Mai una religione della distinzione, differenza, separazione!
Fantasticherie del cuore Calabria

Mai una religione della distinzione, differenza, separazione!

lunedì 21 settembre, 2015

21 SETTEMBRE 2015 - Per molti spesso è una buona cosa poter contare su una religione dell’uomo, fondata solo sui pensieri della terra, esclusi i pensieri di Dio. Perfetta conduzione organizzativa e scenografica, tale da attrarre l’attenzione della gente distratta. In tanti purtroppo partecipano con questo spirito alle funzioni della nostra confessione religiosa, sicuri di essere dei buoni e attenti fedeli. La tradizione, le ricorrenze, gli impegni sociali connessi, spesso sono l’asse portante di una manifestazione di fede, che non da spazio ad una vera conversione del cuore, obbedendo alla Parola di Dio e osservando le sue leggi. Si torna indietro fino al tempo dei farisei, dei dottori del Tempio, per i quali ogni pubblico peccatore era uno scomunicato, un reietto, un abbandonato da Dio, un lebbroso spirituale, dal quale si doveva stare a distanza.  [MORE]

Gesù invece non solo non se ne sta lontano, passa, vede Matteo seduto al banco delle imposte e lo chiama per fare un suo discepolo: “Seguimi!”. Ogni azione compiuta da Gesù mette a dura prova la religione del corpo e lo stesso Matteo, prima esattore delle tasse, si trasforma da peccatore in un datore del vero Dio. È chiaro che ci troviamo su una nuova strada che rivoluziona il mondo e che ribalta il messaggio di fondo di quei credenti, che fanno della religione uno strumento di potere e di pressione sulla gente. Il risultato si può ben intuire! Si diventa complici di un messaggio che non redime, ma che opprime. Il vangelo di oggi ci insegna che la religione di Cristo è invece nella perfezione. Non esclude, accoglie. Non allontana, chiama. Non respinge, attrae. È una religione che dona speranza, non crea disperazione. Costituisce gli uomini fratelli, non li pone gli uni contro gli altri. In essa tutti ci si siede allo stesso tavolo.

Non vi sono tavoli separati: quelli per i sani e quelli per i malati, quelli per i santi e gli altri per i peccatori. Questo tempo, dinnanzi ai drammi che stiamo vivendo, può solo salvarsi attraverso una fattiva condivisione cristiana, che superi ogni tipo di resistenza umana e si sleghi dai vincoli che l’uomo ha costruito per ottenere esiti a lui compiacenti. Quale filosofia politica ispirata o religione, lontani dal pensiero evangelico, chiedono all’uomo di mettersi al servizio del prossimo per donare salvezza e redenzione? In quale confessione Dio si pone, anzitutto, a servizio di ogni essere umano, pur se nel peccato, per indirizzarlo verso la luce? In Matteo leggiamo: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori”. Il fariseo antico o moderno è viceversa contro questa impostazione di libertà e di uguaglianza reale.

Lui sostiene la religione della distinzione, della differenza, della separazione tra peccatori e giusti. Il condannato dalla vita resta così per sempre maledetto e mai potrà avere possibilità di rinascere. Si tratta di una falsa religione che non aiuta, non apre le finestre per far uscire il buio; classifica un modo d’essere una volta e per sempre. Chi ha sbagliato ha di continuo bisogno di tutta la grazia, perché si possa convertire. Alla grazia Cristo ha accomunato la verità. Perdonare chi ha commesso anche errori molto gravi non significa certo farlo rimanere nello stato iniziale, non servirebbe a nulla! Il perdono redime chiunque apra le porte al cambiamento interiore, inaugurando una nuova stagione dei pensieri e delle azioni nella fede convinta. Un cammino da nuovi apostoli del Signore. La religione cristiana è perciò dalla parte opposta della distinzione, differenza, separazione e mai priverà l’uomo della speranza del perdono, senza illuderlo di poter rimanere peccatore.


Egidio Chiarella
www.egidiochiarella.it
[email protected]
 


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