Processo escort Bari - ricorso a Consulta su legge Merlin
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Processo escort Bari - ricorso a Consulta su legge Merlin

martedì 6 febbraio, 2018

BARI, 6 FEBBRAIO – Colpo di scena nel secondo grado del “processo escort”: la Terza Sezione della Corte d’Appello di Bari ha sospeso il giudizio, inviando gli atti alla Corte Costituzionale dopo aver accolto l’istanza presentata dai difensori degli imputati Gianpaolo Tarantini, Sabina Began, Massimiliano Verdoscia e Peter Faraone. Si tratta del più noto filone del processo che ha coinvolto trentuno ragazze che sarebbero state reclutate per intrattenere gli ospiti di alcune serate tenutesi tra il 2008 ed il 2009 nelle varie residenze dell’ex-Premier Silvio Berlusconi. [MORE]

Secondo i pm della Procura di Bari, Eugenia Pontassuglia e Ciro Angelillis, le giovani sarebbero state in particolare indotte a prostituirsi a Palazzo Grazioli, a villa San Martino, a villa Certosa e ad Arcore, dopo essere state convinte dal Tarantini. Secondo gli inquirenti, quest’ultimo avrebbe infatti pagato viaggio e spese di soggiorno, fornito automobili per raggiungere le residenze dell’ex-Presidente e dato indicazioni sull’abbigliamento da indossare a tutte e 31 le ragazze coinvolte, retribuendo poi ciascuna di esse per le prestazioni sessuali fornite. Per questi motivi, l’imprenditore barese era stato già nel 2012 rinviato a giudizio con l’accusa di agevolazione, induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. In cambio del “favore”, Tarantini avrebbe potuto poi ottenere corsie privilegiate in alcune gare d’appalto, sia pubbliche sia private, anche fuori dal territorio della regione pugliese.

In primo grado, tutti e 4 gli imputati erano stati condannati per reclutamento e favoreggiamento della prostituzione, dopo che i giudici del Tribunale di Bari avevano rigettato l’eccezione di incostituzionalità, già allora presentata dagli avvocati difensori (Nicola Quaranta e Raffaele Quarta per Tarantini, Ascanio Amenduni e Nino Ghiro per Verdoscia). La Corte d’Appello ha invece ritenuto non manifestamente infondata e rilevante ai fini del processo la presunta illegittimità costituzionale della legge Merlin (che dal 1958 regola il fenomeno della prostituzione nel nostro Paese) nella parte in cui prevede come reato il reclutamento ai fini della prostituzione anche quando si tratta di donne che scelgono liberamente e volontariamente di prostituirsi, prospettando, in altre parole, una presunta violazione dell’art. 13 della nostra Carta Costituzionale, ovvero della libertà personale inviolabile.

Il sostituto procuratore generale Emanuele De Maria aveva espresso parere contrario sull’istanza, affermando: “La prostituzione è un lavoro che fa soffrire chi lo esercita: per questo, che lo si eserciti in locali di lusso o per strada, la sostanza non cambia” – sottintendendo, in pratica, che chi si prostituisce rinuncia alla libertà di autodeterminarsi o comunque non ha la possibilità di compiere una scelta pienamente libera e volontaria. L’obiettivo dei legali difensori, invece, è quello di “stimolare una verifica sul grado di libertà delle escort, la cui attività rappresenta un fenomeno diverso da quello delle prostitute-schiave, oggetto della legge Merlin, un fenomeno all’epoca inesistente o sconosciuto”. Gli avvocati sostengono, in pratica, la necessità di rivedere la configurazione del reato alla luce di un’evoluzione storica e culturale che avrebbe avuto il fenomeno nel nostro Paese negli ultimi 60 anni, per stabilire se la libertà della donna possa oggi comprendere anche la possibilità di disporre o addirittura fare commercio del proprio corpo.

Dopo il voto del 4 marzo, peraltro, il Tribunale di Bari deciderà anche sulla posizione di Silvio Berlusconi oltre che di Valter Lavitola (ex-direttore de L’Avanti), per i quali è prospettata l’ipotesi di induzione a rendere false dichiarazioni all’autorità giudiziaria, in quanto avrebbero pagato Tarantini perché mentisse ai pm baresi che indagavano appunto sul caso-escort. L’udienza preliminare, che doveva tenersi lo scorso 26 gennaio, è stata rinviata dal gup Rosa Anna Depalo, su istanza presentata dal difensore dell’ex-Presidente del Consiglio, l’avvocato Francesco Paolo Sisto; “Abbiamo chiesto un differimento a data successiva al voto – aveva spiegato il legale – affinché Berlusconi e Forza Italia non ricevano vantaggi sul piano elettorale in caso di proscioglimento, ma nemmeno subiscano danni in caso di rinvio a giudizio”. La prossima udienza si terrà dunque l’11 maggio per le repliche dell’accusa, mentre il 14 ed il 18 maggio si darà spazio alle controrepliche dei difensori e vi sarà poi la decisione del gup a conclusione del procedimento, con l’eventuale rinvio a giudizio.

 

Francesco Gagliardi

 

Fonte immagine: thesocialpost.it


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