Mercoledì delle Ceneri. Inizio della Quaresima
Chiesa e Società Calabria

Mercoledì delle Ceneri. Inizio della Quaresima

mercoledì 18 febbraio, 2015

 18 FEBBRAIO 2015 - Vangelo State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. [MORE]

E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

Breve pensiero di riflessione

Con il Mercoledì delle Ceneri ha inizio il tempo di Quaresima. L’augurio è che ciascuno di noi possa portare a compimento i santi propositi assunti per questo tempo di grazia. Occorre una preghiera più intensa, e un serio cammino di verifica del proprio cammino di vita spirituale.
Prima di cogliere l’insegnamento del vangelo diamo uno sguardo a questo rito di austerità.
Sul capo dei fedeli viene imposta la cenere con le parole pronunciate dal sacerdote: «Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris», ovvero: «Ricordati uomo, che polvere sei e polvere ritornerai». Queste parole compaiono in Genesi 3,19 allorché Dio, dopo il peccato originale, cacciando Adamo dal giardino dell’Eden lo condanna alla fatica del lavoro e alla morte: «Con il sudore della fronte mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!». Questa frase veniva recitata il primo giorno di Quaresima, quando il sacerdote segnava la fronte dei fedeli con la cenere. Dopo la riforma liturgica, seguita al Concilio Vaticano II, la frase è stata mutata con la locuzione: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15). Tradizionalmente le ceneri rituali si ricavano bruciando i rami d’ulivo benedetti la domenica delle Palme dell’anno precedente.


Insegna Sant’Agostino: «Il cristiano anche negli altri tempi dell’anno deve essere fervoroso nelle preghiere, nei digiuni e nelle elemosine. Tuttavia questo tempo solenne deve stimolare anche coloro che negli altri giorni sono pigri in queste cose. Ma anche quelli che negli altri giorni sono solleciti nel fare queste opere buone, ora le debbono compiere con più fervore. La vita che trascorriamo in questo mondo è il tempo della nostra umiltà ed è simboleggiata da questi giorni nei quali il Cristo Signore, il quale ha sofferto morendo per noi una volta per sempre, sembra che ritorni ogni anno a soffrire. Infatti ciò che è stato fatto una sola volta per sempre, perché la nostra vita si rinnovasse, lo si celebra tutti gli anni per richiamarlo alla memoria. Se pertanto dobbiamo essere umili di cuore con tutta la forza di una pietà assolutamente verace per tutto il tempo di questo nostro pellegrinaggio, durante il quale viviamo in mezzo a tentazioni: quanto più dobbiamo esserlo in questi giorni nei quali non solo, vivendo, stiamo trascorrendo questo tempo della nostra umiltà, ma lo simboleggiamo anche con un’apposita celebrazione? L’umiltà di Cristo ci ha insegnato ad essere umili: nella morte infatti si sottomise ai peccatori; la glorificazione di Cristo glorifica anche noi: con la risurrezione infatti ha preceduto i suoi fedeli. Se noi siamo morti con lui ‒ dice l’Apostolo ‒ vivremo pure con lui; se perseveriamo, regneremo anche insieme con lui (2 Tim. 2, 11. 12)» (Sermoni, 206, 1).

Per avere la forza di vivere e sostenere le prove (le croci), senza esserne sopraffatti o, peggio, cercando di scappare da esse trovandone altre e di più pesanti, occorrono pratica e allenamento: il tempo di Quaresima è la miglior palestra per il corpo e per l’anima.
Cosa ci insegna il Vangelo di questo giorno santo? Quali sono le regole dell’elemosina, del digiuno, della preghiera? Incominciamo con il dire che nulla è più grande di un uomo che usa misericordia e compassione verso i poveri. L’elemosina è benedetta da Dio e con essa si espia ogni peccato. All’uomo che sa essere misericordioso con i suoi fratelli, Dio concede la felicità anche sulla terra. È come se il Signore gli concedesse di vivere anticipatamente in Paradiso mentre è sulla terra.


Ascoltiamo cosa dice il Salmo: “Felice l’uomo pietoso che dà in prestito, amministra i suoi beni con giustizia. Egli non vacillerà in eterno: eterno sarà il ricordo del giusto. Egli dona largamente ai poveri, la sua giustizia rimane per sempre, la sua fronte s’innalza nella gloria.” (Sal 112 (111).
Gesù vuole che elemosina, preghiera, digiuno e ogni altra opera buona sia fatta sempre con altissima visione soprannaturale. Tutto ciò che viene fatto è per Dio e non per l’uomo. Ogni cosa sia fatta direttamente a Lui, sia fatta per Lui, sia realizzata nel più grande silenzio e riservatezza. Neanche la sinistra deve sapere ciò che fa la mano destra. Se vogliamo la sua ricompensa nel tempo e nell’eternità dobbiamo fare tutto a Lui, anche se lo facciamo ai poveri o a noi stessi, rispettando le sue modalità: quando questo è possibile, neanche il beneficiario deve sapere chi è il suo benefattore.


Noi di cose ne facciamo molte. Ciò che ci dobbiamo chiedere è se li facciamo secondo santità. Spesso, le facciamo in modo sbagliato e, a volte, le facciamo anche alle persone che non ne hanno alcun bisogno. Anche il digiuno è fatto in modo non secondo Dio, perché è fatto per noi stessi e non per il Signore. Come si digiuna per il Signore? Astenendoci noi ogni giorno dal prendere il di più, il superfluo, limitarci all’essenziale e con il ricavato nutrire uno o più poveri. È questo il vero digiuno. Privarsi della carne e comprare del pesce ancora più caro della stessa carne è un digiuno falso. Non si è fatto per il Signore. Lo si è fatto per obbedire ad una prescrizione e tradizione. Se invece ogni giorno ponessimo attenzione a non sciupare nulla, neanche una mollica di pane, per aiutare i poveri e i bisognosi, allora il nostro digiuno sarebbe per il Signore. Dio lo benedirebbe e ci renderebbe felici. Invece si è sempre tristi e sconsolati, perché privi della benedizione del Signore.

Don Francesco Cristofaro
www.donfrancescocristofaro.it


Autore
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