava fimminedda di casa". Questo detto in senso pratico. Tradotto in altri termini una mamma, casalinga (per scelta forzata) appassionata di cultura, di politica, con molti vizi e tante contraddizioni.

Quando Peppino Impastato venne ucciso avevi solo 8 anni, cosa ti ricordi di lui e cosa rappresenta per te?

Di Peppino ricordo ben poco. Lo ricordo a Radio Aut, seduto davanti al microfono, a volte schivo, a volte ironico. Ricordo quando veniva a prendere mia sorella di quattro anni più piccola di me, se la portava un po' a spasso e la riaccompagnava dopo aver finito quei 4 spiccioli che aveva in tasca dopo averle comprato caramelle e dolciumi e all'insistenza di mio padre di rimborsarlo lui rispondeva:« Salvo, finiscila, lassa stari». Ricordo invece con nitidezza la mattina del 9 maggio del 1978, quando vidi mia madre piangere disperata sul divano e mio padre letteralmente sconvolto. Fui subito accompagnata a casa dei nonni materni e mi resi conto che doveva essere accaduto qualcosa di veramente brutto. Quanto fosse brutto l'ho capito con gli anni crescendo.
Peppino rappresenta per me il coraggio di manifestare liberamente le proprie idee, contro tutto ciò che si ritiene marcio e ingiusto. Consapevole come hanno fatto con lui che nella migliore delle ipotesi vieni isolato e considerato un "pazzo sconsiderato", nella peggiore fai una brutta fine.
Se non ti vuoi far fagocitare dal "sistema", questo tende a distruggerti. Di non "vendersi" perché solo così puoi rimanere libero. E di chiedersi a quanto sei disposto a "pagare" per questa libertà.

I tuoi genitori sono stati compagni di lotta di Peppino Impastato; in particolare, tuo padre è tra i fondatori di Radio Aut. Quale importanza è doveroso attribuire a questa emittente radiofonica locale e perché?

Radio Aut. Siamo negli anni ‘70, in un paese della Sicilia come Terrasini, limitrofo a Cinisi. In cui la gente sa tutto di tutti, ma lo dice sotto voce, sussurrando. Il punto di aggregazione di alcuni giovani che sulla scia del fermento sessantottino, vogliono invece gridare a voce alta. Vogliono gridare e denunciare quello che non va nella società e nella politica. Vogliono denunciare gli intrallazzi, il malaffare, le collusioni tra stato e mafia, i favoritismi. Parlano delle lotte contadine, dell'emancipazione femminile, dello sfruttamento della classe operaia. Sono passati 40 anni, da allora, ma come ben vedi i temi sono sempre gli stessi. Ma credo che la peculiarità di Radio Aut sia stata quella di utilizzare la satira anche contro il potere mafioso. Se la gente incominciava a vedere il "mafioso" come qualcuno che poteva essere ridicolizzato, ne avrebbe avuto meno paura. Perchè è la paura che ti permette di manipolare le persone e renderle sottomesse al proprio volere. Oggi per esempio con lo spauracchio dello "spread", gli italiani sono in fase di panico e subiscono le vessazioni economiche imposte da un sistema economico e finanziario in mano ai grandi gruppi bancari che speculano per il proprio continuo arricchimento. Naturalmente chi detiene il potere economico (mafia, camorra, multinazionali, banche) non ha nessuna voglia di mollare la presa. Con il denaro puoi comprare tutto, anche le persone. Mio padre mi raccontò un' aneddoto dei tempi di radio aut. Un giorno una grossa azienda nazionale che vendeva alcolici gli inviò un' assegno di 500mila lire (all'epoca erano un bel po' di soldi) per fare la pubblicità sulla Radio. Per una piccola emittente come radio aut autofinanziata, sarebbero state come la manna dal cielo. Peppino rispedì l'assegno al mittente. Quell'azienda rappresentava il "sistema" che loro combattevano; se avessero accettato quei soldi, si sarebbero venduti.

Hai sviluppato una grande sensibilità nei confronti delle tematiche di lotta alla mafia, come pensi si possa contribuire a sconfiggerla?

Perché credi che la mafia si possa sconfiggere? Potrei risponderti come Paolo Borsellino, ovvero che «la mafia verrà sconfitta da un' esercito di maestri», quindi con la cultura dell'antimafia nelle scuole. Potrei risponderti con la legge della confisca dei patrimoni e dei beni ai mafiosi, quindi togliendo loro quello su cui basano il loro potere, cioè il denaro. Siamo sempre allo stesso punto di prima. Io te la pongo da un punto di vista filosofico religioso. É l'eterna lotta tra il bene e il male, in cui l'uomo ha il libero arbitrio di scegliere.

In Italia e all’estero, si scrive e si racconta la mafia, non sempre ponendo la questione nella giusta luce. La televisione e il cinema hanno pescato e pescano a piene mani dalle vicende di cronaca, romanzandole. Come credi andrebbe affrontato il tema?

Come andrebbe affrontato il tema? Qualsiasi tema viene affrontato in maniera troppo spesso soggettiva e non oggettiva. Ho imparato a farmi sempre una domanda: cui prodest?

Si può combattere la mafia senza rischiare la vita?

Non se lo fai sul serio. Ci sono due modi di fare antimafia: a parole e con i fatti. Fino a quando la fai a parole parlandone come entità astratta solo perché è di moda tutto ok. Ma quando la fai con i fatti andandoli a minacciare il loro interesse personale la cosa cambia.

Quali suggerimenti ti sentiresti di dare al nuovo governo, per incentivare la legalità e il contrasto alla criminalità?

Nessuno. Loro sanno come si può fare. Il fatto è se vogliono veramente farlo.

Giulia Farneti e Alessandro Bertolucci


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