Francesco Sicari “Misteri al mio paese”
Cultura e Spettacolo Calabria Catanzaro

Francesco Sicari “Misteri al mio paese”

domenica 13 dicembre, 2020

Un così elevato acquisto di profilattici, il farmacista Scordino, non l'aveva mai constatato. Fatto stà che erano quasi finiti e rimaneva solo qualche pacco da 'dodici'. Lui, però, non si era perso d'animo ed aveva recuperato 50 scatole da 6, scadute, a cui aveva cambiato il talloncino

di scadenza. "da consumarsi entro il 30-12-1964".

Risolto questo problema, restava quello più difficile:

Come mai uomini di tutte le età, dai 24 anni ai settanta

anni avessero comprato tanti profilattici?

Incomincio ad escludere le influenze del tempo e dell'alimentazione in quanto

il mese di ottobre non è stato mai un mese che scatenasse istinti amatori

particolari nè la carne di vitello perché al paese, a quei tempi, si macellavano

pochissimi animali.

Pensò fosse il vino nuovo, che al mio paese, i viziosi spillano anticipatamente.

Poi, però, giudicò che al paese fosse o fossero giunte donne

di mestiere tali da sovreccitare tutto il paese.

Quel pomeriggio chiuse la farmacia alle 17,30 e mettendosi in tasca un pacco

di settebello, si portò presso il piazzale della stazione dove aveva il negozio di

generi alimentari il Benito il più vizioso giovane

di Bianco, capace di accorrere dove ci fossero donne da traviare o già traviate,

certo lui gli avrebbe svelato il mistero essendogli amico.

La serranda del negozio era chiusa! Quel diavolo del Mimmo chissà dove era andato.

Il farmacista rimase fermo un minuto per pensare e non sapendo cosa fare si

avvio verso la stazione ferroviaria.

Certo il capostazione Misitano, suo amico, gli avrebbe detto

se negli ultimi giorni fossero giunte, coi treni, donne e che tipo di donne

perchè era quasi certo, ormai, che a Bianco fossero giunte mercenarie.

Dentro la biglietteria, nell'attesa che transitasse il locale per Roccella

jonica, alle ore 18,45,stavano giocando a carte.

Il capostazione Misitano, chiamandolo da parte,gli riferì

che effettivamente erano giunte tre giorni prima, col rapido da Bari, un gruppo

di tre signore, vestite bene senza trucchi eccessivi che avevano preso la

macchina a noleggio del Martino e si erano diretti verso sud cioè verso il centro del paese.

Altre notizie non c'erano, anche se il manovale Condello sorrideva sotto i baffetti e si rigirava tra le mani un pacchetto da "tre" di settebello.

Il farmacista, allora, si avviò verso casa e, dopo avere aperto il garage, uscì con la 1100 per farsi un giro per il paese.

Al bar centrale, cosa strana, mancavano tutti i "femminari"

del paese ed erano rimasti solo i quattro scemi che seduti tutti ad un tavolo,

erano intenti ad uno scopone scientifico.

Solo il Cosimino tromba, si aggirava tra i tavolini deserti, scorreggiando a

vuoto. Dove diavolo potevano essere le donne?

Forse nella cascina alla periferia ovest del paese all'altezza del 'ponte dei cani'.

La zona però era deserta e non c'era nessuna luce accesa

perché intanto si era fatto buio.

Rischiò solo di essere morso dai cani del fattore Bova che lo inseguirono per 200 metri. Diavolo! Come aveva potuto non pensarci prima!

Fece sgommare la 1100 ed a tutta velocità imboccò la

statale 106 e si diresse verso la Scogliera, albergo e ristorante, l'unico della

zona, situato dopo il paese di Africo nuovo,2 km a sud di Bianco.

La scogliera, ristorante con camere, era tutta illuminata, e cosa strana, nel parcheggio con tetto di canne, c'erano16 automobili, quasi tutte le macchine di Bianco. Riconobbe, subito, la 850 coi sedili ribaltabili del Benito e la Opel 2000dell'impresario Muscolo che effettivamente aveva una impresa di falegnameria. In mezzo alle macchine c'erano pure tre moto Ape ed il Moto Guzzi del Melo.

Nel bar dell'albergo salutò i paesani, tutti in vero scapoli o quasi se è vero

che c'era pure il Faustino che, per non perdere il vizio, fischiava il tema del film

"il ponte sul fiume Kwai".

Si sedette e si accorse che tutti gli altri avevano un pezzetto di carta con

un numero.

Quindi si affrettò a farsi scrivere il numero sul bigliettino dal proprietario

Maragnone, che per sopravvivere ai tempi e perché l'estate era finita con i

pochi turisti, cercava di tirare il lungo autunno ed inverno facendo arrivare,

dalla vicina Catanzaro, donne di mestiere, per tre-quattro giorni.

Dietro la porta delle stanze 101,102 e 103,al primo piano

certo si consumava e i clienti uscivano contenti.

Don Rino G., cugino di mia madre e scapolo sessantenne,

che fù uno dei primi ad accorrere, scendendo le scale, faceva gesti con le mani

per magnificare mimicamente, la sua azione.

Intanto,il Benito, che era arrivato tardi e che aveva un numero alto, non

stava più nella pelle tanto che chiese all'avvocato Miceli se si potessero scambiare il posto.

Intanto il proprietario, soddisfatto, portava nei tavolini,

bottiglie di Martini rosso ed un vassoio pieno di frutta secca.

Noci, castagne infornate, cece abbrustolito, fave ed una cartata da 1 kg di

lupini.

misteri al mio paese-Epilogo

Le tre signore tennero testa, nei 5 giorni di lavoro, a quasi tutto il paese che

partecipò, da par suo, all'evento.

Solo don Pasqualino, si diceva nei bar, non consumò, come doveva essere anche se il Cosimino tromba sparse la voce che le tre donne furono confessate ed assolte dal sacerdote.

Non si seppe mai la verità! Si suppose solo....

Il paese tornò al tran-tran di sempre. I bar si riempirono di giocatori di carte, il Benito aprì il salone da parrucchiere e faceva capolino davanti alla porta per vedere se passasse davanti la Giovanna ,donna di 40 anni, dotata di un corpo da schianto ma restia ai corteggiamenti e oramai passata dalla altra sponda, come andava dicendo in giro il Mimmo detto perla nera perché scuro di pelle.

Nella stazione, il cugino di mia madre, Rino G. aspettava l'accelerato proveniente da Melito Porto salvo.

Tra 2 ore sarebbe arrivato il Ciorla.

Il Faustino, ancora al bar, fischiettava il tema di "cantando sotto la pioggia". Il sole si apprestava a tramontare dietro l’Aspromonte.

(I personaggi e gli avvenimenti ed i nomi sono inventati, frutto della fantasia!)

Franco Sicari


Autore
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