Vangelo del giorno: So io che cosa farò. XXV Domenica T. O. Anno C
Parola e Fede Lazio Roma

Vangelo del giorno: So io che cosa farò. XXV Domenica T. O. Anno C

martedì 17 settembre, 2019

La vita di ogni uomo si compone di due momenti, di un presente e di un futuro, del tempo e dell’eternità. È verità che nessuno potrà mai negare o mettere in dubbio. Che il futuro sia il frutto del presente anche questa verità che cade sotto gli occhi di tutti. Vizi e peccati della fanciullezza incidono profondamento nel futuro di una persona. Oggi si vive il presente nell’ozio, nella trasgressione, nella droga, nell’alcool, in ogni dissipazione, si annega il presente nel male fisico e morale. Molti vizi giungono fino a modificare geneticamente lo stesso corpo. Poi quando si aprono gli occhi è troppo tardi per vivere secondo verità, sapienza, amore, grande carità il nostro tempo. Altro gravissimo peccato dei nostri giorni è la privazione della vita di tutti i fini essenziali stabiliti da Dio e al loro posto aver dato ad essa fini secondari di vanità, trasgressione, futilità, stoltezza, insipienza. Così l’essenza è divenuta accidente. L’accidente è divenuto essenza. La vanità fine primario. Il raggiungimento della nostra perfezione morale, spirituale, fisica è stato reso addirittura non fine.

Queste cose sono il frutto dell’idolatria. È l’idolatria infatti che ha il potere di non conservare più nulla nella sua verità di origine. Così il Libro della Sapienza: “Celebrando riti di iniziazione infanticidi o misteri occulti o banchetti orgiastici secondo strane usanze, non conservano puri né la vita né il matrimonio, ma uno uccide l’altro a tradimento o l’affligge con l’adulterio. Tutto vi è mescolato: sangue e omicidio, furto e inganno, corruzione, slealtà, tumulto, spergiuro, sconcerto dei buoni, dimenticanza dei favori, corruzione di anime, perversione sessuale, disordini nei matrimoni, adulterio e impudicizia. L’adorazione di idoli innominabili è principio, causa e culmine di ogni male. Infatti coloro che sono idolatri vanno fuori di sé nelle orge o profetizzano cose false o vivono da iniqui o spergiurano con facilità” (Sap 14,23-28). L’idolatria priva l’uomo di ogni sapienza, intelligenza, scienza, conoscenza circa la conduzione secondo verità della propria vita. Anziché condurla verso il sommo bene, la orienta verso il sommo male che è la sua perdizione eterna. L’idolatra fa di un uomo un essere senza cuore, senza mente, senza corpo. Nessun cammino verso la salvezza. Nell’idolatria l’uomo è governato dall’istinto, dal peccato, dal vizio, dalla cattiveria.

Diceva anche ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

L’amministratore infedele sa cosa fare a suo vantaggio prima e cosa fare a suo profitto dopo. Sa come assicurarsi un futuro che sia per lui privo di ogni inconveniente. Usa i beni del suo padrone a suo totale beneficio. Questa è la sua scaltrezza. Scaltrezza che è anche ammirata dal suo padrone. Gesù si serve di questa parabola per dare a noi alcuni insegnamenti essenziali, necessari per giungere alla conquista del nostro futuro eterno. Primo grande insegnamento e prima grande verità: tutta la terra e quanto vi è in essa, tutta la creazione è del Signore. Il sole è del Signore. La pioggia è del Signore. I venti sono del Signore. Gli alberi sono del Signore. Gli animali sono del Signore. Anche l’uomo è del Signore. Secondo grande insegnamento e seconda grande verità.

Il Signore ha dato tutti questi beni all’uomo perché se ne serva secondo la sua volontà. La volontà di Dio secondo la quale la vita va vissuta è tutta manifestata nella Legge, nei Profeti, nei Salmi, nel Vangelo, nella Parola degli Apostoli. Terzo grande insegnamento e terza grande verità. Ogni uso del bene della terra deve produrre il nostro bene eterno. Come produrrà il nostro bene eterno? Se viene usato secondo giustizia e con grande, anzi grandissima carità, condividendo con i poveri e i bisognosi del mondo quanto supera al nostro bisogno quotidiano, bisogno quotidiano non dettato dai vizi, che sono un abisso senza fondo, ma dalla conquista di tutte le virtù. Solo la persona virtuosa sa come trasformare i beni del tempo in beni eterni. La persona carica di vizi, immersa nell’idolatria manca di questa scienza e si incammina verso la sua perdizione eterna. Non ha futuro con Dio.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fate che siamo persone rivestite di ogni virtù. Sapremo cosa fare.
Notizia segnalata da (Homilyvoice)

  


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