Discernere il bene dal male
Chiesa e Società Calabria

Discernere il bene dal male

mercoledì 4 marzo, 2015

Viviamo in un mondo in cui non vi è alcuna netta distinzione tra bene e male. Essi sono diventati una cosa soggettiva, cioè idea propria di ogni singola persona. Possiamo affermare che bene e male in sé non esistono più. Ciò che un tempo era detto: “intrinsecamente male, o cosa cattiva per se stessa”, oggi è stato abolito. Tutto è dalla volontà della singola persona, la quale di volta in volta dichiara per sé e per gli altri ciò che vuole che sia bene e ciò che vuole che sia male, con una rapidità più veloce della luce nel cambiamento di ciò che è bene in male e di ciò che è male in bene. È una situazione di vero disastro spirituale e morale. [MORE]


Un mondo in cui il terrore è un bene, il terrorista un martire, l’aborto vita, il divorzio progresso, l’adulterio necessaria esperienza o terapia di guarigione dalla stanchezza procurata dalla fedeltà coniugale, l’eutanasia civiltà, il vizio bontà, l’omosessualità legge dell’essere, l’ateismo vera umanità, la calunnia verità, la menzogna luce, l’inganno saggezza, la stoltezza intelligenza, l’idolatria libertà religiosa, il furto onestà, l’omicidio opportuna potatura, il male in sé santità, non vi è alcuna possibilità di salvezza. Se poi a questo si aggiunge anche l’abolizione della stessa giustizia divina in nome di una misericordia infinita, allora si comprende che siamo messi veramente male.


Se tutte queste cose fossero stile di vita del mondo “pagano”, si potrebbe pensare ad una possente evangelizzazione con l’impiego di ogni mezzo. La Chiesa possiede un esercito innumerevole di “evangelizzatori passivi o in ozio evangelico permanente”. Sarebbe sufficiente lanciare in battaglia tutte queste forze assenti, perché questo mostro mondo si illuminasse di una luce nuova. Invece non si tratta del mondo “pagano”. È proprio il mondo cristiano che così pensa, agisce, vive, crede. Siamo noi, i discepoli di Gesù, che facciamo professione quotidiana di moralità soggettiva. Siamo noi che abbiamo distrutto la verità oggettiva dell’etica e del sano comportamento.


È stato sempre questo il buon combattimento di Dio: insegnare al suo popolo la distinzione oggettiva del bene e del male. Isaia, il profeta della retta fede, così grida, con voce tonante: “Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro. Guai a coloro che si credono sapienti e si reputano intelligenti. Guai a coloro che sono gagliardi nel bere vino, valorosi nel mescere bevande inebrianti, a coloro che assolvono per regali un colpevole e privano del suo diritto l’innocente. Perciò, come una lingua di fuoco divora la stoppia e una fiamma consuma la paglia, così le loro radici diventeranno un marciume e la loro fioritura volerà via come polvere, perché hanno rigettato la legge del Signore degli eserciti, hanno disprezzato la parola del Santo d’Israele. Per questo è divampato lo sdegno del Signore contro il suo popolo, su di esso ha steso la sua mano per colpire; hanno tremato i monti, i loro cadaveri erano come immondizia in mezzo alle strade. Con tutto ciò non si calma la sua ira e la sua mano resta ancora tesa” (Is 5,20-25).


Finché nella comunità cristiana, ad ogni livello, ci si consacra ad una liturgia di plastica, con canti di plastica, a strutture parrocchiali di plastica, a catechismi di plastica, a formazione di plastica, a rapporti di plastica, ad incontri di plastica, non vi è speranza di risurrezione per questo mondo. Plastica siamo e plastica facciamo diventare il mondo. Altro non facciamo che imitare i farisei, i primi trasformatori della Legge di Dio in plastica, in Legge senza vita.


Se vogliamo che le nostre comunità cristiane risorgano e con esse risorga il mondo, occorre partire dalla coscienza del bene del male oggettivi, in sé. Non siamo noi a definire il bene e a decidere il male. Bene e male sono dati da Dio, da Lui stabiliti, fissati con decreto eterno e immutabile. Un bugiardo, un mentitore, un calunniatore, un avaro, un ladro, un adultero, un omicida, un concupiscente, una persona senza scrupoli, un lascivo, un empio, un idolatra, un superbo, un invidioso, è già persona di plastica e tutto trasformerà in plastica, in formalità senza vita. È questo il primo passo per celebrare una Pasqua di risurrezione: lasciarsi educare la coscienza nella netta distinzione tra il bene oggettivo e il male oggettivo e divenire tutti educatori della coscienza altrui con una nostra coscienza retta, santa, delicata, pia, giusta.

Don Francesco Cristofaro

www.donfrancescocristofaro.it


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