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Lotta al cancro: rivoluzione dal Giappone. Un reagente chimico consente di vederlo a occhio nudo.

Redazione
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Lotta al cancro: rivoluzione dal Giappone. Un reagente chimico consente di vederlo a occhio nudo.
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LECCE 29 NOV. 2011 - Dal Giappone una scoperta scientifica, che alimenta nuove speranze nella lotta al cancro. Ambasciatore di questa possibile rivoluzione è un reagente chimico che a contatto con le cellule cancerose diventa fluorescente e consente di individuarle anche a occhio nudo. [MORE]

Una volta perfezionata, questa tecnica potrebbe consentire di identificare carcinomi di dimensioni ridottissime che oggi ancora sfuggono alla risonanza magnetica e ad altre pratiche in uso.


Dovuta alla reazione chimica innescata dal contatto con un enzima noto come CGT, la fluorescenza regala in circa un minuto alle cellule cancerose una visibilità fino a 20 volte maggiore.
Il reagente alla base del processo porta la congiunta firma di Hisataka Kobayashi, dell’Istituto Giapponese della Sanità, e del professor Yasuteru Urano dell’Università di Tokyo.

“Utilizzato nel corso di un intervento chirurgico – dice quest’ultimo -, il reagente rende le cellule malate immediatamente visibili. Questo riduce sensibilmente il rischio che alcune di queste cellule non vengano individuate e resti quindi un focolaio della malattia”.
Un rischio che – in relazione al cancro alle ovaie -le statistiche quantificano in un terzo di carcinomi, che ancora oggi sfuggono a qualsiasi identificazione. E proprio dall’impianto di cellule di un carcinoma alle ovaie su un topolino è partito l’esperimento del team giapponese.


A test ancora in corso, i ricercatori escludono possibili effetti collaterali del reagente e parlano anzi di tecnica “low cost”, facilmente applicabile in contesto ospedaliero. Le verifiche si concentrano ora sul possibile impiego del reagente per l’identificazione di carcinomi anche ai polmoni, al fegato e al seno.


Per Giovanni D'Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, speranza degli scienziati – e non solo – è che la loro scoperta sia presto applicabile su larga scala.


(notizia segnalata da giovanni d'agata)


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Scritto da Redazione

Giornalista di InfoOggi

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