Venerdi della seconda settimana di Pasqua: Lo seguiva una grande folla
Parola e Fede Lazio

Venerdi della seconda settimana di Pasqua: Lo seguiva una grande folla

venerdì 28 aprile, 2017

 Di solito, appena finivano le celebrazioni delle feste tutti i pellegrini, in carovana, ritornavano alla propria città, o paese, o villaggio. Migliaia di persone sono dietro a Gesù, afferrati dalla sua persona e dai segni che faceva. E il miracolo di oggi è davvero un grande segno. Meditiamo insieme il Vangelo del giorno.
Vangelo (Gv 6,1-15)[MORE]


Dopo questi fatti, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli.


La folla lo seguiva perché aveva posto la speranza in Lui. Lo sapeva un taumaturgo. Lo vedeva un operatore di miracoli. Molti infatti erano i segni che Gesù compiva sugli infermi.
Certe malattie a quei tempi erano invincibili. Gesù invece le vinceva con estrema facilità. A Lui bastava una sola parola. Dai segni molti passavano alla fede in Lui come Profeta di Dio. Al di là di tutto la folla vedeva Gesù come un operatore di bene. Dove si opera il bene lì c’è anche l’uomo che accorre. Tutti hanno bisogno di un qualche bene: o per l’anima, o per lo spirito, o per il corpo. Tutti hanno bisogno di speranza.
Gesù sale sul monte. Il monte è silenzio, solitudine, ma soprattutto vicinanza con Dio.


Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?».
Dio è carità. Il cuore di Gesù, ricolmo della santità di Dio, è anch’esso carità. La carità non si dona pace finché l’altro è nel bisogno, nella necessità, nella privazione, nell’indigenza, nella fame, nella nudità, nella sete, nella malattia.


Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Filippo è ancora un uomo della terra perché pensa secondo la terra. La folla è numerosissima. Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo.


Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Elia aveva sfamato o nutrito una sola vedova con una goccia d’olio e un pungo di farina. Eliseo cento persone con venti pani d’orzo. Ora cosa farà Gesù? Gesù risponde ad Andrea e a Filippo: “Fate sedere tutta questa folla”. solo gli uomini sono circa cinquemila. Sono cinque per mille. Preso in senso simbolico il numero è altissimo. Ci sono cinque pani. Ogni pane è come se dovesse sfamare mille persone.


Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto».

Gesù prende i pani. Rende grazie a Dio. Gesù chiede al Padre nella preghiera silenziosa, del cuore, che moltiplichi i pani. A voce alta ringrazia il Padre per averlo ascoltato. Gesù ha una fede che ringrazia per il miracolo avvenuto quando il miracolo ancora deve compiersi. Risultato: Tutti mangiano a volontà: “Finché ne vollero”. Non c’è alcun limite nel saziarsi e nello sfamarsi. Il miracolo è completo e abbondantissimo.
Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Nella carità si dona a Dio il poco che abbiamo. Dio ci sazia e ci restituisce quanto gli abbiamo dato con il molto. Il molto di Dio è infinito. Basta a saziare le dodici tribù di Israele. Basta a nutrire l’intera Chiesa fino alla consumazione dei secoli. Questa fede dobbiamo noi possedere, se vogliamo essere persone dalla perfetta carità.
La fede è questa ed è una sola: mettere sempre a disposizione della carità quel poco che abbiamo. La fede è anche questa: sapere che il poco che noi abbiamo lo doniamo a Dio, non agli uomini. La fede che dobbiamo avere infine è questa: Dio ci ridona quello che gli abbiamo dato sempre in maniera sovrabbondante.


Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.


Don Francesco Cristofaro


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