Strage Rigopiano - Gli indagati ora sono 23
Cronaca Abruzzo

Strage Rigopiano - Gli indagati ora sono 23

giovedì 23 novembre, 2017

PESCARA, 23 NOVEMBRE – La Procura di Pescara, guidata dal Procuratore Capo Massimiliano Serpi e dal Sostituto Andrea Papalia, ha notificato 23 avvisi di garanzia nell’ambito delle indagini relative alla vicenda dell’Hotel Rigopiano, travolto lo scorso 18 gennaio da una slavina che provocò 29 morti. [MORE]

La Magistratura aveva subito aperto un’inchiesta sull’accaduto per accertare eventuali responsabilità circa l'inidoneità della struttura portante dell'albergo, il luogo della costruzione dell'edificio rispetto al rischio valanghe e il presunto ritardo dei soccorsi a partire dalle comunicazioni della tragedia. In effetti, a seguito di una ristrutturazione del 2007, l’albergo era già stato al centro di un’inchiesta per presunto reato di occupazione abusiva di suolo pubblico, ma gli indagati erano poi stati tutti assolti. Inoltre uno studio geologico risalente al 1999 evidenziava che l’albergo sorgeva effettivamente su una zona a rischio e che forse era stato addirittura costruito sui detriti di una precedente valanga del 1936.

È soprattutto su queste basi che la Procura di Pescara ha avviato le indagini preliminari e già ad aprile sei persone furono iscritte nel registro degli indagati. Tra queste, il Sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, il Presidente della Provincia Antonio Di Marco e l’ex-Prefetto Francesco Provolo, ma anche il direttore del resort Bruno Di Tommaso. Quest’ultimo, in particolare, dovrebbe rispondere di omissione del collocamento di impianti, apparecchi o segnali destinati a prevenire disastri o infortuni sul lavoro, non avendo previsto nel DVR (documento di valutazione del rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori) l'ipotesi di essere colpiti da una slavina. Per gli altri cinque, invece, le ipotesi di reato sarebbero di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose.

Tra i nuovi indagati, invece, figurano anche alcuni funzionari della Regione Abruzzo, poiché, come si legge nell’ordinanza della Procura, “sebbene incombesse su di loro la responsabilità di realizzare la carta delle valanghe per l'intero Abruzzo, essi non si attivarono in alcun modo”. Gli inquirenti, infatti, ipotizzano che se fosse esistita la carta, la località di Rigopiano sarebbe stata riconosciuta come esposta a tale pericolo di valanghe e conseguentemente l'albergo sarebbe stato chiuso per il periodo invernale fino alla realizzazione degli interventi di difesa antivalanghiva previsti dalla normativa per le località a rischio.

Nell’informazione di garanzia notificata oggi sono esplicate anche le cause del decesso delle 29 persone che si trovavano nell’hotel nel momento della tragedia. Si parla di asfissia, ostruzione vie respiratorie e compressioni del torace, violenti traumi contusivi e da schiacciamento a seguito del crollo della struttura, emorragia subaracnoidea traumatica, asfissie da valanga e in presenza di basse temperature. Pertanto, per tutta la catena dei soccorsi, dagli indagati della Prefettura a quelli del Comune di Farindola, sono ipotizzati i reati di omicidio e lesioni plurime colpose.

 

Francesco Gagliardi

 

Fonte immagine: youmedia.fanpage.it


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