Oggi "Non ci resta che ridere": intervista agli Etruschi from Lakota
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Oggi "Non ci resta che ridere": intervista agli Etruschi from Lakota

martedì 27 gennaio, 2015

VITERBO, 27 GENNAIO 2015 - Il nuovo album degli Etruschi from Lakota si chiama "Non ci resta che ridere", è distribuito da Audioglobe/ The Orchard ed è uscito ieri per Phonarchia Dischi, esattamente come il loro disco d'esordio: "I nuovi mostri". La produzione artistica ed il missaggio sono a cura di Nicola Baronti e le registrazioni si sono svolte presso il White Rabbit Hole Studio. Per l'occasione gli abbiamo posto qualche nostra curiosità.
Buona Lettura![MORE]

 


Da quale presupposti nascono gli Etruschi from Lakota?
Nasciamo da un contesto sociale molto piccolo ma che dispone di grande potenzialità, le zone dove viviamo influiscono molto su quello che siamo. Etruschi From Lakota significa continuare ad andare avanti consapevoli di essere qualcosa di presente e vivo.

Parlateci del vostro singolo, Cornflakes, e come vi è venuta l'idea del "Grande concorso Cornflaks"?
Cornflakes è una parodia di se stessi, perdersi in qualcosa che si vorrebbe essere scontrandosi sempre e comunque con il proprio io.
E' molto imporante conivolgere chi ti guarda sopratutto se hai qualcosa da dire. Cornflakes è un brano per tutti quindi: perchè non giocarci un pò su?

Nei testi appare un forte senso di appartenenza alla vostra terra, se aveste avuto la possibilità dove e come vi sareste immaginati?
Noi stiamo bene dove stiamo, sicuramente ogni parte del mondo ha il suo perchè ma "l'Aia dei Diavoli" (la zona dove siamo cresciuti) è un luogo dove puoi sopravvivere.

Da cosa è contaminato il vostro stile?
Dagli ascolti che facevamo quando eravamo adolescenti: il blues, il rock, l'hard rock insomma rimane quel ricordo di una musica che viene da lontano e nasce da una lotta sociale e umana.
Forse l'unico tipo di musica che si poteva accostare all'idea generale del progetto.

Data la citazione a "Non ci resta che piangere", a vostro parere che cosa sarebbe successo Colombo non fosse riuscito a partire?
Siamo sicuri che sarebbe andata diversamente. L'uomo ha costruito su episodi tragici una parodia della sua storia, un modo di vedere le cose che più gli fanno comodo a scapito di chi è più debole o semplicemente è meravigliosamente diverso.

In soli quattro anni: un ep e due dischi, producete a livelli settantiani, qual è il vostro segreto?
E' un ritmo artisco buono nel senso che ci sono idee e le idee vengono poi elaborate e registrate.
Non ci sono segreti noi: pensiamo, scriviamo, sistemiamo i dettagli e registriamo.

Siete stati la band rivelazione del 2013, in questo nuovo anno che risultato vorreste raggiungere?
Il primo traguardo è personale facendo crescere la consapevolezza che quello che facciamo è giusto e buono. Naturalmente speriamo che il nostro modo di fare musica possa essere ascoltato e apprezzato da tutti, in primis da chi inizia ora a fare questo mestiere.

Salutate i nostri lettori consigliandogli tre dischi da ascoltare?
Area - Arbeit Macht Frei
Alain Johannes – Spark
Eugenio Rodondi – Ocra

 

 


Federico Laratta

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