L'archivio storico del centro studi sulla mezzadria di Acquapendente (Vt)
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L'archivio storico del centro studi sulla mezzadria di Acquapendente (Vt)

domenica 19 agosto, 2012

Ll chiostro di San Francesco ospita l’eccezionale ed atteso evento
Acquapendente (Viterbo) 19 agosto 2012 - Lo scenario stupendo del rinnovato chiostro della Chiesa di San Francesco di Acquapendente, dominato dal medievale campanile della Chiesa medesima, di proprietà comunale, ha fatto da sfondo alla inaugurazione dell’Archivio Storico del Centro Studi sulla Mezzadria costituito tra il Comune di Acquapendente, il Comune di San Casciano dei Bagni, il Comune di Spello, la Provincia di Viterbo, la Regione Lazio, la Cgil di Viterbo, la Fondazione Giuseppe di Vittorio, l’Università della Tuscia e la Riserva Naturale Monte Rufeno.

L’importanza della costituzione dell’Archivio Storico è strettamente connessa all’animo contadino della città, le cui tradizioni formano parte essenziale della vita stessa degli abitanti e ruotano intorno alle esperienze, sia positive che negative, acquisite nel corso di secoli di gestione a mezzadria dei possedimenti inseriti nella mappa geografica del Comune, come pure in quella di comuni vicini.

La formale costituzione dell’Archivio storico rappresenta il coronamento di anni di studio del Centro Studi sulla Mezzadria di Acquapendente, che si prefigge lo scopo di rappresentare il centro di raccolta documentaria sull’argomento a livello nazionale, rappresentando altresì una tappa obbligata per chi intenda studiare o approfondire il fenomeno di questa tipologia di conduzione dei fondi rustici e per divenire un laboratorio che congiunga passato e presente segnalando ed evidenziando le trasformazioni ancora in atto nel mondo agricolo italiano.[MORE]

Indubbiamente la raccolta di dati provenienti dalle più varie fonti ha lo scopo di contribuire allo sviluppo ed alla crescita economica e culturale delle comunità aderenti al progetto, ed in questa ottica il Sindaco Alberto Bambini ha introdotto la cerimonia di inaugurazione dell’Archivio Storico che, grazie al contributo anche di semplici cittadini è ora in grado di documentare, attraverso la consultazione di documenti, foto, atti legati alla mezzadria ed all’andamento di quel fenomeno di sfruttamento della mano d’opera che negli anni ‘80 è finalmente venuto a cessare dopo la adozione di una apposita legge che ratificava l’iniquità di un contratto-capestro che i proprietari di fondi agricoli hanno per tanto tempo imposto ai gestori delle loro proprietà sulla base di norme di diritto facenti a quel tempo ancora capo al codice civile.

Così, ha ricordato nel suo intervento il coordinatore del Centro Studi sulla Mezzadria Stelvio Catena, lo sviluppo del fenomeno viene documentato attraverso la acquisizione di documenti importanti e materiale anche fotografico provenienti in modo particolare dall’ex Consorzio Agrario Provinciale che, sciogliendosi, ha donato diverse casse di documenti alcuni dei quali ancora in corso di catalogazione e di coordinamento e che promettono, ad opera ultimata, di costituire un vero e proprio strumentario per gli studiosi dell’interessante fenomeno di gestione di fondi a carattere agricolo.

Infine, Massimo Bedini, Direttore della Riserva Naturale Monte Rumeno nei cui locali è ospitato il nuovo archivio storico, ha tracciato il parallelo tra l’attività della Riserva da lui gestita ed il fenomeno mezzadria che all’interno del territorio della Riserva medesima è stato per lunghi anni molto patito, rappresentando altresì che i circa tremila ettari di territorio della Riserva, tutta all’interno del Comune di Acquapendente, rappresentano oggi, al confine tra Umbria e Toscana, una parte del territorio laziale caratterizzata da flora e fauna ricche di specie anche rare, con casali, stagni, torrenti che favoriscono escursioni piacevoli tra le quali quella al Museo del Fiore che ospita e consente di apprezzare le biodiversità della flora anche in rapporto evolutivo, ecologico e culturale del mondo del fiore con quello del mondo animale.

Alla cerimonia di inaugurazione dell’Archivio ha fatto seguito un rinfresco nel corso del quale è stata rappresentata un “ disputa “, molto apprezzata, tra un proprietario di fondo ed un mezzadro all’epoca della vigenza del contratto di mezzadria, evidenziando come dal primitivo rapporto del 37% di competenza del mezzadro si sia passati, attraverso lotte contadine, al 40% per raggiungere poi fino al 58% ed alla successiva abrogazione della norma che consentiva l’esistenza di un contratto capestro divenuto ormai assolutamente iniquo.


(notizia segnalata da andrea gentili)


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