John Waters: Rock "n" Roll come ricerca dell'Infinito
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John Waters: Rock "n" Roll come ricerca dell'Infinito

venerdì 14 giugno, 2013

LAMEZIA TERME (CZ), 14 GIUGNO 2013 - Arriva a Lamezia Terme, a cura dell’Associazione Diesse la mostra dedicata al rock and roll presentata all’edizione 2012 del Meeting dell’Amicizia tra i Popoli a Rimini nello scorso agosto ed ora divenuta itinerante.

La mostra sarà visitabile dal 15 al 23 giugno presso il Seminario Vescovile (dietro la Cattedrale), tutti i giorni dalle 17,30 alle 22,30.

E’ stata curata personalmente dal giornalista irlandese John Waters, grande esperto di musica rock, 57enne, irlandese, giornalista, scrittore e critico musicale.

Vicedirettore ed editorialista dell’Irish Times, Waters frequenta con una certa regolarità il mondo di Comunione e Liberazione e del Meeting da almeno sette anni.

Secondo Waters «la mostra intende dimostrare e celebrare la presenza del desiderio umano come forza trainante fondamentale della musica, che continua ad affascinare i giovani, utilizzando esempi di canzoni e artisti, che attraversano la storia globale di questo mezzo e sono rimasti tra i più grandi interpreti moderni». E aggiunge: «Nel meglio della musica c’è qualcosa che va oltre il contenuto apparente, qualcosa di sproporzionato che si potrebbe chiamare, secondo la definizione della tristezza di San Tommaso il “desiderio di un bene assente”».

Dove sta andando la musica rock in questo terzo millennio? È ancora in grado di trasmettere un messaggio significativo ai giovani d’oggi? Come si concilia questo genere musicale con il desiderio di infinito? Chiunque si senta stimolato da queste domande, troverà di sicuro interesse la mostra. Il rock che molti ritenevano “la musica del Diavolo” cosa centra con l’Infinito?

Il rock diabolico «è il classico cliché – commentò Waters in un’intervista nei giorni del Meeting - Alla base di ciò vi sono molte ragioni: ragioni storiche (l’idea che alcuni grandi musicisti blues avessero venduto l’anima al Diavolo, ricevendo in cambio una straordinaria abilità a cantare e a suonare) ma anche collegate alla deriva ideologica della cultura odierna, ovvero l’associazione tra il rock ‘n’ roll e la cultura ateistica e secolarizzata di certe società, in particolare in Inghilterra.

Tuttavia è un’affermazione così falsa che si parte dal presupposto che l’idea della “musica del Diavolo” fosse ironica, almeno all’inizio; comunque è un’idea che si intreccia con il senso dell’edonistico che sembra proprio andare a braccetto con lo stile di vita di molte rockstar.

Infatti io vedrei questa sindrome come un esempio del naturale desiderio dell’uomo per le cose grandi, assolute ed infinite, che viene minacciato da questo fraintendimento: nella mostra si terrà conto anche di questo aspetto. Voglio dire che, lungi dall’essere “la musica del Diavolo”, il rock ‘n’ roll rimane il più potente mezzo artistico nella cultura moderna per impegnarsi con la realtà nella sua totalità, come don Giussani ci diceva ripetutamente.»

 

Uno dei pannelli della mostra, quello scritto da Paolo Vites, è dedicato a Bob Dylan.
«Una persona incontrata brevemente, ma il cui ricordo permane per il resto della vita.

Una vita che dopo quell’incontro non è più la stessa e mai lo sarà. Incisa durante le sedute di registrazione per il disco “Time Out of Mind” che nel 1997 segnò il ritorno di Bob Dylan dopo quasi dieci anni di rifiuto di comporre alcunché di nuovo, Girl from the Red River Shore venne incredibilmente lasciata fuori da quel disco e fu possibile ascoltarla solo quasi dieci anni dopo quando venne pubblicata nella raccolta di inediti “The Bootleg Series”.

Ambientata da qualche parte lungo il Red River, il Fiume Rosso di tanti film western, musicalmente procede sui binari di una malinconia ballata dai sapori tex-mex. Dylan la canta rendendo plausibile tutto il senso di incredibile nostalgia e malinconia che la pervade. Come tutte le grandi canzoni, lascia aperta una domanda che il cantante non vuole o non sa risolvere.»

Perché si può essere presi dallo struggimento del bene, del bello (cosa c’è di più bello di una donna bella tra le cose di questa terra? lo diceva anche Shakespeare), con quel senso di tristezza che però è un’ammissione che noi questa bellezza non la possederemo mai, non la possiamo trattenere.

Quello che il cantante lascia percepire è un sentimento che va al di là dell’amore stesso: è nello sguardo di un altro che una persona si sente definita, trova il significato di se stesso (“A volte credo che nessuno mi abbia mai visto veramente eccetto la ragazza della spiaggia del Fiume Rosso”).

Per il protagonista la vita o è ricerca accanita del significato delle cose come quella donna che ha incontrato o è fuga davanti alla realtà: “Qualcuno spegne la luce e si affida al bagliore della luna piena, alcuni di noi spaventano se stessi alla morte nel buio dove volano gli angeli”.
Il fatto di non aver più rivisto quella donna non lo ha invece fermato dal continuare a cercarla e a domandare: “Sono uno straniero in una terra straniera ma so che appartengo a questo posto, vagherò e cercherò e scommetterò per la persona che amo”.

La grazia di un incontro così non la posso ricreare io: “Come vorrei aver passato ogni giorno della mia vita con lei”. Sarà che l’unica possibilità di salvezza viene da un altro mondo (“Le carte che hai in mano non valgono niente a meno che non vengano da un altro mondo” dà un altro significato, cantava in un’altra canzone, Series of Dreams).

Il tono è di quelli che hanno a che fare con la morte e gli angeli.
“Di tutte le belle ragazze che mi volevano una sola ne ho mai voluta e ho provato a farne mia moglie”. Subito, di schianto, ho capito che era lei: “Più vera di un gran sogno che non so dove sia finito lei era vera alla vita, era vera a me”.
Alla fine della canzone Dylan lancia un’altra domanda, anch’essa misteriosa, ma che sembra dare una luce nuova a quanto detto fino a quel momento.

 «C’era un uomo tanto temo fa, dice, un uomo fatto di dolore e scontri, che se qualcuno attorno a lui moriva lui sapeva come ridargli la vita. Sta parlando di Gesù, evidentemente. Non so che tipo di linguaggio usasse o se fanno ancora questo tipo di cose, dice. Ma quell’uomo certo saprebbe come riempire il suo cuore e dare finalmente pace al suo dolore, il dolore di un uomo toccato dalla Bellezza sulle rive del Fiume Rosso.»

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