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Penati, Tedesco e Papa: sottili differenze di stile

Ivan Zatti
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Penati, Tedesco e Papa: sottili differenze di stile
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ISEO, 22 LUGLIO 2011 - Qualche tempo fa Alfano, neo eletto segretario del Pdl, dichiarava di voler rifondare il partito facendolo diventare in breve tempo il partito degli onesti. Già il dirlo presuppone un qualche dubbio nel merito. In ogni caso, proprio per dimostrare che non servono le parole, o meglio i proclami , ma i fatti, bastano solo alcune considerazioni. In ogni partito ci sono persone più o meno oneste, nessuno comunque si salva dai ladri. L'onestà è spesso una qualità soggettiva, equamente distribuita nei gruppi, nei partiti, come nelle associazioni.[MORE]

Ma se si vuol costruire un "partito degli onesti" si deve, per forza di cose, adottare un qualche comportamento adeguato. Io non so se il senatore Alberto Tedesco possa essere o meno onesto, non lo devo certificare io, ma lo debbono fare i giudici e la legge. Certo è che, per quanto mi riguarda, quando lui stesso si rivolge ai colleghi invitandoli a votare sì alla sua richiesta di arresto, affinché la legge sia libera di fare il suo corso, osservo come almeno in quel momento abbia adottato un comportamento "onesto" di fronte alla giustizia.

Lo stesso accade per quanto riguarda il vice presidente della regione Lombardia, Filippo Penati, coinvolto in una indagine per mazzette. Penati, pur riconoscendosi innocente, ha fatto un passo indietro e si è dimesso dalla sua carica. Né lui, né il suo partito hanno attaccato i giudici o la giustizia, ma hanno coerentemente deciso di difendersi nel processo e non dal processo. Un partito degli onesti in fondo si costruisce così, accettando la legge e anche i processi, oltre al principio dell'uguaglianza dei cittadini. Serve coerenza, serve umiltà e dignità, oltre a toni bassi e rispettosi dei ruoli. Sta qui tutta la differenza. Nessuno crede che tutti gli onesti si collochino all'opposizione e tutti i disonesti al governo.

Certamente è imbarazzante,oltre che sciocco, furbesco e parecchio preoccupante, quando viene inquisito o indagato qualche esponente del Pdl, sentire sempre la stessa storia, quella dei giudici rossi, della giustizia a comando o del solito complotto. L'impressione che se ne coglie è che si abbia la presunzione di essere onesti semplicemente perché non ci si vuole assoggettare alla legge, non rispettandola. Bastava guardare i volti dei parlamentari del Pdl o dello stesso premier una volta visti i risultati delle votazioni per l'arresto di Alfonso Papa. Il corso della legge, il vedere un parlamentare assoggettarsi ad essa, sembrava vissuto come una sconfitta per l'intero partito. Papa , invece in un "partito di onesti" avrebbe dovuto essere invitato a fare un passo indietro e attendere le sentenze. Lo stesso dovrebbe fare Berlusconi. Solo così, con i fatti e non con i proclami, si costruisce davvero il "partito degli onesti", o almeno a me sembra.

Ivan Zatti


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Scritto da Ivan Zatti

Giornalista di InfoOggi

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