Figlio di Davide, abbi pietà di me!
Parola e Fede

Figlio di Davide, abbi pietà di me!

martedì 20 novembre, 2012

Oggi risponde alle due domande di Isabella Russo il sacerdote don Nicola de Luca.

D. Come mai Gesù, tra tanta gente ha sentito il cieco, al quale non badava nessuno, che lo chiamava?

R. Dio guarda dove gli uomini non guardano e distoglie il suo volto lì dove gli uomini posano il loro interesse. La storia è spesso impastata di apparenze, realtà relative ed effimere. Gesù va sempre all’essenza vera delle cose. Non sono le folle ad attrarre Gesù ma i cuori. Cuori desiderosi di conversione, liberazione, guarigione e salvezza. Cuori che anelano alla sorgente della verità e della grazia. Spesso ci si può accostare a Gesù solo per interesse umano, curiosità, superficialità.  

Cristo Signore è conquistato dalla preghiera del cieco: “Figlio di Davide, abbi pietà di me”. Questa è vera preghiera d’invocazione e implorazione. Essa sgorga dal cuore. È autentica, sincera, genuina, concepita e partorita nel grembo del dolore e nella fede nel Figlio di Dio. È vero atto di umiltà dell’uomo che riconosce la propria miseria e finitudine e consegna la vita al Signore della storia e del tempo affinché vi riversi tutta la sua compassione, misericordia e pietà. [MORE]

Il cieco sa che solo Gesù può trasformare le sue tenebre in luce, il suo dolore in gioia, la sua disperazione in speranza. In lui c’è il santo grido della fede che non conosce ostacoli, limitazioni di sorta, umane circostanze. Gesù ascolta questo grido e per la sua fede il cieco guarisce. Pensa anche alla fede dell’emorroissa. Tra tanti che facevano ressa attorno a Gesù e si accalcavano attorno ai lembi del suo mantello solo di una donna egli si accorge. Questa donna ha il coraggio di osare nella fede e nella fede tocca Gesù. Il miracolo si compie. È il tocco della fede.

D. Come dobbiamo fare noi per avere una fede vera come quella del cieco?

R. Per avere la fede del cieco dovremmo imparare innanzitutto l’umiltà cha sa piegarsi di fronte a Gesù e lo riconosce quale unico Signore e Salvatore della propria vita. In secondo luogo la fiducia: affidare al Signore tutto di noi: mente, cuore, anima, pensieri, desideri, corpo, sensi affinché in noi e per noi si compia la divina volontà. In terzo luogo: la perseveranza o costanza nella fede. Non stancarsi mai nel cammino. Non farsi travolgere e sconvolgere dalle circostanze negative o dagli ostacoli che la vita spesso ci riserva.

Don Nicola de Luca

 

Si ricorda che ognuno può porre i propri dubbi, i propri interrogativi scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica [email protected]. Si cercherà di fornire a tutti una risposta.


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