"Il Grinta", il West dei fratelli Coen è un paese per vecchi e bambine
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"Il Grinta", il West dei fratelli Coen è un paese per vecchi e bambine

sabato 19 febbraio, 2011

IL GRINTA DEI FRATELLI COEN, LA RECENSIONE. Una zitella senza braccio, un sceriffo da baraccone “più vecchio e più grasso”, un ranger ottantenne con troppa forfora. Questo resta degli (anti)eroi dei Coen alla fine de Il Grinta, presentato in apertura del Festival di Berlino 2011. Lo si può scrivere senza che il redattore tema l’arrivo di qualche lettore in formato bounty killer [MORE]arrabbiato per l'anticipazione sul finale. Perché a qualcuno (pochini) sarà pur capitato di leggere il romanzo di Charles Portis – Un vero uomo per Mattie Ross – da cui è tratto il film. Seconda attenuante: chi ha l’occhio pigro, avrà pur visto il film di Henry Hathaway, col truce premio Oscar John Wayne, di cui l’opera dei Coen costituisce il remake. L’ultima spiaggia per i redattori inclini agli spoiler: il finale non conta niente, è un mucchio – selvaggio – di fotogrammi che svaniscono come granelli di sabbia al vento dell’Ovest. Secco come Non è un paese per vecchi. Il finale, eh, non il vento.

Assai più fedele al romanzo che al prototipo di Hathaway – che i Coen dichiarano mellifluamente di non aver nemmeno rivisto – il film deca-candidato agli Oscar narra dell’ostinata ricerca della quattordicenne Mattie Ross (una matura Hailee Steinfeld) allo spietato assassino del padre, Tom Cheney (Josh Brolin). Ingaggia all’uopo quella vecchia pellaccia dello sceriffo Reuben “Rooster” Cogburn (Jeff Bridges): true grit, le hanno detto. Grinta da vendere; e grilletto facile. Ma c’è anche il poliziotto (del west) “buono”, il giovane ranger texano La Boeuf (Matt Damon). Peccato che voglia riportare Cheney in Texas e farlo giudicare per l’uccisione di un senatore, mentre Mattie pretende giustizia nell’Arkansas per onorare la memoria del genitore ammazzato. Il terzetto litiga, si scompone, si ricompone, si ri-scompone. Nella neve, nella sabbia, nel sangue.

L'ECLISSE (DEL WEST) - Il film di Hathaway era ancora un western classico, ma con l’icona Wayne già sbiadita da una patina crepuscolare. Nello stesso anno (1969) usciva Il mucchio selvaggio (The Wild Bunch) di Sam Peckinpah, un western di lercio revisionismo “patinato” di sangue.
2010. Cosa diventa il western nelle mani dei fratelli Coen? Semplice: un film dei fratelli Coen. Di inquietudini, ossessioni, diversioni, misteri, contraddizioni: sensatamente composti in un West senza senso in cui il salvifico diventa selvatico. Un West in cui “i malvagi fuggono quando nessuno li insegue”, come recita biblicamente il prologo in ossequio al Libro dei Proverbi. Il film è la storia di un inseguimento e di una cattura che anziché chiudere il cerchio degli ostinati propositi di Mattie - quanto diversi i suoi aloni puritani dagli aloni di sangue di Calamity Jane! – spengono la narrazione con un senso di incompiutezza. La consueta gestione spiazzante della sceneggiatura consuma in pochi minuti il trapasso dal climax dell’epico duello finale, ll’imprevisto post-vittoria dietro l’angolo (come il tornado di A serious man), fino al desolante epilogo con l’invecchiamento e l’eclisse dei protagonisti. Giustizia è stata fatta: ebbene?

Eppure non è revisionismo, né crepuscolarismo. Nessun mito è demolito, perché nessun mito è esistito. Il quadro dell’umanità, anche alla frontiera tra Arkansas e Texas, oscilla tra burocrazia, contrattazioni, chiacchiere alticce: un sostanziale niente, da cui scaturisce per larghi tratti un western parlato. Che resta senza profeta: Jeff Bridges, da “crazy heart” a “crazy gun”, assomiglierà pure a Sansone con la mascella d’asino, quando si lancia con due pistole contro sei uomini. Ma dov’è il suo popolo? Mattie parte come pulzella d’Orleans e finisce come zitella dell’Arkansas. Matt Damon agglomera nel personaggio di Le Boeuf una voluta serie di stereotipi chucknorrissiani sul duro texano che nel deserto lecca l’acqua dagli zoccoli del cavallo. Tutto passa, “Il tempo ci sfugge”, chiude malinconicamente la protagonista con due lapidi alle spalle. L’epopea del West è riassunta nello striscione dei saltimbanchi di Memphis: “Wild West Show”. È di scena il grande cinema dei Coen, il grande, selvaggio spettacolo del niente.

USCITA CINEMA: 18/02/2011
GENERE: Drammatico, Western, Avventura
REGIA: Joel Coen, Ethan Coen
SCENEGGIATURA: Joel Coen, Ethan Coen
ATTORI: Jeff Bridges, Hailee Steinfeld, Josh Brolin, Matt Damon, Barry Pepper, Paul Rae, Jarlath Conroy, Domhnall Gleeson, Elizabeth Marvel, Ed Corbin, Dakin Matthews, Joe Stevens, Leon Russom, Mary Anzalone, Bruce Green (II), Brian Brown, Mike Watson
FOTOGRAFIA: Roger Deakins
MONTAGGIO: Roderick Jaynes
MUSICHE: Carter Burwell
PRODUZIONE: Scott Rudin Productions, Skydance Productions
DISTRIBUZIONE: Universal Pictures Italia
PAESE: USA 2010
DURATA: 110 Min



Antonio Maiorino
 


Autore
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