I rapporti sociali e individuali di un vero cristiano
Fantasticherie del cuore Calabria

I rapporti sociali e individuali di un vero cristiano

domenica 4 giugno, 2017

La velocità dei tempi odierni e le tante ansie che affliggono l’uomo ogni giorno, probabilmente non lo hanno mai aiutato a rivalutare i suoi rapporti sociali e personali. Non si tratta di voler a tutti i costi condannare la realtà che viviamo e alimentiamo nella comune convivenza quotidiana, ma di entrarvi dentro con cuore sereno. È forse sbagliato cercare di capire se valga la pena fare un passo in più verso condizioni migliori? Un credente non è un essere statico, ma in continua evoluzione. Proprio per questo deve andare oltre gli schemi, non per condannare gli altri, ma per cercare di guidarli in direzione di nuove frontiere dello spirito e della convivenza umana. Il tutto è possibile solo attraverso la testimonianza diretta, in qualsiasi campo della vita. La scelta è sempre personale, ma l’azione che mostra il senso di quanto annunciato aiuta l’altro comunque a meditare.[MORE]

Non è vero che la gente non ami verificare, ad esempio, l’attuazione della Parola del Signore nel mondo che ci circonda. In molti sentono invece il bisogno di vedere, in chi avanza una traccia esistenziale originale, gli effetti concreti e comportamentali di quanto si sia consigliato o suggerito. In questi giorni in tutte le chiese e nelle catechesi si è spesso riflettuto sulla visita di Maria ad Elisabetta. Un incontro storico, narrato da sempre e forse conosciuto da tutti i credenti e non. La forza di questo episodio che sta non nella normale visita di cortesia ad una cugina, ma nell’essere di Maria vera madre di Dio, apre a delle valutazioni inedite e rivoluzionare. Scuote una società che si ferma di solito alle convenzioni abituali, senza ben interiorizzare esempi, come quello citato, che possono cambiare dal profondo i rapporti sociali e individuali. Perché tutto questo?

Leggiamo intanto un passo da alcuni scritti di Mons. Di Bruno: “Ogni cristiano, ogni apostolo, ogni ministro della Parola, ogni figlio della Chiesa non deve andare nella casa del mondo da puro uomo, da uomo ad altri uomini, da fratello ad altri fratelli, da amico ad altri amici, da parente ad altri parenti. Il cristiano deve andare nella casa del mondo portando, come Maria, la pienezza della Trinità. Lui deve andare come vero figlio del Padre, vero fratello e corpo di Cristo Gesù, vero tempio dello Spirito Santo, cioè vero tempio della sua luce, verità, parola, grazia, santità, comunione, unità, gioia, pace, letizia spirituale”. Parole forti e illuminate. Non si vogliono di certo mettere al bando le comuni abitudini quotidiane, ma si intende ricordare al cristiano quale sia il suo straordinario compito nel confrontarsi con l’altro.

Chi crede non può perciò rapportarsi con il prossimo per seminare litigi, menzogne, disgrazie, diavolerie, divisioni, dolori e sofferenza spirituale. Chi è in Cristo aiuta i processi positivi a svilupparsi per il bene comune, partendo anche da un normale legame personale o di gruppo. Il seme, piantato ogni giorno da tutti coloro che non si vergognano del crocifisso, partecipa nel tempo attivamente al germoglio della verità evangelica, necessaria a rimuovere dai cuori le radici che satana rafforza quotidianamente. Quante volte le relazioni a qualsiasi livello sono invece piatte, abitudinarie, pilotate, banali, scontate, usate, malate, perverse, manipolate, ecc. Perché quindi partecipare ad uno schema che garantisce solo il modello sociale che l’uomo, senza Dio, ha in testa di promuovere per governare da sé stesso qualunque rapporto? Vale la pena pensarci!

Egidio Chiarella

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