"Bella e perduta" di Pietro Marcello, la fiaba con la fiamma dello sguardo
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"Bella e perduta" di Pietro Marcello, la fiaba con la fiamma dello sguardo

lunedì 7 dicembre, 2015

BELLA E PERDUTA DI PIETRO MARCELLO, la recensione. Un cinema fuori fuoco, fuori dagli schemi, per una storia indefinibile tra documentario e fiaba, tra terra dei fuochi e fuoco dello sguardo.

Vallo a raccontare un film come Bella e perduta di Pietro Marcello, che nella propria libertà creativa, fuori da ogni formula mainstream, diventa un film tutt’altro che agevole da definire, eppure così magnetico.

Vallo a spiegare, innanzitutto, ai compilatori di schede e dizionarietti, che alla voce “genere” si troveranno di fronte al primo rebus: un documentario? Lo spunto farebbe propendere per questa scelta, vista la storia, con tanto d’interviste, incentrata su Tommaso Cestrone, il pastore recentemente scomparso che si è preso cura della Reggia di Carditello, a dispetto delle minacce della camorra e della negligenza politica. Un’opera di denuncia allora? Anche. Ma è un umore che si disperde nella fiaba surreale. Scomparso Tommaso, durante le riprese, il progetto prende una forma diversa e racconta di Pulcinella che scende sulla Terra per salvare dal macello Sarchiapone, un bue di cui si era preso cura proprio il pastore, sottraendolo all’abbandono ed alla morte certa in quanto maschio non produttivo. Di qui, un’esplorazione di quelle lande ferite, una sortita nella terra dei fuochi, in luoghi battuti con occhio indagatore, ma pronti a trasfigurare in non luoghi, o luoghi di tutti, in topoi di un’umanità allo sbando, senz’anima, accecata dal profitto, incapace d’ascoltare l’urlo della terra. Che a volte è il sussurro di un animale, con l’eco che si strozza in una lacrima. [MORE]

BELLO E PERDUTO - Vallo a spiegare, poi, allo spettatore, sballottato tra l’incanto di alcune riprese fotografiche e la fisicità fastidiosa delle soggettive negli occhi del bue; tra la vicenda di Tommaso, che si segue con interesse nei binari del consueto, e la spiazzante deriva grottesca dell’intervento di Pulcinella. Tutto è un frangersi, in Bella e perduta, uno stop and go della dissolvenza in un racconto non sempre lineare: perché per essere “bello”, il film doveva prima di tutto essere “perduto”, travalicare la forma dell’ordinario, e cercarsi un’anima in un modo diverso di fare cinema. Per raccontare il sentimento della perdita: non è un film sulla terra dei fuochi, ma sul fuoco della Terra e su come si sia smarrito il sentimento di comunione con la natura. Ammesso che mai lo si abbia avuto.

I FUOCHI DELLA TERRA - Vallo a spiegare, ancora, a chi il cinema lo produce, lo distribuisce, lo proietta. Perché Bella e perduta non è cinema ordinario e rassicurante, né poteva esserlo: la normalità non sarebbe bastata per un atto di stregoneria bianca come quello di Pietro Marcello; per una sciamaneria che ponesse lo spettatore a disagio di fronte alla percezione di un’identità smarrita, di una tragedia universale che si consuma in silenzio e che dalla cronaca – le intimidazioni malavitose, la storia di Tommaso, la digressione quasi “etnografica” di canto pastorale – passa al cronico, all’antropologico, a certe storture di cui l’uomo è vittima e carnefice: si accumula la roba, anche nelle pire del casertano, ma si perde una parte di sé stessi in quanto esseri senzienti. E così accade a Pulcinella senza maschera: non più sciocco credulone, preferisce l’amara consapevolezza. Per capire, non era meglio credere - un sapere irrazionale, ma più bello? Un fuori fuoco ma col fuoco dell'anima?

META' FUORI - Non è un abuso di metafore, da parte di Pietro Marcello: è essere per metà fuori, uscire dagli schemi. Del visto e del vissuto. Ecco perchè si vede anche con gli occhi di Sarchiapone. Ecco perchè il documentario è anche fiaba.  A volte, senza nemmeno ritrovare un tono autenticamente efficace. Ma è inutile fare le pulci a Pulcinella. Bella e perduta, d’altronde, è lungi dall’essere un film perfetto. Piuttosto, è un’opera coraggiosa, a volte contorta, che non si conforma e non conforta. Per fortuna: perdersi su questi sentieri di cinema fa ritrovare il coraggio di guardare. Al di là dell’ordinario: dove spesso ci hanno macellato la facoltà dello sguardo.

USCITA: 19 novembre 2015
ANNO: 2015
REGIA: Pietro Marcello
ATTORI: Sergio Vitolo, Tommaso Cestrone, Elio Germano, Gesuino Pittalis, Claudio Casadio
SCENEGGIATURA: Pietro Marcello, Maurizio Braucci
PRODUZIONE: L'Avventurosa Film, Rai Cinema, Cineteca del Comune di Bologna
DISTRIBUZIONE: Istituto Luce Cinecittà
PAESE: Italia
DURATA: 87 Min



Antonio Maiorino

 


Autore
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