La verita' storica conduce a quella divina
Fantasticherie del cuore Calabria

La verita' storica conduce a quella divina

mercoledì 12 aprile, 2017

Il Vangelo, bisogna sempre ricordare, non è una fiaba, né un racconto popolare, un romanzo, un saggio storiografico. Esso è purissima rivelazione della verità storica, nella quale è contenuta tutta la verità di Dio. Il sacerdote ci invitava così a riflettere: “Se si smarrisce la verità storica, difficilmente si può giungere alla verità divina”. È, infatti, sempre dalla verità immanente che si giunge alla verità trascendente ed è dalla verità trascendente che si riceve la luce per leggere e comprendere tutta la verità immanente. Si può così affermare che è verità immanente il tradimento di Giuda verso Gesù. È verità immanente che lo abbia fatto per trenta monete d’argento, il prezzo di uno schiavo.[MORE]

È anche verità immanente che, per rimorso del male fatto a Gesù, abbia vissuto la morte degli empi, dei rinnegati, dei grandi operatori di iniquità. È, infine, verità immanente che egli sia stato un ladro. Non sfugge a nessuno che queste verità immanenti non sono espressione di uno qualunque o di uno storico. Le proferisce una persona che ha il conforto dello Spirito Santo. Le dice, prima di tutto, sotto rivelazione, trasformando questa intrinseca verità, in verità assoluta. Mi riferisco a Giovanni l’Evangelista. Altra veridicità non esiste riguardo a Giuda e quindi risultano inutili le trasformazioni romanzesche, che servono solo a confondere la realtà e a travisare il senso alto della storia.

C’è poi un secondo aspetto, che rende più certa l’azione di tradimento dell’apostolo, auto-esclusosi dalla santità dei suoi fratelli. Infatti a questa verità immanente, lo stesso Gesù ne aggiunge una trascendente. Dice di Giuda, in Matteo: “Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!”. Sono parole queste che non appartengono ad un uomo ispirato, sotto dettatura dello Spirito Santo. Esse vengono pronunciate da Dio stesso durante la sacra cena, dal momento che Gesù è vero Dio, vero Figlio del Padre, vero Verbo Eterno Incarnato.  Sono la prova più alta della vera natura storica di Giuda.

L’ultima cena è poi una pagina del vangelo imperscrutabile e affascinante, che mette in evidenza l’avvicinarsi dell’ora più misteriosa del tempo trascorso da Gesù con i suoi discepoli. Leggiamo in Matteo le frasi scambiate tra loro nel primo giorno degli Azzimi: “Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Egli rispose: “Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”. Ci sono luoghi e azioni nella vita di ognuno che non possono essere profanati, né privati della loro imminente missione. Se ciò dovesse accadere si potrebbe mettere in discussione l’impalcatura centrale della storia degli uomini. L’istituzione dell’Eucarestia salva l’uomo, cambia la storia. Nessuno poteva fermare la Pasqua del Signore! Ecco perché le indicazioni per la sua preparazione furono vaghe.
 

 Egidio Chiarella

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