Grecia, l'intesa spacca Syriza: "Umiliati". Riforme in 72 ore, aiuti di 86 miliardi
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Grecia, l'intesa spacca Syriza: "Umiliati". Riforme in 72 ore, aiuti di 86 miliardi

martedì 14 luglio, 2015

ATENE, 14 LUGLIO 2015 - L’uscita della Grecia dall’Eurozona dovrebbe essere stata evitata grazie all’accordo tra i partner europei e il governo di Atene, dopo la maratona di 30 ore di negoziati, ma il futuro del Paese è ancora incerto. Le prossime 48 ore saranno cruciali per ottenere il via libera definitivo agli 82-86 miliardi di euro di aiuti. In due giorni il Parlamento dovrà superare un ‘test’ di fiducia: approvare quattro riforme in tempi record, tra cui Iva, pensioni, cessione di asset pubblici e accettare il ritorno della Troika, oppure andare incontro alla Grexit. Mercoledì, dopo il voto del Parlamento greco, si riunirà un nuovo Eurogruppo per giudicare il lavoro dei deputati e venerdì sull'intesa voterà il Bundestag. [MORE]


Syriza spaccata sull’intesa. Adesso l’ostacolo principale per rispettare la tabella di marcia viene dallo stesso partito del premier Alexis Tsipras. Il primo ministro ellenico ha lottato per 17 ore, soprattutto contro la Germania di Angela Merkel e Wolfgang Schaeuble, ma la sua posizione dopo il referendum era drasticamente indebolita e ha firmato un fragile accordo che di fatto lo costringe a fare retromarcia su tutte le misure di sollievo alla popolazione approvate negli ultimi mesi. E quel poco di positivo che ha ottenuto, come l’apertura sul ‘riscadenzamento’ del debito, misura tuttavia considerata solo una volta che saranno rispettate tutte le condizioni, non è stato sufficiente a difenderlo dalla raffica del fuoco amico una volta tornato in patria.

Il primo siluro lo lancia il ministro dell'Energia, Panagiotis Lafazanis, leader dell'ala radicale di Syriza: "Accordo umiliante". Poi arriva la vendetta di Yanis Varoufakis. L’ex ministro delle finanze sceglie una testata britannica per dire che aveva "un piano" per il dopo-referendum, ma Tsipras "ha scelto di non sfidare i creditori". E dunque ha ceduto. Concetto ribadito oggi pomeriggio dall'ex ministro sul suo blog: "Il recente summit europeo non è nient'altro che la conclusione di un colpo di stato. Nel 1967 (golpe dei Colonnelli, ndr) le potenze straniere usarono i carri armati per mettere fine alla democrazia greca. Nella mia intervista alla radio australiana Abc ho affermato che nel 2015 c'è stato un altro golpe delle potenze straniere, che hanno usato le banche invece dei carri armati".  

Si sfila sfila anche Panos Kammenos. Il ministro della Difesa e leader dei nazionalisti di Anel, alleati di governo di Syriza, annuncia che in Parlamento il suo partito non sosterrà Tsipras. Sulle barricate anche il sindacato del pubblico impiego Adedy, che ha indotto uno sciopero di 24 ore per mercoledì. Con l’accordo firmato dal premier si schierano i democristiani di Nea Demokratia, i socialisti del Pasok e i centristi di To Potami, quindi per evitare un parlamento bloccato adesso diventano possibili alcune ipotesi tecniche, come un governo di minoranza con appoggio esterno o un nuovo incarico per un esecutivo di unità nazionale.


Il ‘catalogo delle atrocità’. È stata definita così dal giornale tedesco Spiegel la ‘road map’ per arrivare all’apertura dei negoziati con il fondo salva-Stati Esm per il terzo salvataggio. Nel dettaglio, l'accordo prevede che entro il 15 luglio venga approvata la riforma dell'Iva e delle pensioni, oltre all'indipendenza dell'istituto di statistica Elstat, il ritorno a partire dal marzo 2016 dell’odiatissima Troika e la creazione di un fondo di garanzia dove confluiranno asset pubblici da vendere o monetizzare per arrivare a 50 miliardi di euro da utilizzare per pagare il debito all’Esm: in pratica i creditori prestano aiuti ma chiedono un’ipoteca in beni dello Stato. Tutto questo mentre devono essere ancora risolto il problema delle necessità finanziarie di Atene nell’immediato, o, mentre dal ministero delle Finanze ha fatto sapere che le banche resteranno chiuse anche domani, senza specificare quando riapriranno.

La riunione Ecofin. La Gran Bretagna fa sapere che non metterà una sterlina per aiutare il salvataggio della Grecia."La Gran Bretagna non è un Paese dell'euro, l'idea che contribuenti britannici mettano soldi sul tavolo non può proprio partire": così il ministro delle finanze britannico George Osborne entrando all'Ecofin che discute anche del prestito ponte alla Grecia che attingerebbe dal fondo Ue-28 Efsm. Tuttavia fontio europee fanno notare che è sufficiente una maggioranza qualificata, quindi anche senza Gran Bretagna, per dare il via libera a un prestito ponte per la Grecia che faccia ricorso al fondo Efsm della Commissione europea, dove ci sono ancora disponibili 13,2 miliardi. Abbastanza per coprire i 12 urgenti di cui ha bisogno Atene per onorare i pagamenti senza nuovi costi aggiuntivi per i partner europei. La rassicurazione è arrivata anche dal portavoce del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. per l'Italia non vi sarà nessun costo:  "L'eventuale finanziamento della Grecia da parte del fondo Esm non comporta alcun esborso da parte dei singoli Stati membri. La quota di capitale Esm di competenza dell'Italia è già stata completamente versata nel 2014 e contabilizzata nel debito".

Tiziano Rugi

Foto: Agi.it 


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