"Hansel e Gretel  - Cacciatori di streghe", dai fratelli Grimm ai fratelli di Lara Croft
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"Hansel e Gretel - Cacciatori di streghe", dai fratelli Grimm ai fratelli di Lara Croft

martedì 14 maggio, 2013

Hansel e Gretel - Cacciatori di streghe di Tommy Wirkola - la recensione.  Metti una fiaba dal potenziale dark, dei brutali fratelli Grimm, nelle mani di un regista noto per lo più per aver diretto un film come Dead Snow, in cui zombie nazisti ibernati si scongelano e fanno una splatter blitzkrieg contro i turisti di una località sciistica: non poteva che venirne fuori qualcosa del genere di Hansel e Gretel – Cacciatori di streghe, ossia un film in formato “turismo dello sguardo”, alias entertainment effettistico, avventuroso e rapido, dal gustoso sapore televisivo alla Buffy, con ammazzastreghe al posto di ammazzavampiri. In fin dei conti, la fiaba popolare moderna si aggiorna per immagini cinematografiche: fattucchiere truccate come le possedute de La casa di Sam Raimi, Hansel come fuoriuscito da Matrix in lunga veste nera alla Keanu Reeves, Gretel simil-Lara Croft. Alla modica cifra di 50 milioni di dollari – tanto è costata la produzione tedesco-americana. Che ne abbia incassati già 55 in America, è segno che questa casa di marzapane da hot dog sia a misura di spettatore.[MORE]

Dove eravamo rimasti – o meglio, dov’erano rimasti i Grimm? Hansel (Jeremy Renner) e Gretel (Gemma Arterton) sono abbandonati nel bosco dal padre ed adescati da una strega che intende cucinarli. È storia nota l'epilogo nella fornace, mentre il ricamo ex post di Tommy Wirkola è nel fare dei fratellini, cresciuti, due spietati ed iper-esperti bounty killers. La grana da risolvere per incassare altro grano è in un paesino in cui sono spariti 11 bambini: c’è puzza di strega. Nella caccia sono aiutati da Ben, giovane fan\apprendista, e da Mina, strega bianca dai capelli rossi, che i due hanno salvato dall’ingiusto rogo appena in tempo. Ma è anche una caccia al loro passato, ed al trauma infantile dell'abbandono dei genitori.

Avere per le mani Jeremy Renner (The Hurt Locker di K. Bygelow) e Gemma Arterton (Tamara Drewe di S. Frears) vuol dire che mezzo lavoro è già fatto. L’altra metà, però, non riesce benissimo, anche se l’artigianalità un po’ maldestra s’intona col tenore rustico dell’opera. Lo splatter contenuto ma compiaciuto ed i duelli in boscaglia da wuxiapian, fino alla mezzanotte di fuoco col pool delle fattucchiere, imprimono ad Hansel e Gretel – Cacciatori di streghe quella piana immediatezza da prodotto commerciale. Che diventa – ammettiamolo – birbonesco b-movie a fronte dell’imbarazzante sceneggiatura, con dialoghi dalla rigidità di un Hocus Pocus; del montaggio spaesante, specie in campo e controcampo, con stacchi meno riusciti di quelli delle teste e degli arti delle streghe; dei combattimenti stessi, in cui tra tante mirabilie della pseudo-tecnologia ottocentesca, nei momenti culminanti del confronto fisico il colpo segreto è una gragnuola di pugni nello stomaco. Goffaggini, come la scena - in cui, però, non si può non sorridere - che vede Gemma Arterton\Gretel rianimare un troll, con uno strano marchingegno che somiglia ad una tagliola, ma che funziona da defibrillatore ante-litteram: un incolto che rasenta il cult.

Per fortuna, il regista Wirkola riesce a non prendersi troppo sul serio nonostante il budget pompatissimo. Così, l’aggregarsi di Ben e del troll nella task force anti-streghe compone un’allegra brigata da videogame più che una compagnia dell’anello di serissimo fantasy; l’Hansel diabetico che si spara le siringhe d’insulina è una boutade consapevole, distante dal siero di Blade come dal reattore rianimatore nel petto di Tony Stark; le ansie da terapizzare di Gretel, che vuole scoprire la verità sui genitori, non sfociano nel dramma – sarebbe stata un’ambizione sopra le righe – ma si confinano in una piattezza giustamente interrotta solo dalla prominente scollatura di Gemma Arterton; il troll simil-Shrek non diventa, come pure si era temuto ad un certo punto, un Quasimodo o una Bestia disneyana innamorata della Bella. Meno male che anche la storia tra Mina ed Hansel s’insabbia nell’azione, senza melodrammi sussurrati a lume di torcia. Per dirla in stile cantautori nostrani, “e va bene così: senza parole”: perché fondamentalmente è rock, anche se grezzo.

Con uno script senza capo né coda, a ben vedere tra le transizioni meglio riuscite ci sono i titoli di testa e quelli di coda: i primi, con fiamme che avvolgono incisione d’epoca animate e ritagli di giornale sui fratelli cacciatori di taglie; gli ultimi, dopo un epilogo nel deserto che denuncia la natura “spaghetti western” della banda, e ralenti spettacolistici, si risolvono nel campionario tridimensionale, anch’esso fiammeggiante, delle armi di Hansel e Gretel, un arsenale tra balestre e pallottole, un po’ fantasy un po’ Winchester ’73. Fine, virtuale: in tre sensi. Il primo è che si lascia intendere di un secondo capitolo; il secondo è che l’effetto 3D sfonda lo schermo; il terzo è che Gemma Arterton, ripresa dal basso col truce mirino in faccia allo spettatore, è definitivamente mutata in Lara Croft. Onestamente accattivante, come il film di Tommy Wirkola.

Titolo originale: Hansel & Gretel: Witch Hunters
Interpreti: Jeremy Renner, Gemma Arterton, Famke Janssen, Pihla Viitala, Peter Stormare, Derek Mears, Thomas Mann
Origine: Germania, USA, 2013
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 88'

Antonio Maiorino
 


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