Lavoro sommerso, in Italia sono circa 3 milioni i lavoratori in nero
Economia Lombardia

Lavoro sommerso, in Italia sono circa 3 milioni i lavoratori in nero

giovedì 6 ottobre, 2011

MILANO, 06 OTTOBRE 2011- In base ai dati elaborati dalla Cgia di Mestre, sarebbero circa 3 milioni i lavoratori in nero presenti in Italia. Come ha evidenziato Giuseppe Bortolussi,segretario della Cgia di Mestre, "L'economia sommersa ha ormai assunto connotati molto preoccupanti. Tuttavia, le differenze territoriali sono evidentissime. Oltre il 40% dei lavoratori in nero, del valore aggiunto prodotto dall'economia sommersa e del gettito di imposta evasa, sono riconducibili alle Regioni del Mezzogiorno, mentre il Nordest, sempre additato come un'area ad alta vocazione al sommerso, è la macro area meno interessata da questo fenomeno. [MORE] 

Per gli esperti, i lavoratori in nero "producono' quasi 100 miliardi di Pil irregolare (pari al 6,5% del Pil nazionale), pari a 42,7 miliardi di euro all'anno in meno per le casse dello stato. In particolare, in termini pro-capite, le imposte evase medie in capo a ciascun cittadino italiano ammontano a 709 euro.Non stupisce che le regioni più a rischio siano quelle del Mezzogiorno.

 

La Regione più esposta, secondo i dati della Cgia è la Calabria che presenta poco più di 184.000 lavoratori in nero e un’incidenza percentuale del valore aggiunto da lavoro irregolare sul Pil pari al 18,3%. Questa situazione, secondo l’elaborazione della Cgia, si traduce in 1.333 euro di imposte evase in capo a ogni singolo residente della Regione Calabria. La Lombardia sembra essere la Regione meno colpita con 418.138 lavoratori in nero e un’incidenza percentuale del valore aggiunto da lavoro irregolare sul Pil pari al 4,5%, pari a 619 euro evase per singolo residente.

Conclude Bortolussi, “Con la presenza del sommerso la profonda crisi che sta colpendo il Paese ha effetti economici e sociali meno devastanti di quanto non dicano le statistiche ufficiali. In particolar modo al Sud, possiamo dire che il sommerso costituisce un vero e proprio ammortizzatore sociale. Sia chiaro – prosegue Bortolussi – nessuno di noi vuole esaltare il lavoro nero spesso legato a doppio filo con forme inaccettabili di sfruttamento, precarietà e mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro. Tuttavia, quando queste forme di irregolarità non sono legate ad attività riconducibili alle organizzazioni criminali o alle fattispecie appena elencate, costituiscono in questi momenti così difficili un paracadute per molti disoccupati o pensionati che non riescono ad arrivare alla fine del mese.”

 

Rosy Merola


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