Fast Animals and Slow Kids, con "Cavalli" in sella a rock e punk
Cultura e Spettacolo

Fast Animals and Slow Kids, con "Cavalli" in sella a rock e punk

sabato 19 novembre, 2011

NAPOLI, 19 NOVEMBRE 2011 - Cavalli è la prima fatica dei Fast Animals and Slow Kids, la band perugina che ha vinto nel 2010 l'Italia Wave Festival, guadagnando la ribalta per le esibizioni adrenaliniche a metà tra punk e rock 'n' roll. In attesa di goderli dal vivo - dove lo spettacolo è assicurato, vista la ruvida attitude della band - si possono scartare gli undici cioccolatini dell'album di esordio, prodotto da Andrea Appino degli Zen Circus e registrato da Giulio Ragno Favero - già al lavoro con Teatro degli Orrori, Dente e One Dimensional Man. Il nome del gruppo riprende scherzosamente un immaginario reality show citato in una puntata della serie Family Guy, nota in Italia come "I Griffin".[MORE]

L'album del quartetto perugino - formato da Aimone Romizi (voce e chitarra), Jacopo Gigliotti (basso), Alessandro Guercini (chitarra solista) e Alessio Mignoli (batteria) - è uscito ieri 18 novembre per la Ice For Everyone/ Audioglobe, Immergiamoci nel sudore dei riff del disco track-by-track.

"Nervi" è un opener urlato e sincopato, che riesce a strabiliare con una singolare mistione di toni scanzonati e strofe che s'incupiscono in una tribalità hardcore prima di esplodere in un refrain più limpido da ricordare gli UFO o gli Scorpions più rock. Riff d'apertura in sordina e deflagrazione d'adrenalina in "Cioccolatino", pezzo per larghi tratto parlato con ritornello easy listening e muscolare. "Gusto" esordisce addirittura con un una sorta di singhiozzo a cappella, su cui cresce l'erba maligna delle distorsioni chitarristiche, in uno dei pezzi più indovinati e cattivi per botta e risposta tra basso e drums. "Lei" è un pezzo difficile da dimenticare, per il songwriting ispirato e genuino ed il groove trascinante, non privo di punte acidule. "Copernico" stempera i toni, giocando a lungo di fioretto prima delle sciabolate del duo Romizi-Guercini della parte finale. In "Pontefice", dall'intro marziale e dagli stop-and-go di controllata isteria, spicca la propensione a testi graffianti e tutt'altro che frivoli. "Collina" si apre ammiccando al rock degli eighties, per poi raccontare rabbiosamente la claustrofobia di un ragazzo di provincia, non senza echi dei Foo Fighters. "" prova la strada, incerta, della ballata, contemperando forse in maniera un po' affaticata la protensione garage del gruppo con inediti ripiegamenti dark, poco congeniali al cantato sopra le righe di Aimone. "Mangio" è un pezzo di chiara influenza de Il Teatro degli Orrori, per le vocalità che si fanno proclama corrosivi prima di un ritornello sempre sul punto di comporsi in una sorvegliatezza armonica, ma che si irruvidisce in distorsioni e cicloni di batteria. L'interlocutoria "Organi", a tratti tambureggiante, trasforma i testi acidi in deliquio, ma non in vaniloquio. "Guerra" è una coraggiosa chiusura meno rumorosa, ma di una disperazione heavy dark, con tratti da Nick Cave prima di un magniloquente apertura che si spegne nel gemito finale delle percussioni, rivelando un'inattesa capacità di modulazione stilistica da parte del gruppo.

Non siamo, dunque, di fronte ad una band che abbia poco da dire di là della propria fresca scanzonatura, ma ad un gruppo che, sia pure con qualche tratto fisiologicamente "acerbo" - e cionondimeno, gustosissimo - si mette in gioco con un'irruenza versatile e comunicativa.

Antonio Maiorino


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