Presidente della Cec Mons. Vincenzo Bertolone. "Ora e sempre resilienza"
Chiesa e Società Calabria Catanzaro

Presidente della Cec Mons. Vincenzo Bertolone. "Ora e sempre resilienza"

domenica 19 aprile, 2020

La vera rivoluzione capace di dare al mondo un altro volto, mai prima vista seppure cercata tra le pagine della propria quotidianità, è quella stampata da secoli nel DNA degli esseri umani o come meglio si ami dire nel cuore e nella mente dei singoli individui. Si può rischiare la non conoscenza di quanto atteso, godendo e soffrendo comunque lungo le linee che si avvicinano o si allontanano al suo traguardo. Tutto ciò che è del Signore, anche se è intercettabile da subito nella sua grandezza infinita, è nel tempo che andrà a costruire passo dopo passo la strada portatrice del frutto maturo.

La conversione e la evangelizzazione sono assieme la sintesi perfetta del percorso da compiere che apre nel concreto al respiro degli angeli. Non è quest’ultimo lo spot avvincente di una favola qualsiasi, in cui tutti vissero felici e contenti, ma l’annuncio di una favola diversa non spinta a tutti i costi alla risoluzione benigna delle cose, senza prima osservare e possedere per i giorni a venire il profumo del seme divino che precede l’azione finale di ogni storia umana.

Tutti si è allora nel profondo angeli dormienti da scuotere, svegliare, avvertire, chiamare, sentire, smuovere, abbracciare, amare. Lo si faccia quindi, specie in un periodo di paure, incertezze, dolori, dubbi istituzionali e personali. Il teologo recepita la conversione del cuore del singolo lo spinge alla evangelizzazione che dinnanzi all’avanzare del coronavirus significa recepire e rispondere anche alla solitudine altrui. Ma è difficile essere parte attiva della missione evangelizzatrice? Il teologo risponde scavando in fondo:

“La missione evangelizzatrice non è compiuta solo dalla bocca del cristiano, ma anche dal cuore, dalla mente, dalla volontà, dai desideri, dai sentimenti, dalle mani, dai piedi, dagli occhi, dal corpo. Missionario di Gesù non è una parte del cristiano, ma è tutto il cristiano. Il cristiano evangelizza camminando, guardando, ascoltando, osservando, vedendo, toccando, parlando, agendo, vivendo. Ogni azione del cristiano è di tutto l’uomo, non di una parte di esso. Per questo è necessario che tutto l’uomo sia portato nel Vangelo e non solo una parte di esso. Ecco come l’Apostolo Paolo ci insegna come portare noi stessi nel Vangelo. Tutto noi stessi, non una parte di noi”.

Per dare bisogna donarsi. È in questo gesto quotidiano spirituale e materiale che si costruisce la vera solidarietà umana cambiando l’uomo dal di dentro. Quello che scrive San Paolo ai Romani, (12,9-21), suggerisce una nota teologica, potrebbe essere la traccia di fondo per una sana crescita spirituale. Un programma per la vita da curare e tutelare in modo costante, Solo così i risultati arriveranno chiari e senza ambiguità. Si legga e si faccia proprio questo programma paolino, offrendolo con amore, come fosse un manuale giornaliero, a sé stessi ed a tutti i conoscenti possibili.

“La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità”. Un primo brano dove trionfano il bene e l’affetto fraterno. La società è carente in questa direzione e questo invito universale può provocare uno scossone interiore senza precedenti. La pigrizia è nemica dell’altro, allontana il fervore dello spirito e il desiderio di speranza. Va eliminata.

 “Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi”. La lezione spirituale, pietra preziosa per tutti in questi tempi, continua puntando sulla forza della benedizione e sulla certezza della non auto celebrazione, facendo dell’umiltà un baluardo d’appoggio e di condivisione con la energia spontanea della gioia altrui.

 “Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti”. San Paolo è convinto che dinnanzi al male non si debba reagire producendo altro male. Nel tempo esso tornerà al mittente con le conseguenze naturali che si andranno a subire. Solo il bene e la pace sono compagni sicuri. Oggi. Sempre.

“Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all’ira divina. Sta scritto infatti: Spetta a me fare giustizia, io darò a ciascuno il suo, dice il Signore. Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, accumulerai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene”.  La lezione dell’apostolo si chiude insegnando l’arte della reazione in amore. Niente vendetta, ma un supplemento di bene per vincere il male. Placare la sete e la fame degli avversari è poi un atto evangelico sublime, fuori da ogni contesto privo di amore per il prossimo. Un inno alla vita che in tempo di coronavirus diventa uno strumento  di salvezza.

Il cristiano deve alla fine raggiungere e tutelare la sua conversione, ma non può tornare indietro smantellando ciò che ha conquistato. Sarebbe un vero reato, un atto d’ingiustizia di fronte al cielo e la terra. Si legge in proposito: “Mai ci si potrà distrarre, neanche per un attimo. Altrimenti si cade e si torna indietro. Il cristiano non solo deve impegnarsi con tutte le sue forze perché una volta che è progredito in qualcosa mai più torni indietro”.

La storia ci insegna che il popolo di Dio rinnegò il pane e l’aiuto del suo Signore per onorare gli idoli in metallo, bruciando secoli di lavoro e di fede che avevano costruito un futuro di libertà. Si scavi invece dentro l’animo lontano da ogni tentazione e si risvegli l’angelo che c’è nell’uomo.

Lo si faccia partecipare alla vita di ogni giorno senza vergogna e si capirà che i miracoli, quelli veri, possono avvenire come frutto della conversione e della evangelizzazione abilitati a rinnovare l’essere umano, abolendo in lui gli innumerevoli traumi del male. Ricordarsi infine che si è tutti angeli dormienti mette in moto una rete di protezione permanente intorno ad una comunità e ad ogni singola persona.

Una difesa sicura spesso disattivata per la quotidiana insipienza umana. Svegliare l’angelo che è nell’uomo è invece la vera risposta efficiente e liberante per una società pronta a recepire solo l’oscuro che la circonda. È la buona azione da compiere con costante impegno giornaliero. L’angelo non rifiuta mai la chiamata se avverte nel cuore del suo compagno il profumo del vangelo. Esce subito allo  scoperto e le cose avverse e negative si traducono in giustizia e verità.


+ Vincenzo Bertolone


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