Intervista di Rotundo a Mons. Vincenzo Bertolone, Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace
Interviste Calabria

Intervista di Rotundo a Mons. Vincenzo Bertolone, Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace

domenica 12 maggio, 2013

CATANZARO, 12 MAGGIO 2013  - Eccellenza, in una delle relazioni tenute il 20 aprile scorso in occasione del “Cortile dei Gentili”, nell’incontro della nostra diocesi con il card. Ravasi, Lei ha ricordato il valore del “genio femminile”: perché è importante una sua nuova valorizzazione ? 

Le donne non tradirono Gesù, neppure nel momento del processo, della condanna e della
crocifissione.  E le donne, insieme con la Madre di Dio, furono le prime testimoni del Risorto ed anche le prime annunciatrici del mondo nuovo, nel quale Cristo verrà di nuovo nello splendore della gloria, e ci chiamerà a possedere il regno promesso. Una donna non smette mai di cercare la dracma smarrita: invita sempre alla speranza, anche se le nubi all’orizzonte si fanno nere e il futuro non sembra promettere nulla di buono. La Chiesa, anche al cospetto di un declino numerico e all'invecchiamento della popolazione, intende quindi meglio valorizzare il contributo delle donne alla vita ecclesiale.

-In occasione del recente “Forum sull'educazione alla fede dei giovani” organizzato dal Servizio Diocesano per la Pastorale Giovanile , la nostra diocesi ha invitato Stella Morra, Vice presidente del Coordinamento delle Teologhe Italiane, la quale ha parlato dell’apporto femminile all’esperienza ecclesiale come punto d’incontro per una convivenza dialogica e inclusiva e per aggregazioni umane più giuste . Nel nuovo scenario che la Chiesa sta vivendo dopo l’elezione di Papa Francesco, quale può essere , in questo senso, il contributo del femminile ?

Un esempio di apporto femminile e materno è quello che abbiamo ricordato nel nostro “Cortile dei Gentili”: Suor Carolina Iavazzo, che è stata la principale collaboratrice di padre Pino Puglisi nella gestione del centro d’accoglienza “Padre Nostro” da lui realizzato per fronteggiare le povertà del quartiere Brancaccio di Palermo. A Bosco Sant’Ippolito, un piccolo centro tra Bovalino e San Luca, suor Carolina ha fondato nel 2005 il centro “Don Pino Puglisi”. Un posto pieno di giovani, energie e creatività. Uno dei tanti segni di una terra in fermento, che testimonia alla storia come Don Pino Puglisi abbia aiutato tanti giovani ad uscire dal tunnel della paura e dell’ignoranza. Un luogo di speranza, attraverso una pedagogia attiva, coinvolgente, grazie alla preziosa opera della suora: un segno, per cercare di costruire società e comunità più a misura di tutti e capaci di essere inclusive e pacifiche.

- Mi permetta un salto nel tempo: entrerebbero volentieri, crede, nel nostro “Cortile dei Gentili” donne come Caterina da Siena e Hannah Arendt, due voci diverse ma così ricche di “genio”?

Sì, sono due donne diverse per appartenenza storica e per fede, Caterina da Siena e HannahArendt. La prima, che, analfabeta, esortava Papi e potenti perché, scriveva, “governare è amare”. La seconda, filosofa ebrea, che voleva il recupero della “politeia perduta”: la riappropriazione,cioè, del concetto di politica propria della polis greca , legato alla dimensione dello spazio pubblicoattraverso cui l’umanità esprime se stessa nella sua dignità più profonda. >>

-Nella corresponsabilità, possiamo dire ancora oggi, con Paolo VI, che "la politica e' la piu' alta forma di carità”?

Certamente: in diocesi abbiamo ridato vita e fragranza culturale alla “Scuola diocesana di impegno sociale e politico”, che punta a costruire persone che ispirate al Vangelo possano vivere cristianamente e responsabilmente le questioni etico-sociali odierne, perché il divino non è mai in antitesi con l’umano. La nostra modernità avanzata ha legittimamente conquistato una situazione di “autonomia” morale, che tuttavia, non può mai significare definizione assoluta di che cosa sia bene o male o che cosa non lo sia, del tutto indipendentemente dagli orientamenti altrui. In questa capacità di accoglienza, lasciamoci guidare ancora una volta dal “genio femminile” della “benedetta fra tutte le donne”, da Maria, “donna accogliente”, come la chiama il Concilio.

Don Tonino Bello, di cui proprio il 20 aprile scorso si sono ricordati i 20 anni dalla morte, compose una preghiera a “Maria, donna accogliente” : la nostra è una società che vuole recuperare il valore dell'accoglienza, probabilmente perché sente che la vita non è bella se ci si chiude nell’individualismo e nella solitudine; se non si mettono in pratica “etica, religiosità, corresponsabilità”; se non si è accoglienti verso l’altro e il “Totalmente Altro”.

Anna Rotundo delegata parita’ e pari opportunita’ del Movimento Cristiano Lavoratori  [MORE]


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