ONU: Il Re del Marocco invoca alla volonta' e rispetto delle specificità di ogni paese
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ONU: Il Re del Marocco invoca alla volonta' e rispetto delle specificità di ogni paese

venerdì 26 settembre, 2014

27 SETTEMBRE 2014 - Il Re Mohammed VI del Marocco ha lanciato un appello per il rispetto della volontà di ogni paese di edificare il suo proprio modello di sviluppo. “Lancio dell'altezza di questa tribuna un appello per il rispetto delle specificità di ogni paese, nel suo itinerario nazionale, e della sua volontà di edificare il suo proprio modello di sviluppo”, ha affermato il sovrano in un discorso, letto dal capo del governo, Abdelilah Benkirane durante la 69ima sessione dell'Assemblea generale dell'ONU.

Precisando che “ciò vale soprattutto per i paesi in via di sviluppo che patiscano ancora effetti della colonizzazione”, difendendo per l'equità in favore dei paesi in sviluppo, soprattutto in Africa, e per un approccio obiettivo della problematica dello sviluppo in questo continente, sottolineando che “lo sviluppo duraturo non si decreta dalle decisioni o dalle ricette tutte pronte, e che non esiste, in materia, un solo ed unico modello”. “Ogni paese ha un percorso che gli è proprio, secondo la sua evoluzione storica, il suo patrimonio di civilizzazione e le sue risorse umane e naturali, oltre alle sue particolarità politiche e le sue scelte economiche, così come le difficoltà e le sfide che viene ad affrontare”, ha proseguito.

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Ricordando i grandi pregiudizi causati agli Stati dal colonialismo: “Il colonizzatore ha ostacolato il processo di sviluppo durante i lunghi anni in questi paesi. Ha sfruttato le loro ricchezze e le potenzialità dei loro figli, alterando in profondità i costumi e le culture rispettive dei loro popoli. Ha istillato i fermenti della divisione tra i componenti di un stesso popolo, e piantato i germi del conflitto e della discordia tra gli Stati del vicinato. Anche se numerosi anni si sono trascorsi, gli Stati coloniali portano una responsabilità storica per la situazione difficile, talvolta drammatico che vivono certi Stati del Sud, soprattutto in Africa.” SM il Re ha sottolineato, che dopo tutti questi effetti perversi, i paesi occidentali non hanno il diritto di esigere dai paesi del Sud, un cambiamento radicale e veloce secondo un schema straniero alle loro culture, i loro principi e le loro proprie potenzialità, come se lo sviluppo poteva realizzarsi solo con un modello unico: il modello occidentale. Il Sovrano ha chiamato, a questo riguardo, la comunità internazionale a “maggiore realismo e di saggezza nei rapporti con questi Stati”, rilevando che bisogna comprendere le circostanze che hanno segnato i loro rispettivi percorsi verso la democrazia e lo sviluppo.

Il Sovrano ha, tuttavia, sottolineato che “la stabilità non può realizzarsi senza sviluppo, e lo sviluppo è possibile solamente nella stabilità”, rilevando che uno e l'altro sono legati al rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale degli Stati, delle culture e dei costumi dei loro popoli ed alle condizioni assicurate per condurre una vita libera e decente. ”Ho già affermato ad Abidjan nel febbraio scorso che Africa non aveva tanto bisogno di aiuti umanitari ma aveva bisogno di partenariati reciprocamente fruttuosi, insistendo sulla necessita dell’Africa di liberarsi dal suo passato e dei suoi problemi politici, economici e sociali, contando essenzialmente sulle sue proprie capacità per realizzare il suo sviluppo. in questo contesto, il Sovrano ha sottolineato che “il Marocco ha dato una illustrazione tangibile firmando accordi importanti con un certo numero dei paesi africani”.

E di aggiungere che il mondo oggi è all'incrocio delle strade: “o la comunità internazionale porta il suo appoggio ai paesi in sviluppo, affinché possano avanzare ed assicurare la sicurezza e la stabilità nelle loro rispettive regioni, o avremo tutti a sopportare le conseguenze della salita dei demoni dell'estremismo, della violenza e del terrorismo che alimenta il sentimento di ingiustizia e di esclusione, ed ai quali nessuno luogo al mondo potrà scappare.” Conclude il Re.


BELKASSEM YASSINE


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