Birdman di Alejandro Iñarritu, quel volo da Oscar "over the smartphone"
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Birdman di Alejandro Iñarritu, quel volo da Oscar "over the smartphone"

mercoledì 18 febbraio, 2015

BIRDMAN DI ALEJANDRO IÑARRITU, LA RECENSIONE. Iñárritu fa un cinema stratificato come le quinte labirintiche d'un teatro, ma c'è anche tutto il piacere da palco, la brillantezza della commedia nera in un unico piano sequenza ed in mille spunti di riflessione.

L’insospettabile virtù dell’ignoranza aveva portato la Giuria del Festival di Venezia ad ignorare il pur applaudito Birdman di Alejandro Iñarritu, nei mesi successivi subissato di nomination a Golden Globe ed Oscar. Una virtù, appunto, perché forse è meglio scollare subito dal film del regista messicano l’insegna della “robaccia chiacchierata, deprimente e filosofica” – come recita una battuta di Edward Norton su ciò che non piace al pubblico – che talora, invece, uccella i comitati alle kermesse. Film gustosissimo e persino condito da rischiosi avvitamenti nel finale, Birdman è una black comedy brillante, ipnotica e complessa in grado di accordare la diffusa aritmia tra cinefili e grande pubblico.

MY (BROAD)WAY - Sincopata nei cambi di ritmo del batterista Antonio Sanchez è la rullante colonna sonora jazz, ma la colonna della pellicola, che per contesto e coralità riecheggia l’America cinematografica di Robert Altman, è Michael Keaton nei panni dell’attore Riggan. E Riggan, a sua volta, ha problemi di panni: fa fatica ad appendere alla stampella quelli dell’eroe Birdman, interpretato nel blockbuster che gli aveva dato la fama (così come Batman per Keaton). Qualche anno in più ed un matrimonio fallito nemmeno troppo alle spalle, l'attore è deciso a rimettersi in gioco come produttore, regista ed interprete di una pièce a Broadway ispirata ad un racconto di Raymond Carver, Di cosa parliamo quando parliamo d’amore. Appunto, il gioco si fa duro, perché a dispetto del presunto amore per l’arte, i pianeti del teatro e del cinema, nell’unica nebulosa della celebrità, ruotano attorno a giornalisti imbelli, attori vanesi (Edward Norton), colleghe depresse (Naomi Watts), maniaci dei social network. La figlia un po' asociale in riabilitazione (Emma Stone) aggiunge altri micro-traumi ad una coscienza dissociata, alle cui orecchie sussurra la personificazione dell’eroe mascherato, infelice e in flusso perenne, come il piano sequenza che tutto unisce ed estrania. [MORE]

UN PIANO (SEQUENZA) GENIALE - Anche al recente Festival di Berlino s’è visto un film girato interamente in piano sequenza (Victoria di Grøvlen), ma Birdman non sbandiera l’idea, vecchia almeno quanto Hitchcock, piuttosto la rende funzionale alla messa in scena, alla percezione di spazi e situazioni. Il luogo fisico del teatro si smaterializza, diventa un’astrazione – la teatralità, intesa come il fingere con sé stessi e con gli altri, l’essere assorbiti nella fiction globale della popolarità, che Edward Norton definisce la “cuginetta puttanella del prestigio”.  Proprio Norton, altro che antivirus, dà lezioni di viralità e, in fin dei conti, di virtualità, da buon ruffiano del web.

Anche negli esterni c’è un filtro deformante: la città è a sua volta un set che assorbe la percezione individuale, come nel visionario Synecdoche, New York con Seymour Hoffman. Questa New York è un set pronto per Youtube, risonante di cinguettii (i tweet) e dove anche il luogo della finzione, Broadway, è ri-finto nel neon d’una pubblicità.

SOMEWHERE OVER THE SMARTPHONE - Tra quinte labirintiche affondate nella luce verdastra o nell’abbacinante fiotto del faretto, tutto diventa cartapesta prossima al collasso, un recitare perpetuo: come l’attore a cui l’erezione viene solo sul palco, dove dice di vivere davvero (Norton) o quello che porta la propria vita e le proprie decisioni estreme nella scena topica della pièce (Keaton). Difficile spiccare il volo nel gioco di maschere, schermi di smartphone ed insegne, salvo accettare il totale distacco dalla realtà e vivere una realtà-al-di-sopra, una sur-realtà. Così fa Iñarritu, al quale il mondo non basta – né gli basta il cinema ordinario, pacchiano: il suo prova a sfidare, a stratificarsi, a prendersi rischi, a porre domande. A volte senza risposte, ma con l’ebbrezza del volo ed il dubbio dello schianto.


DATA USCITA: 05 febbraio 2015
GENERE: Commedia
ANNO: 2014
REGIA: Alejandro González Iñárritu
SCENEGGIATURA: Alejandro González Iñárritu, Armando Bo, Nicolas Giacobone, Alexander Dinelaris
ATTORI: Michael Keaton, Edward Norton, Emma Stone, Naomi Watts, Zach Galifianakis, Amy Ryan, Merritt Wever, Joel Garland, Clark Middleton, Bill Camp, Dusan Dukic, Andrea Riseborough
MUSICHE: Antonio Sanchez
PRODUZIONE: New Regency Pictures, Worldview Entertainment
DISTRIBUZIONE: 20th Century Fox
PAESE: USA
DURATA: 119 Min

 

Antonio Maiorino


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